Elevazione (liturgia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Elevazione (dal latino: elevare) significa portare con le mani in alto e mostrare pubblicamente i doni offerti nel servizio eucaristico o nella Santa Messa. Il sacerdote celebrante pronuncia le formule di consacrazione del pane e del vino e mostra il Corpo e il Sangue di Cristo.

Chiesa cattolica romana[modifica | modifica wikitesto]

Nella Chiesa cattolica romana, il sacerdote quando ha pronunciato le formule di consacrazione del pane e del vino, eleva con entrambe le mani rispettivamente il Corpo di Cristo e il calice col Sangue di Cristo e poi compie una genuflessione rivolto verso il popolo. L'elevazione avviene sopra la testa del celebrante, secondo il Messale romano nel punto più alto che egli riesce a raggiungere.[1] L'elevazione è in genere segnalata dal suono del campanello e durante questa fase il celebrante si ferma per alcuni secondi tenendo il Corpo e il Sangue di Cristo con entrambe le mani sollevate in alto. Fino al 1955 era consuetudine che durante la Passione e il Venerdì santo il celebrante tensse l'Eucarestia con la mano destra e la patena con la mano sinistra.[2]

Le due elevazioni delle due specie eucaristiche sono un'aggiunta tardomedievale al messale romano. Apparsi per la prima volta nel Nord Europa, furono accettati a Roma solo a partire dal XIV secolo.[3][4] In origine, avveniva la sola elevazione dell'ostia.

La prima testimonianza storica dell'elevazione dell'ostia è un decreto del vescovo Oddone di Sully (1196-1208), che andava così incontro al desiderio devozionale dei fedeli di una maggiore partecipazione al rito sacro e di poter vedere le specie eucaristiche.[5] L'elevazione del calice fu più tardiva ed ebbe una diffusione più lenta che non si affermò mai nell'Ordine certosino.[4][6] Le genuflessioni che accompagnano le elevazioni compaiono ancora più tardi e sono ufficialmente integrate nel messale romano promulgato da papa Pio V nel 1570.[7]

Da numerose testimonianze storiche del Basso Medioevo risulta che sovente il popolo dei fedeli, che a quel tempo era generalmente analfabeta, entrava in chiesa solo per assistere all'elevazione. Poiché le messe venivano spesso celebrate su più altari, non era raro che i fedeli si recassero da un altare all'altro per vedere l'elevazione. L'osservazione delle specie eucaristiche aveva sostituito la Comunione vera e propria (la cosiddetta "comunione degli occhi").[8] Il campanello fu introdotto per consentire l'ingresso dei fedeli al momento dell'elevazione.[4][9] Secondo David Aers:

«le messe del tardo medioevo erano per la grande maggioranza dei cristiani uno spettacolo durante il quale l'assistere piamente all'elevazione del Corpo di Cristo garantiva l'accesso a un insieme di benefici, costantemente rinnovati»

Nel timore di vedere il pubblico adorare l'ostia prima della sua consacrazione, i vescovi del XIII secolo ne vietarono l'elevazione prima che il celebrante avesse terminato di pronunciare la formula consacratoria.[11] L'elevazione dell'ostia al cospetto dei fedeli, subito dopo la consacrazione, voleva essere segno dell'avvenuta transustanziazione del pane, in opposizione a quanti affermavano che la transustanziazione di entrambe le specie avesse luogo contemporaneamente e dopo aver terminato di pronunciare la formula consacratoria del vino.[4][12]

Talora, il sacerdote, eventualmente assistito dal diacono, elevano le due specie eucaristiche a seguito della dossologia successiva alla preghiera eucaristica. Di nuovo poi, il celebrante eleva l'ostia spezzato al momento della recita dell'Agnus Dei, alle parole: "Ecco l'Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo", in ricordo delle parole rivolte a Cristo da san Giovanni il Battista in Giovanni 1:29[13]. L'ostensione del Santissimo Sacramento è un tipo di elevazione che consente un'adorazione eucaristica prolungata anche dopo la fine della Messa.

