Docks Torino Dora

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Docks Torino-Dora
Ingresso Docks Dora
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàTorino
IndirizzoVia Valprato 68
Coordinate45°05′35.87″N 7°40′56.85″E / 45.093298°N 7.682458°E45.093298; 7.682458
Informazioni generali
CondizioniRestauro parziale
Costruzione1912 - 1914
UsoMagazzini dismessi e cambio di destinazione d'uso
Realizzazione
IngegnereErnesto Fantini
CostruttoreImpresa Porcheddu

I Docks Torino-Dora (meglio noti come Docks Dora o magazzini Dora[1]) sono un vecchio complesso di magazzini generali[2] posto nel quartiere di Barriera di Milano, alla periferia nord di Torino.

L'impianto mercantile, raccordato in origine alla ferrovia Torino-Milano, risulta ormai dismesso dagli anni sessanta e nel corso dei decenni il complesso è stato riadibito a molteplici scopi, quali ad esempio attività commerciali, di terziario, culturali e di intrattenimento.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini dei magazzini Dora[modifica | modifica wikitesto]

I magazzini Dora furono costruiti fra il 1912 e il 1914, in concomitanza con la nuova cinta daziaria di Torino (la cosiddetta cinta Rossi, anch'essa del 1912). L'area scelta per la loro costruzione non fu casuale, in quanto prossima sia alla ferrovia sia a molte delle più grandi industrie cittadine dell'epoca.[3]

Al pari dei coevi Docks Porta Nuova,[4][5] il nuovo impianto mercantile offriva servizio di custodia e conservazione merci - soprattutto generi alimentari - in franchigia daziaria.[6] Diverse furono le funzioni assolte dai magazzini, che fra l'altro contavano torrefazioni e attività di lavorazione enologica e dolciaria. I locali interrati ospitavano vini e formaggi, mentre una cella frigorifera occupava un'intera manica e riforniva di ghiaccio la città. I vagoni, inoltre, giungevano nello scalo grazie a un raccordo con la rete ferroviaria e un sistema di binari a giro, che permettevano di scaricare le merci direttamente in banchina.[7]

I magazzini generali rimasero in attività per tutto il primo Novecento e per un paio di decenni del secondo dopoguerra, andando incontro alla dismissione negli anni sessanta.[8]

I Docks Dora e l'era post-industriale[modifica | modifica wikitesto]

Birreria con riutilizzo vagone ferroviario

Ormai dismessi dalla loro funzione originaria, i Docks Dora non tardarono a rianimarsi di vita nei decenni successivi. Al loro interno, a partire dagli anni ottanta, si contano diversi generi di attività che da ambiti quali il commercio e il terziario spaziano in manifestazioni artistico-culturali e forme di intrattenimento.
Sede di gallerie d'arte contemporanea, circoli privati, studi di artisti e musicisti, sale di prova e di registrazione, studi di architettura, locali notturni, birrerie ed altro ancora sono ospitati all'interno dell'area dei vecchi magazzini.[3]

Vale la pena, a tal proposito, ricordare i club notturni che hanno animato le serate dei Docks, locali particolarmente cari alla scena musicale torinese e al nightclubbing degli anni novanta.[9] A cavallo fra i due secoli i Docks Dora furono un vero e proprio punto di riferimento per la cultura underground e postindustriale di Torino.[10]

Stile e architettura[modifica | modifica wikitesto]

Ingresso Docks Dora

A seguito di una delibera comunale datata 30 ottobre 1912,[11] la Società anonima Cooperativa dei Docks Torino-Dora costituì i nuovi magazzini generali a nord del fiume Dora, affidandosi alla progettazione dell'ing. Ernesto Fantini e alla costruzione edile dell'impresa Porcheddu.[12] L'impresa Porcheddu all'epoca era concessionaria del sistema Hennebique, un innovativo sistema edilizio basato sui primi utilizzi del calcestruzzo armato;[13] fu proprio a questo sistema che si ricorse nella costruzione dei Docks Dora.[14]

