Ferdinando Bianchi

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Disambiguazione – Se stai cercando il giurista Ferdinando Bianchi (1854–1896), vedi Ferdinando Bianchi (giurista).

Ferdinando Bianchi (Bianchi, 3 marzo 1797Napoli, 7 gennaio 1866) è stato un patriota e presbitero italiano.

È da identificare nel garibaldino descritto da Giuseppe Bandi vestito da canonico solo per metà all'imbarco da Quarto.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Bianchi, una località della Sila appartenente in quella data all'Università di Scigliano, provincia della Calabria Citeriore. Dopo gli studi nel seminario di Nicastro fu ordinato sacerdote nel 1821.
Nel 1848 partecipò con i volontari di Stocco alla battaglia dell'Angitola, in Calabria. Dopo il fallimento dei moti calabresi, si diede alla latitanza e continuò i tentativi di rivolta in Sila.[2] Durante la sua latitanza il fratello Saverio venne imprigionato con accuse false e rinchiuso in cella con Luigi Settembrini.[3]
Catturato, dopo nove anni di latitanza, il 25 luglio 1857, don Ferdinando fu condannato dalla Gran Corte Speciale di Catanzaro a 25 anni di ferri per cospirazione e arruolamento di bande armate e relegato al bagno di Nisida, pena commutata in esilio perpetuo dal Regno delle Due Sicilie nel 1858.[4] Nell'aprile del 1859 la nave con cui 65 prigionieri politici napoletani erano relegati per la deportazione in Argentina venne dirottata nel Regno Unito grazie a un colpo di mano di Raffaele Settembrini, il figlio di Luigi.[5] Riparato in Piemonte, nel 1860 si imbarcò da Quarto con I Mille. Organizzò con Francesco Stocco il corpo dei volontari garibaldini dei Cacciatori della Sila, e furono lui ed Eugenio Tano che a Soveria Mannelli il 30 agosto 1860 intimarono la resa al generale borbonico Giuseppe Ghio[6]. Il 18 ottobre 1860 fu nominato Direttore generale delle Amministrazioni del Registro e Bollo e della Lotteria[7].

Don Ferdinando Bianchi morì, assassinato in circostanze misteriose, a Napoli nel 1866[8].

Il suo nome fu dato a un cacciatorpediniere della Regia Marina italiana, varato nel 1926 e ritirato nel 1940[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giuseppe Bandi, I Mille, Op. cit., pag. 27
  2. ^ Mario Felice Marasco, Soveria Mannelli e il suo territorio, pag. 84
  3. ^ "Ultimo venne Saverio Bianchi proprietario di Catanzaro. Un cancelliere di polizia disse di aver trovato sotto una finestra della casa del Bianchi su la pubblica via sparsi alcuni pezzetti di carta scritti con inchiostro simpatico, e contenenti alcune parole che parevano riferirsi a setta, e di carattere ignoto. Per questa dichiarazione del cancelliere Maruca, e per questa pruova il Bianchi fu arrestato, menato in Napoli, e fece parte del nostro processo. Questo pare incredibile e pure questo fu, ma bisogna anche sapere che egli era un noto liberale, e che suo fratello Ferdinando Bianchi aveva preso parte nell'ultimo moto di Cosenza, ed era nascosto da due anni, e la polizia non poteva averlo fra le mani, e si sveleniva sul fratello Saverio. Era un omaccione grande, di coltura mediocre, ma d'acume molto, e di animo generoso e insofferente. Fu messo a canto a la mia stanza".
    Luigi Settembrini, Ricordanze della mia vita, vol. I, p. 133
  4. ^ Mario Felice Marasco, Soveria Mannelli e il suo territorio, pag. 85
  5. ^ "Con le buone parole mi feci consegnare [da Raffaele] le quattro pistole che consegnai a Francesco de Simone due, e due a Ferdinando Bianchi. [..] La mattina fu riferito al capitano che la notte s'era fatta questa guardia, e gli fu anche portata una capsula caduta al De Simone o al Bianchi mentre io lor porgeva le pistole. Il capitano al vedere questa capsula ci credette armati, fece gran sospetti per la guardia, ci sapeva usciti dalle galere, e che eravam sessantasei, ebbe una paura maledetta. La paura vinse l'avarizia: chiamò la sua ciurma: dichiarò, che noi non volevamo andare in America, che egli dirigeva la prua per Cork in Irlanda."
    Luigi Settembrini, Ricordanze della mia vita, vol. II, p. 427
  6. ^ Mario Felice Marasco, Soveria Mannelli e il suo territorio, p. 96
  7. ^ Atti del governo estratti dal giornale officiale di Napoli, 1860, p. 140
  8. ^ Luigi Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie
  9. ^ Carmelo Calci, «Le navi della regia marina Pepe, Stocco, Nicotera e Bianchi», in Storicittà XVIII, n. 178, Dicembre 2009 e in Storicittà XIX, n. 179, Gennaio 2010

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Accattatis, Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie, Cosenza: Tip. Municipale, 1869-1877.
  • Mario Felice Marasco, Soveria Mannelli e il suo territorio, Notizie e dati tratti dagli appunti di Ivone Sirianni, San Vito al Tagliamento: Tipografia Sanvitese Ellerani, 1969.
  • Giuseppe Bandi, I Mille, da Genova a Capua, Firenze: Salani, 1903.
  • Luigi Settembrini, Ricordanze della mia vita, Milano: BUR, 1964.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]