Chiesa arcipretale di San Floriano

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Chiesa arcipretale di San Floriano
L'Arcipretale di San Floriano a Pieve di Zoldo.
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàVal di Zoldo
Coordinate46°21′N 12°11′E / 46.35°N 12.183333°E46.35; 12.183333
Religionecattolica
TitolareSan Floriano
Diocesi Belluno-Feltre
Consacrazione1487
Stile architettonicoGotico
Inizio costruzioneX secolo
CompletamentoXV secolo

L'arcipretale di san Floriano, già pievanale e parrocchiale, è il più antico ed importante edificio di culto della Val di Zoldo, matrice di tutte le chiese dello Zoldano e del Longaronese. Fondata nel X secolo, diede nome all'attuale frazione di Pieve. Spicca per la sua imponente e maestosa struttura gotica, caratteristica che le valse l'ascrizione all'elenco degli edifici monumentali della provincia di Belluno già nel 1912[1][2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

San Floriano avrebbe avuto origine nel X secolo. Venne citata per la prima volta in una bolla papale di Eugenio III (1145), cui seguirono le menzioni in una bolla di papa Lucio III e in un diploma di Federico Barbarossa (1185). A partire dal XIII secolo subì una serie di rifacimenti, che si conclusero con la consacrazione del 1487: le attuali forme romanico-gotiche rimandano appunto a questi interventi. L'esterno è decorato con degli affreschi, scoloriti, di scuola vecelliana. Gli interni conservano numerose opere di pregio, specialmente lavori in legno realizzati da alcuni celebri intagliatori originari della valle. Fra tutte spicca l'altare delle Anime, grandiosa opera giovanile dell'intagliatore Andrea Brustolon (1687), ornato dalla pala delle Anime purganti di Agostino Ridolfi. L'altare maggiore, in marmo di Carrara e dalle linee rococò (1782), è sormontato da un crocifisso ligneo di Valentino Besarel junior; dietro è collocata la pala con i Santi Floriano e Giovanni Battista dipinta da Francesco Maggiotto nel 1783. Al coro, costituito da un rivestimento ligneo realizzato da Giovanni Paolo Gamba Zampol e Valentino Bersarel senior, sono stati aggiunti elementi decorativi raffiguranti Episodi della vita di Maria di Giuseppe Cherubin (1913). A Valentino Besarel junior si devono il gruppo scultoreo della Madonna del Rosario (1897) e la Vergine Assunta in legno gessato e colorato. Sulla parete di sinistra spiccano due tavole quattrocentesche attribuite a Girolamo da Trento. Nei pressi del fonte battesimale, cinquecentesco, si collocano l'altare dello Spirito Santo, recante una pala, forse, di Domenico Falce (prima del 1647), e l'altare di San Rocco, con una tela attribuita a Francesco Frigimelica[non chiaro] (XVII secolo). Vanno inoltre citati il tabernacolo "Bardellino", singolare manufatto in pietra commissionato dal pievano Giovanni Battista Bardellino (XVI secolo), una Pietà in arenaria dei primi del Quattrocento, la tela ad olio con i Santi Antonio da Padova e Teresa d'Avila, di un anonimo settecentesco, e alcune tele di Marco Vecellio. L'organo, pregevole strumento del 1812, è di Antonio e Agostino Callido, ancora vivente l'anziano padre Gaetano Callido a cui erano subentrati alla direzione della ditta (1807) nel rispetto dei canoni costruttivi. Il campanile è più tardo della chiesa: l'originale, iniziato nel 1562 e concluso solo nel 1670, fu distrutto da un incendio nel 1835; fu ricostruito nel 1844 da Antonio Talamini Pol e Giovanni Battista Panciera Besarel, padre del già citato Valentino. Alto 47 metri, si caratterizza per la guglia ricoperta da scandole di larice. Le campane sono recenti, poiché quelle originarie furono sequestrate alla Patria dai tedeschi durante la prima guerra mondiale[3][4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa di San Floriano - Pieve di Zoldo, su infodolomiti.it. URL consultato il 15 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2019).
  2. ^ Chiesa di San Floriano | Pieve di Zoldo, su pievedizoldo.wordpress.com.
  3. ^ Pieve - Chiesa Arcipretale di San Floriano, su comune.zoldoalto.bl.it, Unione Montana Cadore Longaronese Zoldo. URL consultato il 4 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2014).
  4. ^ Paolo Bonetti, Paolo Lazzarin, La val di Zoldo. Itinerari escursionistici, Verona, Cierre Edizioni, 1997, pp. 111-114, ISBN 9788883145162.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]