Ducato di Piacenza
Ducato di Piacenza | ||
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Dati amministrativi | ||
Lingue ufficiali | Latino | |
Lingue parlate | latino, longobardo (fino al VII secolo), volgare lombardo | |
Capitale | Piacenza | |
Dipendente da | ![]() | |
Politica | ||
Forma di Stato | ducato | |
Forma di governo | monarchia assoluta (ducato) | |
Nascita | 576 | |
Causa | Conquista longobarda di Piacenza (Periodo dei Duchi) | |
Fine | 773 | |
Causa | occupazione di Piacenza da parte di Carlo Magno, re dei Franchi | |
Territorio e popolazione | ||
Economia | ||
Valuta | solido, tremisse | |
Commerci con | Ducati vicini | |
Religione e società | ||
Religioni preminenti | Paganesimo e Arianesimo fino al VII secolo, Cattolicesimo | |
L'Italia tra il 568 e il 774 | ||
Evoluzione storica | ||
Preceduto da | Esarcato d'Italia | |
Succeduto da | Contea di Piacenza | |
Il Ducato di Piacenza fu uno dei ducati istituiti dai Longobardi in Italia.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Con la conquista longobarda, la Regio VIII Aemilia istituita dai Romani si trovò divisa in due; da una parte Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena (tutti ducati longobardi), e dall'altra, da Ravenna a Bologna, città bizantine (quest'ultima viene persa nel 728 assieme ad Imola).
Nel 590 un'incursione bizantina, forte di nuove armate inviate dall'Impero e guidata dal patrizio Gallicino, riportò le città di Modena e Mantova sotto il controllo dell'Esarcato d'Italia ottenendo contemporaneamente la sottomissione dei duchi di Parma, Reggio e Piacenza[1]. A quest'epoca risale un tentativo di defezione verso l'Impero bizantino dei duchi di Parma, Piacenza e Reggio, che passarono al servizio dell'esarca Romano in cambio di una mercede[2].
Nel 603, Agilulfo riuscì a passare al contrattacco e a riconquistare definitivamente l'Emilia[3]. A partire da quella data non sono più state tramandate testimonianze certe sulla sopravvivenza dell'istituto ducale a Piacenza, infatti passò ad essere governata da un gastaldo[4] di nomina regia, ossia un semplice amministratore, diventando territorialmente dipendente dal re[1].
Nel 773 Carlo Magno, re dei Franchi, occupò Piacenza, scendendo verso Roma. La città divenne sede di una contea carolingia. Con la sconfitta dei Longobardi da parte dei Franchi, i ducati longobardi furono sostituiti da comitati franchi sui quali esercitarono il potere prima i Conti di Piacenza e poi, fra il IX e il X secolo, i vescovi; furono infatti concessi immunità e privilegi ai vescovi di Parma, Piacenza e Reggio[1].
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c Marzio Dall'Acqua; Marzio Lucchesi, Parma città d'oro, pp. 35-41.
- ^ Claudio Azzara, Parma nell'Emilia longobarda, p. 2.
- ^ Paolo Diacono, Historia Langobardorum
- ^ E. Falconi - R. Peveri, Il "Registrum Magnum" del Comune di Piacenza, Milano 1984, Vol. I, doc. 141. p. 286-290; anche all'interno di un documento dell'854, doc. 142, p.290-298
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]
- Paolo Diacono, Historia Langobardorum (Storia dei Longobardi, Lorenzo Valla/Mondadori, Milano 1992).
Letteratura storiografica[modifica | modifica wikitesto]
- Ettore Falconi, Roberta Peveri, Il "Registrum Magnum" del Comune di Piacenza, Milano, 1984.
- Gian Piero Bognetti, Il gastaldato longobardo e i giudicati di Adaloaldo, Arioaldo e Pertarito nella lite tra Parma e Piacenza, in Studi e storia del diritto in onore di Arrigo Solmi - Vol. II, p. 95-151, p. 111 e p.119, Milano, 1940-41.
- Marzio Dall'Acqua, Marzio Lucchesi, Parma città d'oro, Parma, Albertelli, 1979.
- Jörg Jarnut, Storia dei Longobardi, Torino, Einaudi, 2002, ISBN 88-464-4085-4.
- Sergio Rovagnati, I Longobardi, Milano, Xenia, 2003, ISBN 88-7273-484-3.