Il corpo dell'edificio, i cui prospetti si presentano in mattoni rossi a vista, risulta diviso in due aree principali: quella a sud, formata da quattro padiglioni disposti a tridente (i primi tre si affacciano direttamente sull'ingresso) e quella a nord, nella parte retrostante del complesso, composta da fabbricati paralleli di differenti altezze.[15]
Di particolare rilievo è l'ingresso dei magazzini posto su via Valprato, su cui campeggia la scritta "Magaz. Dora MCMXII".
Molto suggestiva e dotata di portineria, con soprastante orologio, quest'area è coperta da un elegante velario in vetro e calcestruzzo armato, che, grazie alle sue complesse strutture reticolari, consente un'illuminazione diffusa nella zona d'accesso.[16]

Oggi i Docks Dora ospitano attività commerciali, studi d'artista, studi di architettura, spazi creativi e coworking. I loro dintorni ha svolto un ruolo importanti nelle serie televisiva Netflix, Guida astrologica per cuori infranti, che gli ha dato una certa esposizione alla gente fuori di Torino ed Italia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ All'ingresso dell'edificio campeggia la scritta "MAGAZ DORA MCMXII".
  2. ^ Angelo Castrovilli, Carmelo Seminara, Storia della Barriera di Milano: 1852-1945, Torino, Associazione culturale Officina della Memoria, 2004, p. 113-114, TO01313814 (BID).
  3. ^ a b Ivi
  4. ^ I cosiddetti "magazzini generali piemontesi", costruiti negli stessi anni dei Docks Dora nella zona sud di San Salvario (all'angolo fra corso Dante e la ferrovia Torino-Genova) ma ormai demoliti ai giorni nostri.
  5. ^ Pietro Abate Daga, Alle porte di Torino: studio storico-critico dello sviluppo, della vita e dei bisogni delle regioni periferiche della città, Torino, Italia industriale artistica, 1926, p. 133, TO00964257 (BID).
  6. ^ Ibid., pag. 113.
  7. ^ Prima del nightclubbing i Docks erano il grande deposito scorte della città, in Il corriere di Barriera, novembre 2012. URL consultato il 12 settembre 2013.
  8. ^ Autrice: Olga Gambari, 100 anni di Docks Dora dalle merci all'arte, in torino.repubblica.it, 4 maggio 2012. URL consultato il 12 settembre 2013.
  9. ^ Docks Dora: quando Barriera aveva un cuore underground, in Il corriere di Barriera, novembre 2012. URL consultato il 12 settembre 2013.
  10. ^ Gambari, 100 anni di Docks Dora, art. cit.
  11. ^ Castrovilli e Seminara, Storia della Barriera di Milano, op. cit.
  12. ^ Docks Torino Dora, museo Torino.
  13. ^ Annalisa Dameri, La Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri di Torino: didattica e sperimentazione fra Otto e Novecento (PDF), in Atti del Primo Convegno Nazionale di Storia dell'Ingegneria, Associazione Italiana di Storia dell'Ingegneria, p. 355. URL consultato il 2 agosto 2011.
  14. ^ Museo Torino, Docks Torino Dora, art. cit.
  15. ^ Redazione di variante al Piano Regolatore Comunale, www.architettovairano.it. URL consultato il 14 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2015).
  16. ^ Restauro del velario a copertura ingresso del complesso Docks Torino Dora, www.architettovairano.it. URL consultato il 14 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2015).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • J. Brian McLoughlin, La pianificazione urbana e regionale: un approccio sistemico, Venezia, Marsilio, 1973.
  • Lando Bortolotti, Storia della politica edilizia in Italia, Roma, Editori Riuniti, 1978.
  • R. Curto, Mercato fondiario, valori ed estimi a Torino, Torino, Manoscritto Politecnico di Torino.
  • Angelo Detragiache, La città nella società industriale, Torino, Giulio Einaudi, 1973.
  • Alberto Cassone, Attilia Peano, Localizzazione industriale e programmazione regionale: il caso del Piemonte, Milano, Franco Angeli, 1983.
  • Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali del Comune di Torino, Torino, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, 1984.
  • AA. VV., Insediamenti e tipologie architettoniche, note per una lettura storica, Celid.
  • Marco Vaudetti, Germana Bricarello, C. Comuzio, Un progetto per abitare i Docks Torino Dora, Torino, Clut, 1996.
  • Vera Comoli Mandracci, Le città nella storia d'Italia - Torino, Roma-Bari, Laterza, 1983.

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