Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Vallarsa)

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Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneTrentino-Alto Adige
LocalitàRaossi (Vallarsa)
Coordinate45°46′55.5″N 11°07′01.06″E / 45.782084°N 11.116962°E45.782084; 11.116962
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSan Pietro e San Paolo
Arcidiocesi Trento
Consacrazione1925
Inizio costruzione1923
Completamento1925

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo è la parrocchiale di Raossi, frazione di Vallarsa, in Trentino. Fa parte della zona pastorale della Vallagarina dell'arcidiocesi di Trento e la sua costruzione risale al XX secolo.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Prospetti principale e laterale sinistro della chiesa.
Torre campanaria.

Il primo luogo di culto nella frazione di Raossi fu una cappella con un solo altare e con dedicazione a Santa Lucia della quale si ha notizia già nel 1719. Fu eretta grazie a Bartolomeo Raos, che lasciò anche un beneficio per il suo mantenimento.[1][2]

Durante il primo conflitto mondiale l'edificio venne distrutto e sul sito fu edificata poi la casa canonica. La costruzione di un nuovo luogo di culto, ormai necessario, iniziò, dopo aver raccolto in vari modi la somma necessaria, nel 1923 e due anni dopo la nuova chiesa fu ultimata. La riedificazione avvenne in economia e sfruttando anche materiale che si recuperò dalle abitazioni della zona distrutte durante la guerra.[1][2]

Il giorno di Ferragosto del 1925 la nuova chiesa fu benedetta e pochi mesi dopo venne elevata dignità di espositura della chiesa parrocchiale di Vallarsa. Nel 1936 la sala venne arricchita di decorazioni che in seguito andarono perdute durante i lavori per l'adeguamento liturgico. Fu elevata a dignità curaziale il 15 agosto 1941 poi, nel 1958, divenne chiesa parrocchiale autonoma.[1][2][3]

L'abside fu dotato di nuove vetrature preparate dalla ditta Giuseppe Parisi di Trento e decorate da Gian Rigo di Venezia. Tra il 1966 ed il 1967 fu oggetto di importanti ristrutturazioni e di adeguamento liturgico. L'originale altare maggiore fu smontato, la pavimentazione della parte absidale fu consolidata, fu elevata e rinforzata nella struttura che aveva iniziato a mostrare cedimenti. Si protessero varie parti dalle infiltrazioni di umidità, si rivide la copertura del tetto e venne rifatto l'impianto di riscaldamento. Gli ultimi interventi hanno preso il via negli anni finali del primo decennio del XXI secolo e hanno riguardato la sistemazione del sagrato con ciottoli di fiume e cubetti in porfido e la revisione dell'impianto fognario esterno.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterni[modifica | modifica wikitesto]

Il luogo di culto, che è orientato verso sud, si trova su un piccolo terrapieno a occidente rispetto al nucleo del centro abitato di Raossi. Presenta una facciata a capanna semplice, con due spioventi. Il portale è centinato e strombato in una cornice culminante con un arco a tutto sesto ed è sormontato da un piccolo rosone, pure strombato, che porta luce alla sala. La copertura del tetto è sporgente.[1] Le due fiancate laterali sono simmetriche e presentano tre finestre a monofora. La sagrestia è posta in posizione arretrata sulla sinistra mente la torre campanaria si trova sulla destra. La cella campanaria si apre con quattro finestre a monofora e la copertura è a piramide rettangolare bassa, conclusa con una croce al centro.[1]

Interni[modifica | modifica wikitesto]

La navata interna è unica con quattro campate. Il battistero è posto a sinistra, lateralmente, nella quarta campata. Gli arricchimenti decorativi che ci sono pervenuti sono limitati ad una cornice con la dedicazione, sull'arco santo, e all'occhio divino sulla parte centrale del catino absidale. Le parti decorate da don Giuseppe Tarter nel 1936 , tra queste un affresco raffigurante Angeli con gli scarponi, sono state scialbate con gli adeguamenti liturgici della seconda metà del XX secolo.[1][2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Chiesa dei Santi Pietro e Paolo <Raossi, Vallarsa>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 4 settembre 2022.
  2. ^ a b c d e Aldo Gorfer, pp. 286-287.
  3. ^ DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 9 novembre 1958, n. 1179, su gazzettaufficiale.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]