Caldogno (famiglia)

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Stemma della famiglia Caldogno

I Caldogno furono una famiglia nobile vicentina legata al comune di Caldogno nella provincia di Vicenza. Nell'apice del loro splendore possedettero proprietà situate ben oltre i confini dell'odierno comune, però la famiglia nasce e si sviluppa nel contesto di questa municipalità.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Affreschi del salone di Villa Caldogno che ritraggono vari membri della famiglia, dipinti da Giovanni Antonio Fasolo prima del 1570.
Affreschi del salone di Villa Caldogno che ritraggono vari membri della famiglia: Il concertino, di Giovanni Antonio Fasolo (prima del 1570).

La prima investitura è fatta risalire a poco dopo l'anno mille per essere poi riconfermata da numerosi imperatori[1]. Sui primi due diplomi imperiali è sempre stata fatta vacillare l'autenticità dagli storici, soprattutto il secondo, quello di Ludovico il Bavaro del 1330 che sembra sia stato creato tra il Cinquecento e il Seicento per giustificare i privilegi e elevare il prestigio delle origini[2]. Studi più recenti[3] affermano che gli atti imperiali di investitura erano dei falsi, redatti dagli stessi Caldogno in un'epoca posteriore. La fortuna di questa famiglia comincerebbe quindi solamente verso la fine del XIII secolo, e sarebbe dovuta prevalentemente a prestiti di denaro, "speculazioni a danno di membri deboli della stessa famiglia [dei Caldogno]" e ad alleanze in chiave anti ezzeliniana. E infatti, proprio con la sconfitta del tiranno Ezzelino III da Romano nel 1259, la fortuna dei Caldogno inizia a crescere, sfruttando la posizione di potere politico acquisita nel frattempo.

Dalle cronache, il primo Caldogno a essere citato è Villanello Caldogno, che nel 1176 era uno dei consiglieri del Pretore di Vicenza e nel 1190 fu eletto console della città[1].

Il membro della famiglia Caldogno che ricevette le più alte onorificenze dagli imperatori fu Calderico Caldogno, consigliere militare di Federico Barbarossa e suo compagno d'armi nella guerra contro Milano e le truppe papali. Calderico fu ferito in battaglia nel 1183 e per questo nominato cavaliere aureato e conte palatino, confermato di tutti i possessi e i privilegi. Gli fu concesso in quella occasione di adottare lo stemma dell'aquila imperiale nera su campo rosso lasciando per un ramo laterale della famiglia quella rossa su scudo d'argento.[1] L'aquila dei Caldogno costituisce ancora oggi lo stemma araldico del Comune.

La partecipazione alla vita pubblica dei membri della famiglia non sembra essere mai stata molto intensa[4] dal momento che la residenza ordinaria era a Vicenza e la famiglia trascorreva in paese solo i periodi di vacanza, lasciando curare gli interessi a un procuratore che veniva nominato ufficialmente in presenza di un notaio e incaricato di riscuotere gli affitti e trattare gli affari.

Membri della famiglia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia si suddivise presto in diversi rami, molti componenti si trasferirono a Vicenza e altrettanti divennero famosi in campo giuridico. Un certo Francesco Caldogno si trasferì a Chiuppano stabilendo però nel suo testamento[5] l'inizio della consuetudine presente anche a Villaverla del "pan dei morti", cioè la distribuzione ai poveri del pane il giorno 2 novembre[6].

Nel 1685 morì un altro membro della famiglia, un certo Giovanni Battista il cui busto e lapide sono presenti nella sacrestia vecchia di Caldogno:

(LA)

«VITAM SORTIUS - A NATURAM BREVEM - IN CORPORE - ...NO - LONGAEVUS VIVAM - IN MARMORE - JO BAPTA COMES CALYDONIUS - MDCLXXXV - AETAT(IS) AN. LXXX MENS. VI[7]»

(IT)

«Ottenuta dalla natura una vita breve in un corpo ..., vivrò a lungo nel marmo. Giovanni Battista conte Caldogno, 1685, nell'anno di età 80 e 6 mesi»

Altri membri rilevanti furono:

  • Angelo Caldogno, giureconsulto e podestà di Schio nel 1508
  • Girolamo Caldogno, capitano di ventura agli ordini di Carlo V
  • Guglielmo Caldogno; nel 1261 era fra i venti giovani e i quattro anziani scelti dal podestà di Vicenza per testimoniare quali fossero i confini del suburbio della città in caso di controversie con comuni limitrofi[1].

