Enrico Calenda
Enrico Calenda (Napoli, 17 dicembre 1914 – passo Cinà, 25 agosto 1941) è stato un militare italiano, medaglia d'oro al Valor Militare.
Enrico Calenda | |
---|---|
Enrico Calenda | |
Nascita | Napoli, 17 dicembre 1914 |
Morte | passo Cinà - Uolchefit (Africa Orientale Italiana), 25 agosto 1941 |
Cause della morte | Caduto in combattimento |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Corpo | Bersaglieri |
Reparto | 1^ banda Amhara |
Grado | tenente |
Comandanti | Guglielmo Nasi |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna dell'Africa Orientale Italiana |
Battaglie | battaglia di Gondar |
Comandante di | 1^ banda Amhara |
Decorazioni | Medaglia d'oro al Valor Militare |
Studi militari | Scuola Militare Nunziatella, Accademia Militare |
Africa Orientale | |
voci di militari presenti su Wikipedia | |
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Figlio del generale nocerino Enea Calenda e della contessa Ludovica Baldeschi Oddi, il suo prozio fu Carlo Cattapani, Medaglia d'oro al merito civile nel 1910. Fu ammesso come allievo alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, e proseguì il proprio iter formativo presso l'Accademia Militare di Modena, conseguendo la nomina a sottotenente nel 1936.
Assegnato all'8º Reggimento Bersaglieri, nel 1938 fece domanda per essere inviato in Africa Orientale Italiana. Ottenuto il trasferimento, prese il comando della 1^ banda Amhara, con la quale effettuò nella regione dell'Amhara numerose azioni di disturbo contro gli Abissini, le quali esitarono nella cattura del Ras Ajaleu Burrù. Anche dopo la conclusione della campagna, mantenne la propria invincibilità sul campo, cadendo vittima di un bombardamento aereo al passo Uolchefit il 25 agosto 1941, nell'ambito della battaglia di Gondar.
Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
![]() |
Medaglia d'oro al valor militare |
«Comandante di banda regolare in un presidio isolato, alla testa dei propri gregari, cui era fulgido esempio di elette virtù militari e di sprezzo della vita, irrompeva più volte nelle formazioni avversarie superiori in numero e mezzi, travolgendole e disperdendole con irruento (sic) impeto guerriero. In duro combattimento protrattosi per varie ore, superava le difficoltà e le resistenze opposte da forti masse ribelli, spezzando in decisi assalti la difesa di ben munite posizioni e contribuendo, in concorso con altro reparto, alla cattura di un Ras e di cospicuo bottino di armi, munizioni e materiali. Sereno sotto l’imperversare di massicci bombardamenti aereo terrestri, irrefrenabile sotto le più pericolose minacce, incurante del rischio, ardito, temerario, trascinava la sua banda di successo in successo, respingendo ovunque l’ostinatezza nemica. Durante una indiscriminata potente azione aerea, cadeva in luce di olocausto ed in apoteosi di gloria, esempio altissimo di eroico sacrificio, d’impareggiabile valore, di totale dedizione al dovere ed alla Patria.» — Passo Cinà - Uolchefit dell’Amara (A.O.), 22 giugno - 25 agosto 1941. |
![]() |
Medaglia di bronzo al valor militare |
«Sul campo.» — Debarek, maggio 1941. |
![]() |
Croce di guerra al valor militare |
— Micael Debir, novembre 1938. |
![]() |
Croce al merito di guerra |
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Massimo Adolfo Vitale (1961) L'Italia in Africa: Le medaglie d'oro d'Africa (1887-1945). Comitato per la documentazione dell'opera dell'Italia in Africa.
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Motivazione della Medaglia d'oro sul sito del Quirinale, su quirinale.it.