Domenico Fazio

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Domenico Fazio
NascitaCerenzia (KR), 20 febbraio 1921
MorteComo, 16 maggio 1974
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armata Guardia di Finanza
GradoMaresciallo maggiore aiutante
GuerreSeconda guerra mondiale
BattaglieFronte jugoslavo
Decorazioni Medaglia d'oro al valor militare
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Domenico Fazio (Cerenzia, 20 febbraio 1921Como, 16 maggio 1974) è stato un militare italiano con il grado di maresciallo maggiore aiutante presso la Guardia di Finanza, decorato con la medaglia d'oro al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Cerenzia il 20 febbraio 1921, nel 1940 si arruolò nel corpo della Guardia di Finanza.

Prestò servizio presso la Legione Territoriale di Venezia, e nel 1941 fu trasferito a Trieste dove, in conseguenza della guerra, fu mobilitato per la difesa di Fiume. Il 7 luglio 1943 a Cima Sebreljie, riuscì a mettere in salvo un intero reparto militare in seguito ad un'imboscata tesa dalle truppe armate jugoslave.

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, sottrattosi alla cattura da parte di forze nemiche, raggiunse il comando della Brigata della Guardia di Finanza di Cerenzia e fu assegnato alla Legione Territoriale di Messina. Dopo aver frequentato la Scuola Sottoufficiali del Lido di Roma, rientrò a Messina. Promosso brigadiere, nel 1953 fu trasferito alla Legione di Como ed assegnato alla Compagnia comando dove poi ottenne la promozione a maresciallo. Nel 1970 gli fu conferita la qualifica di maresciallo maggiore aiutante.

Si spense a Como il 16 maggio 1974. Nello stesso anno gli venne conferita la medaglia d'oro al valor militare, consegnata alla vedova l'anno successivo, nel 1975.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Domenico Fazio ha avuto in seguito ulteriori riconoscimenti:

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Giovane finanziere, inquadrato in un nucleo misto di forze di polizia impiegato in operazioni antiterroristiche, caduto il suo reparto in un’imboscata e rimasto accerchiato, non intravedendo alcuna possibilità di salvezza, chiedeva reiteratamente al proprio comandante l’autorizzazione di tentare da solo una sortita nell'intento di creare un diversivo e consentire così l’incruento sganciamento dei commilitoni. Ottenuta l’autorizzazione, eliminava con un furioso corpo a corpo vedetta avversaria e, pur essendo ferito e sanguinante, riusciva a colpi di bombe a mano a far saltare la riservetta munizioni nemica e a mettere così in fuga gli avversari che lasciavano sul terreno undici morti e armi varie. Consentiva così il salvataggio dell’intero suo reparto altrimenti destinato a sicuro sterminio. Luminoso esempio di consapevole sprezzo del pericolo e di ardimentoso altruismo.»
— Cima Sebrelje (GO), 7 luglio 1943[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]