Domenico Negri

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Una delle carte di visita di Domenico Negri

Domenico Negri (... – ...) è stato un confettiere e gelataio italiano attivo a Londra nella seconda metà del XVIII secolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1757, aprì un negozio di pasticceria[1] in Berkeley Square sotto l'insegna At the Pineapple (all'ananas): a quel tempo, l'ananas era un simbolo di lusso e ampiamente utilizzato come logo per pasticceri.

Molto stimato, ricevette il Royal Warrant, e fino alla morte, nel 1767, di Edouardo Augusto, duca di York, la sua carta di visita indicava la menzione Confectioner of His Royal Highness the Duke of York[2].

Era noto anche per fornire un completo garden dessert, dessert monumentale di giardino composto con specchi, fontane di vetro di Murano, statuette di porcellana, pagode, albarelli e laghetti adornati di confetti, caramelle e altre leccornie[3].

Non si sa nulla della sua origine[4], ma vari documenti commerciali,[5] conservati al British Museum, confermano il suo nome e la sua produzione. Su uno dei suoi biglietti da visita commerciali è possibile leggere la produzione del Negri dove sono elencate alcune delle sue specialità come la Naples diavolini e diavoloni, cedrati ices, all sort of ice, fruits and creams in the best italian manner.

Più tardi nel secolo, nel 1789, uno dei suoi apprendisti Frederick Nutt pubblicò un ricettario[6] con ampie sezioni dedicate a gelati e granite.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alla fine del XVIII secolo, questo locale sarà di proprietà di James Gunter, ex socio di Negri. Nel XIX e XX secolo, con mostra Gunter's tea shop, il negozio era sempre frequentato da una bella clientela che continuava a consumare gelati e sorbetti.
  2. ^ The Times del 29 luglio 1930
  3. ^ (EN) Secondo una fattura del duca di Gordon. Ivan Day, The Art of Confectionery
  4. ^ Accademia Italiana della Cucina n° 254, novembre 2013, pp.33 e 34
  5. ^ Collezione del British Museum
  6. ^ (EN) Frederick Nutt, The Complete Confectioner, Londra, 1789, su Google books, pp. 17-20

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