Chiesa della Santissima Trinità degli Spagnoli (Roma)
Santissima Trinità degli Spagnoli | |
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Esterno | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Località | Roma |
Indirizzo | via dei Condotti - Roma |
Coordinate | 41°54′16.2″N 12°28′45.48″E |
Religione | cattolica |
Titolare | Santissima Trinità |
Diocesi | Roma |
Stile architettonico | Barocco |
Inizio costruzione | 1741 |
Completamento | 1746 |
La chiesa della Santissima Trinità degli Spagnoli è una chiesa di Roma, nel rione Campo Marzio, all'inizio di via dei Condotti.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa e il convento annesso furono fatti costruire dai Trinitari spagnoli tra il 1741 e il 1746, sotto il pontificato di Benedetto XIV, dall'architetto portoghese Emanuele Rodriguez dos Santos aiutato da Giuseppe Sardi. Intorno al 1880, ridotta al minimo la comunità dei padri trinitari, i Superiori decisero la trasformazione del convento in Collegio per le missioni dell'Estremo Oriente dei Domenicani, cha da quel momento ne diventano i proprietari.
Così scrive l'Armellini, a proposito di questa chiesa:
«Venne fondata con annesso ospizio e convento dei Trinitari calzati di Spagna sopra l’antico palazzo Ruccellai, comprato nel 1733 dal padre Lorenzo dello stesso ordine, a nome delle provincie di Castiglia, Leone e Navarra. L’acquisto costò 25474 scudi romani, con rescritto di Clemente XII. Poco dopo questa fondazione fu posta sotto la protezione della corona di Spagna, con reale decreto di Filippo V in data 10 agosto 1784. Alle spese della fabbrica concorse generosamente frà Diego Morcillo arcivescovo di Lima nel Perù e viceré delle Indie orientali spagnole. L’architettura fu di don Emanuele Rodriguez de Santos portoghese. La prima pietra fu posta dal card. Saverio Gentili, protettore dell’ordine, il 21 maggio 1741.»
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa ha complessivamente un aspetto stilisticamente molto omogeneo, in virtù del fatto che il progetto, la realizzazione e l'impianto decorativo nel suo insieme furono eseguiti negli stessi anni senza sostanziali rimaneggiamenti o alterazioni successive.
La facciata della chiesa è a forma concava, e le sue decorazioni ricordano l'appartenenza della chiesa all'Ordine della Santissima Trinità: vi sono infatti le statue dei due fondatori dell'Ordine, Giovanni de Matha e Felice di Valois. Inoltre, vi sono le insegne regie del re spagnolo Filippo V, sotto il cui regno la chiesa fu fatta edificare.
L'interno, preceduto da un vestibolo, è a pianta ellittica, con sette cappelle intercomunicanti, quattro a destra (delle quali una presso il vestibolo), e tre a sinistra.
Le pitture presenti nella chiesa sono quelle originali del Settecento, tra cui l'Immacolata Concezione di Francisco Preciado de la Vega realizzato intorno al 1750. Nella volta ellittica della chiesa, è rappresentata, in un quadro ovale, la scena di San Giovanni di Matha in gloria di Gregorio Guglielmi.
Oltre alla cappella del vestibolo dedicata al Sacro Cuore di Gesù,[1] la chiesa ha sei cappelle laterali, tre per lato, nelle quali si trovano numerose tele di Andrea Casali. La prima cappella del lato destro è dedicata a santa Caterina d'Alessandria, il cui martirio è il soggetto della pala d'altare eseguita da Giuseppe Paladino nel 1750. I dipinti delle pareti del Casali raffigurano il miracolo della ruota e il viaggio della santa in Paradiso.[2][3] Segue la cappella di san Felice di Valois, che nella pala di Andrea Casali viene ritratto mentre libera uno schiavo.[4] Gli affreschi alle pareti ritraggono due episodi della vita del santo, dello stesso autore.[2] La terza cappella è dedicata alla Santissima Addolorata e il ciclo pittorico raffigura la flagellazione di Cristo, la salita al Calvario e la Pietà.[4][5]
La prima cappella laterale sinistra è dedicata a sant'Agnese. La pala d'altare, il Martirio di Sant'Agnese, fu dipinta nel 1750 da Marco Benefial, mentre Andrea Casali realizzò i due dipinti alle pareti, che raffigurano la martire condotta sul luogo del martirio e una sua apparizione ai suoi genitori.[5][6] La seconda cappella è dedicata a Giovanni de Matha e la pala che lo raffigura (olio su tela, 275×145 cm) venne realizzata da Gaetano Lapis nel 1750. Alle pareti si trovano degli episodi della vita del santo.[5][6] La terza ospita l'Immacolata Concezione attribuita a de la Vega, oltre a due opere di Michele Espinosa de la Torre che ritraggono l'Annunciazione e l'Assunzione di Maria.[5][6]
Alle pareti, il trionfo del finto marmo, di tutti i tipi e colori: nonostante l'apparenza non c'è in tutta la chiesa - salvo i pavimenti e le pietre degli altari - un marmo che non sia finto.
Nel presbiterio spiccano:
- la pala dell'altare maggiore, di Corrado Giaquinto, che raffigura la Santissima Trinità e la liberazione di uno schiavo,
- e la calotta, con la rappresentazione di Abramo e i tre angeli e Abramo e Sara, opere di Antonio González Velázquez.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- M. Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma 1891, p. 337
- (FR) Anthony Blunt, Guide de la Rome baroque: églises, palais, fontaines, Paris, Éditions Hazan, 1992, pp. 187–188.
- Daria Colonna, ”Santissima Trinità degli Spagnoli” in Roma sacra - Guida alle chiese della Città Eterna, n. 1, 1995, pp. 58-63.
- C. Rendina, Le Chiese di Roma, Newton & Compton Editori, Roma 2000, p. 362
- M. Quercioli, Rione IV Campo Marzio, in AA.VV, I rioni di Roma, Newton & Compton Editori, Roma 2000, Vol. I, pp. 264–334
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa della Santissima Trinità degli Spagnoli
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