Chiesa cattolica preconciliare[modifica | modifica wikitesto]

Nella Chiesa vetero-cattolica il sacerdote elevava il Corpo di Cristo ed eventualmente altre particole eucaristiche presenti sulla patena; in seguito, elevava il calice col Sangue.[14] Il campanello liturgico cadde gradualmente in disuso dopo il Concilio Vaticano II.

Nell'offertorio della Messa tridentina, il sacerdote elevava la patena all'altezza del petto, unitamente al calice[15] in corrispondenza della dossologia al termine della preghiera eucaristica. Solo in quel momento si compiva una genuflessione insieme a tutti coloro che si trovavano sull'altare[senza fonte]. Nel pronunciare le preghiere che accompagnavano la deposizione sull'altare della patena e del calice, l'officiante doveva alzarle solo leggermente.[16]

Dopo la frazione del pane e la recita dell'Agnus Dei, il sacerdote elevava di nuovo il pane per le parole di invito alla Comunione che furono poi sostituite da: "O Signore non sono degno di partecipare alla Tua mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato".[17]

La candela di consacrazione[modifica | modifica wikitesto]

Fino agli anni Sessanta, al momento dell'elevazione eucaristica sul lato dell'altare chiamato epistola[18], era prevista l'accensione di un cero detto "candela di elevazione", "candela di consacrazione" o "candela santa".[19] In pratica, ad eccezione dei monasteri e di certe occasioni, questa pratica cadde in disuso finché papa Giovanni XXIII ne decretò l'abolizione dal messale romano.[20][21]

La giustificazione della presenza di una candela al momento dell'elevazione è quella di consentire al pubblico di vedere chiaramente il Corpo di Cristo. Per lo stesso motivo, si poneva dietro all'altare una cortina scura perché risaltasse meglio il colore bianco candido dell'ostia.[22][23]

Le miniature del Medioevo mostravano spesso un chierichetto che sollevava l'abito del sacerdote per consentire una maggiore elevazione dell'ostia, mentre reggeva un cero collocato in una lunga asta che portava la fiamma alla stessa altezza alla quale il celebrante elevava l'Eucarestia.[24][25]

Chiese luterane[modifica | modifica wikitesto]

Martin Lutero considerava l'elevazione come un'indicazione visibile della Presenza reale di Gesù Cristo durante la celebrazione del sacramento. Tuttavia, già al tempo delle 95 tesi di Wittenberg, l'elevazione era stata rifiutata da Johannes Bugenhagen e Gabriel Zwilling, senza un'ulteriore opposizione da parte di Lutero, secondo il quale era un rito che poteva anche essere omesso.[26] Anzi, egli si oppose alla reintroduzione dell'elevazione laddove era stata abolita.[27]

L'elevazione restò in vigore in un certo numero di chiese luterane. Nella corrispondente liturgia luterana della Cena del Signore, il pastore eleva il Corpo e il Sangue di Cristo dopo aver pronunciato le parole relative alle due specie. Anche il liturgista si genuflette. Tra l'Agnus Dei e la distribuzione, il sacerdote eleva il calice e l'ostia frazionata durante tale preghiera. Rivolgendosi all'assemblea, durante l'elevazione pronuncia le seguenti parole: "Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo".

Chiese riformate[modifica | modifica wikitesto]

Nelle chiese calviniste e riformate di Zwingli, l'elevazione è considerata una pratica priva di fondamento evangelico e quindi non è presente.

Chiese anglicane[modifica | modifica wikitesto]

