Francesco Pignatelli, marchese di Laino
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/fe/Francesco_Pignatelli_principe_di_Strongoli.jpg)
Francesco Pignatelli, marchese di Laino e conte di Acerra (Napoli, 27 marzo 1734 – Napoli, 11 ottobre 1812), è stato un generale e politico italiano, vissuto nel Regno di Napoli al servizio dei Borbone. Ricoprì l'incarico di Vicario generale di Ferdinando IV, dopo la fuga di questi in Sicilia, a seguito dell'invasione francese dello Stato pontificio e della battaglia di Civita Castellana.
Biografia
Il 15 febbraio 1783, dopo il terremoto del 5 denominato il Fragello, fu nominato Vicario generale delle Calabrie «con autorità e facoltà ut alter ego sopra tutti li présidi, tribunali, baroni, corti regie e baronali e qualsísiano altri uffiziali politici di qualunque ramo qualità e carattere, come altresì sopra tutta la truppa tanto regolare quanto di milizie» e vi rimase fino al 10 settembre 1787.[1][2] Dotato immediatamente di 100.000 ducati per le necessità urgenti della popolazione inviò due navi con beni di prima necessità a Reggio e a Pizzo e si stabili il 22 febbraio a Monteleone dove pose il suo quartier generale; da qui, effettuando anche sopralluoghi nelle zone più colpite, coordinò gli aiuti, per cui si valse anche dei fondi della cassa sacra, alle zone colpite dal sisma.[2] Il 7 ottobre 1792 sposò Maria Grazia de Cardenas, lontana cugina e figlia della Marchesa Pignatelli Fuentes. Alla morte di costei avvenuta quattro anni dopo, nel 1796, sposò una bella nobildonna di Reggio Calabria conosciuta durante la "missione calabrese": donna Marianna Spanò (n.1768), probabile quintogenita di Giacinto Spanò.[3] Nominato dal re Ferdinando IV direttore della polizia di Napoli, corpo di nuova istituzione, fu sempre da questo, prima della fuga della famiglia reale in Sicilia nel dicembre 1798, con un biglietto regale nominato Vicario generale del monarca con il compito di contrastare l'avanzata dei francesi di Napoleone finché il re fosse tornato con i rinforzi; ma trovatosi il Pignatelli senza possibilità di impedire l'occupazione firmò l'11 gennaio 1799 a Sparanise, con il generale Championnet,[4] un armistizio di due mesi che prevedeva la cessione della fortezza di Gaeta, il pagamento di due milioni e mezzo di ducati in due rate da pagarsi il 15 e il 25 gennaio e l'interdizione dei porti napoletani alle navi dei paesi nemici della Francia.[5] In seguito alla notizia che in città erano presenti gli emissari francesi per il pagamento della prima rata i lazzari napoletani insorsero e si impadronirono delle fortezze cittadine.[6] Il marchese di Laino abbandonò Napoli il 17 gennaio ed arrivò a Palermo il 28, qui fu fatto mettere agli arresti domiciliari dal re, che non era d'accordo con l'armistizio da lui stipulato con i francesi, ma sembra che alla fine, dopo essersi giustificato, sia stato prosciolto.[7].
Famiglia
Fu zio dei quattro fratelli principi di Strongoli, che invece furono di idee libertarie Francesco Pignatelli (1775-1853), Mario (1773-1799), Ferdinando (1769-1799) e Vincenzo (1777-1837).
Note
Bibliografia
- Bernardo Tanucci, Epistolario, a cura di G. De Lucia, Volume V (1757-1758), Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1985
- Rosaria Capobianco, La pedagogia dei catechismi laici nella Repubblica napoletana, Liguori Editore Srl, 2007, ISBN 8820741148
- Mario Battaglini, Il Monitore napoletano, 1799, Guida Editori, 1999, ISBN 8871882806
- Ottorino Gurgo, Lazzari: una storia napoletana, Guida Editori, 2005, ISBN 887188857X
- Augusto Placanica, Il filosofo e la catastrofe. Un terremoto del settecento, Einaudi, Torino, 1985, ISBN 8806588001
- Harold Acton, I Borboni di Napoli (1734-1825), traduzione di A. P. Vacchelli, Giunti, 1997, ISBN 8809210794
Collegamenti esterni
- Luca Covino, PIGNATELLI, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 83, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015.
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