Possedimenti[modifica | modifica wikitesto]

Villa Caldogno Nordera, il principale possedimento della famiglia e principale villa del paese omonimo, progettata dall'architetto Andrea Palladio

Per vari secoli i Caldogno possedettero gran parte del suolo comunale e la loro prima residenza sembra essere stata l'attuale villa Todescato, sorta sui resti del castello di Caldogno, la cui origine, anche se dai documenti non viene segnalata, risulta essere precedente all'invasione longobarda del 569. Tale villa appartenne alla famiglia almeno dal 1100 al 1700.[8]

Le proprietà della famiglia subirono molte modifiche, sia in chiave espansiva che non. Nel 1225 Olderico Caldogno compra il castello di Isola Vicentina con tutto il contado. Tale proprietà dura poco perché nel 1306 era già stato investito Marcabruno di Vivaro come feudatario vescovile di Isola[8].

Il conte Angelo Caldogno fece diversi acquisti nel 1644[9], 1645, 1647[10] e 1659[11].

Un atto del 1785 descrive come i possedimenti non erano limitati a Caldogno e Capovilla, ma si estendevano anche in alcuni appezzamenti a San Pietro in Gù, in provincia di Padova, che erano affittati a Domenico Quadri e Giovanni Casarotto[8].

Architetture[modifica | modifica wikitesto]

Vicenza, Ca' d'Oro o palazzo Caldogno Dal Toso Franceschini da Schio.
Ville
Palazzi di Vicenza

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Pendin, p. 103.
  2. ^ Pendin, p. 108.
  3. ^ Giovanni Cattelan, I Signori, il Castelliere, il Castello di Caldogno, in Quaderni Calidonensi, Caldogno, 2014, p. 35 e sgg.
  4. ^ «Lo fecero solo quando qualcuno pareva loro minacciare gli interessi della famiglia, come quando il parroco cominciò ad esigere dalle loro tenute il versamento del quartese, o quando sopraelevando la sacristia, temevano che avrebbe potuto dall'alto sbirciare i fatti loro oltre il muro della villa.», p. 106.
  5. ^ «che ogni anno, nel giorno dei defunti, sia dispensato ai poveri della villa di Caldogno un sacco di pane alla presenza di prè Giacomo rettori di Caldogno», p. 107.
  6. ^ Pendin, p. 107.
  7. ^ a b Pendin, p. 110.
  8. ^ a b c d Pendin, p. 104.
  9. ^ Riguardo all'acquisto da Francesco Gallino q. Prospero, in un atto del notaio Giacomo Nicolini si legge: «una pezza di terra arativa piantà de vide er arbori giovani de un campo et un quarto in circa, cossì a corpo et non a misura, posta nelle pertinenze di detta villa di Caldogno in contrà della via assenara, per ducati hotanta sette e mezo», pp. 104-106.
  10. ^ Riguardo all'acquisto da Antonio Villa q. Bortolo per 70 ducati, in un atto del notaio Giacomo Nicolini si legge: «una pezza di terra harativa piantà de viti et arbori [...] in contrà delli casoni», p. 106.
  11. ^ In riferimento a tale acquisto, effettuato da Andrea Tersolo per cento ducati al campo, in un atto del notaio Orazio Crivellari si legge: «una poca quantità di terra di pertiche n. 103 le qual son poste in pertinenza di Caldogno in contrà di capo di villa», p. 104.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Galdino Pendin, Storia di Caldogno, 2ª ed., Vicenza, La Serenissima, 1997.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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