Ctenomys magellanicus

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Tuco-tuco di Magellano
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Superordine Euarchontoglires
Ordine Rodentia
Sottordine Hystricomorpha
Infraordine Hystricognathi
Famiglia Ctenomyidae
Genere Ctenomys
Specie C. magellanicus
Nomenclatura binomiale
Ctenomys magellanicus
Bennett, 1836

Ctenomys magellanicus Bennett, 1836, detto anche Tuco-tuco di Magellano è una specie di roditore appartenente alla famiglia Ctenomyidae.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

I maschi hanno un pelo soffice e rossiccio, con chiazze nere sul dorso, le orecchie sono piccole e incurvate all'indietro, il muso e il ventre sono grigiastri mentre le zampe sono scure; nelle femmine le orecchie e le zampe sono più larghe. Alla nascita i piccoli sono neri, verso il terzo mese di vita la loro pelliccia diventa rossastra.[2]

Lucas Bridges, che visse nella Terra del Fuoco per quarant'anni, ricorda che all'inizio del Novecento i tuco-tuco (in selknam apen, in spagnolo tucu-tucu) erano estremamente diffusi sull'isola Grande.[3] Secondo Bridges il nome tucu-tucu assomiglia molto al rumore che questi animali fanno quando sono sottoterra, soprattutto di sera, "un rumore che ricorda il duplice colpo secco di un piccolo martello" e che si ripete all'incirca una volta al minuto, a meno che l'animale non si senta disturbato; nel suo libro si legge che i tuco-tuco, abituati a vivere soprattutto nelle zone aride e prive di alberi, amano scavare gallerie abbastanza profonde ma dormono vicino alla superficie, e hanno una dieta esclusivamente vegetariana. Infine, Bridges aggiunge che i Selknam, in mancanza di guanachi, si cibavano spesso dei tuco-tuco, che però avevano il difetto di avere troppe ossa piccole e fragili; racconta inoltre che d'inverno, quando i tuco-tuco si avventuravano sul terreno ghiacciato, molti bambini selknam si divertivano ad inseguirli a colpirli con dei bastoni o a trafiggerli con delle frecce, per poi riportarli come primo trofeo di caccia.[4]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Proviene soltanto dall'Argentina e dal Cile; il suo habitat sono le praterie e le steppe aride della Patagonia[1].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie ha 4 sottospecie[5]:

  • Ctenomys magellanicus dicki[1]
  • Ctenomys magellanicus fueginus
  • Ctenomys magellanicus magellanicus
  • Ctenomys magellanicus osgoodi

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Viene classificato come "vulnerabile" (VU) dalla lista rossa IUCN perché la sua popolazione è in calo a causa del pascolo eccessivo delle pecore che sta deteriorando il suo habitat.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) Bidau, C., Lessa, E. & Ojeda, R, Ctenomys magellanicus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (ES) PDF sullo Ctenomys magellanicus Archiviato il 13 dicembre 2013 in Internet Archive..
  3. ^ Bridges, p. 236.
  4. ^ Bridges, pp. 474-475.
  5. ^ C. magellanicus, su departments.bucknell.edu. URL consultato il 2 dicembre 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lucas Bridges, Ultimo confine del mondo, Einaudi, 2009 [1948].
  • (ES) Carlos Gallardo, Los Onas, Buenos Aires, Cabaut y cia, 1910.

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