L'elevazione è praticata anche nella Chiesa episcopale d'Inghilterra, ma non in quella di Scozia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In Latino: quantum commode potest. Ritus servandus in celebratione Missae, VIII, 5 (PDF), su sanctamissa.org, 1962, p. LX. URL consultato il 23 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2020).
  2. ^ Missale Romanum Editio XXIX post typicam. Ratisbona. J. [1953], p. 205.
  3. ^ Fortescue (1913), p. 338.
  4. ^ a b c d (EN) Herbert Thurston, 'The Elevation, su newadvent.org, Catholic Encyclopedia, 1909.
  5. ^ Andreas Heinz: Art. Aussetzung, in Lexikon für Theologie und Kirche, vol. 1, 3ª ed., Friburgo, 1993, pp. 1271–1272.
  6. ^ Fortescue (1913), p. 341.
  7. ^ Thurston (1909), p. 341.
  8. ^ Guido Fuchs, Fronleichnam. Ein Fest in Bewegung, Ratisbona, Pustet, 2006, ISBN 3-7917-1992-0, p. 15.
  9. ^ Fortescue (1913), p. 342.
  10. ^ (EN) Fiona Somerset e Jill C. Havens, Lollards and Their Influence in Late Medieval England, Boydell Press, Derrick G. Pitard, 2003, p. 117, ISBN 0-85115-995-8.
  11. ^ Fortescue (1913), p. 339.
  12. ^ Fortescue (1913), pp. 339-340.
  13. ^ Gv 1:29, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  14. ^ Die Feier der Eucharistie im Katholischen Bistum der Alt-Katholiken in Deutschland, Bonn, 2006, Eucharistiegebete I - XXIII. pp. 281–380.
  15. ^ Per il quale non c'era indicazione di quanto dovesse essere elevato. (LA) Ritus servandus in celebratione Missae, VII 2 (PDF), su sanctamissa.org, 1962, p. LVIII. URL consultato il 23 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2020).
  16. ^ (EN) The General Instruction of the Roman Missal (PDF), su liturgyoffice.org, 141-142.
  17. ^ (DE) Feier der Eucharistie im Katholischen Bistum der Alt-Katholiken in Deutschland, Bonn, 2006, pp. 199, 203.
  18. ^ L'epistola designa il lato destro dell'altare in linea di vista coi fedeli presso il quale è posto il libro contenente l'epistola da leggere durante la celebrazione. Nel testo latino: Ab eadem parte Epistolae paretur cereus ad elevationem Sacramenti accendendus. (Missale Romanum - Rubricae Generales Missalis.
  19. ^ (EN) The Elevation candle, in American Ecclesiastical Review, 1956, p. 135.
  20. ^ (EN) Josef Andreas Jungmann, The Mass of the Roman Rite, vol. 2, Benziger, 1955, p. 141.
  21. ^ (EN) Archdale Arthur King, Liturgies of the Religious Orders, Longmans, 1955.
  22. ^ (EN) John Berthram O'Connell, Church Building and Furnishing, University of Notre Dame Press, 1955, p. 211.
  23. ^ (DE) P. Browe, Die Elevation in der Messe, in Jahrbuch für Liturgiewissenschaft, n. 9, 1929, p. 41.
  24. ^ (ES) Joseph Baucells i Reig, Vivir en la edad medio, Barcellona, Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 2004, p. 839, ISBN 84-00-08245-1.
  25. ^ Richard Marks e Nigel J. Morgan, The Golden Age of English Miniature Painting, Chatto & Windus, 1981.
  26. ^ Così nella lettera a Fürst Georg von Anhalt, Walch2, vol. XIX, pp. 1340 ss.
  27. ^ Così nella sua lettera a Johann Friedrich, Walch2, vol. XXIb, pp. 3054.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DE) Peter Browe, Die Elevation in der Messe, in Jahrbuch für Liturgiewissenschaft, n. 9, 1929, pp. 20–66.
  • (DE) Rudolf Flotzinger, Elevationsmusik. In: Oesterreichisches Musiklexikon. edizione online, Vienna 2002 ff., ISBN 3-7001-3077-5; Druckausgabe: vol 1, Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, Vienna 2002, ISBN 3-7001-3043-0.
  • (DE) Hans Bernhard Meyer, Die Elevation im deutschen Mittelalter und bei Luther, on Zeitschrift für katholische Theologie, n. 85, 1963, pp. 162–217.
  • (DE) Otto Nussbaum: Die Aufbewahrung der Eucharistie (= Theophaneia. vol. 29). Hanstein, Bonn 1979, pp. 125–139.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]