Blue Origin

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Blue Origin
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StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Fondazione2000
Fondata daJeff Bezos
Sede principaleKent e Washington
SettoreTrasporto
Prodottivoli spaziali
Sito webwww.blueorigin.com/

Blue Origin è una società privata creata da Jeff Bezos, fondatore di Amazon.com. Ha sede a Kent (Washington), un sobborgo di Seattle, dov'è situata la sua area di ricerca e sviluppo. Nel 2009 la società è stata premiata dalla NASA con 3,7 milioni di dollari con l'accordo sullo spazio all'interno del programma commerciale (CCDev) per lo sviluppo di concept e tecnologie per gettare le basi per future operazioni di volo spaziale umano. Ha ricevuto altri 22 milioni di dollari durante la seconda fase del programma. Il Sistema di abbandono del lancio (Launch Abort System, o LAS) da loro creato è una delle tecnologie che destano interesse da parte della NASA.

All'inizio, la società si è focalizzata sui voli spaziali sub-orbitali, costruendo e sperimentando in volo il New Shepard, velivolo progettato nella propria struttura di Culberson County, in Texas. Ha inoltre costruito e sperimentato con successo razzi vettori riutilizzabili (ed effettivamente riutilizzati), grazie ad un sistema di recupero tramite retrorazzi del missile, e capsule abitabili ad atterraggio frenato da paracadute.

Secondo le sue dichiarazioni, la società aveva pianificato inizialmente di utilizzare il New Shepard per il turismo spaziale suborbitale entro il 2010 con un volo alla settimana, ma nel 2008 ha più realisticamente rivisto i programmi, prevedendo missioni complete di test senza esseri umani per il 2017 e con equipaggio per il 2018[1].

Nel maggio 2020 è stata selezionata dalla NASA, assieme a SpaceX e Dynetics, per progettare un Lander lunare per il programma Artemis.[2]

Piattaforme di volo a bassa altitudine[modifica | modifica wikitesto]

  • Charon: Il primo test di volo di questo veicolo fu fatto con 4 motori jet Rolls-Royce Viper Mk. 301 anziché con razzi[3][4].
  • Goddard (o PM1): ha volato per la prima volta con successo il 13 novembre 2006[5][6].

Sistema suborbitale New Shepard[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: New Shepard.

Il sistema di volo spaziale suborbitale New Shepard (Nuovo Shepard, in onore di Alan Shepard primo astronauta statunitense a volare nello spazio) di Blue Origin è composto da due veicoli: una capsula per l'equipaggio per 3 o più astronauti lanciati da un razzo di sostentamento (booster). I due veicoli decollano assieme e sono progettati per separarsi durante il volo. Dopo la separazione, il razzo è progettato per ritornare sulla Terra ed eseguire un atterraggio verticale mentre la capsula segue una traiettoria separata, ritornando con i paracadute per l'atterraggio. Entrambi i veicoli, quindi, sono pensati per il recupero ed il riutilizzo[7] New Shepard è controllato interamente dal computer di bordo[8]. Questo sistema è completamente controllato dai computer a bordo[9].

Sistema orbitale New Glenn[modifica | modifica wikitesto]

L'azienda ha in fase di sviluppo un lanciatore riutilizzabile New Glenn a due stadi con 7 motori BE-4 a idrogeno e ossigeno liquidi per il primo stadio e 2 BE-3U per il secondo stadio, capace di portare in orbita LEO 45 tonnellate di carico utile[10]. Entrambi gli stadi saranno completamente riutilizzabili con una manutenzione minima. I piani della società prevedono il lancio inaugurale entro il 2021.

Lander Blue Moon[modifica | modifica wikitesto]

A maggio del 2019 l'amministratore Jeff Bezos ha annunciato un progetto a cui la società stava lavorando da ben 3 anni in segreto e senza fughe di notizie, un lander lunare chiamato Blue Moon[11]. Il lander prevede due versioni, una con un carico utile da 3,6 tonnellate e una da 6,5 adatta anche al trasporto di equipaggio umano sulla superficie della Luna, utilizza un motore BE-7 a idrogeno e ossigeno liquidi e ha un sistema di approvvigionamento di energia elettrica basato a pile a combustibile.

Test di volo[modifica | modifica wikitesto]

Data Veicolo Note
5 marzo 2005 Charon[3] Raggiunta altitudine di 96.3 m
13 novembre 2006 Goddard[12] Primo test di volo del razzo potenziato
22 marzo 2007 Goddard[13]
19 aprile 2007 Goddard[14]
6 maggio 2011 PM2[15]
24 agosto 2011 PM2[16] Fallimento, perdita del veicolo
19 ottobre 2012 Capsula New Shepard[17] Test di volo di fuga
29 aprile 2015 New Shepard[18] Volo spaziale suboorbitale della capsula recuperata con successo, Razzo di sostentamento perso
23 novembre 2015 New Shepard[19] Volo suborbitale e atterraggio con successo
22 gennaio 2016 New Shepard[20] Volo suborbitale e atterraggio con successo di un razzo di sostentamento
2 aprile 2016 New Shepard[21] Volo suborbitale e atterraggio con successo di un razzo di sostentamento
19 giugno 2016 New Shepard Lancio e atterraggio dello stesso razzo per la quarta volta. Blue Origin pubblica un webcast dal vivo del decollo e dell'atterraggio.[22]
5 ottobre 2016 New Shepard 2 Volo sub-orbitale e atterraggio con un razzo usato: Il quinto ed ultimo lancio con NS2.[23]
12 dicembre 2017 New Shepard 3 Volo sub-orbitale e atterraggio con un nuovo razzo. Il primo lancio di NS3 con una nuova capsula per equipaggio.[24]
29 aprile 2018 New Shepard 3 Volo sub-orbitale e atterraggio, secondo lancio del NS3. La capsula ha raggiunto il picco a 105.9 km.[25]

Sviluppo di motori per i razzi[modifica | modifica wikitesto]

Stazioni spaziali[modifica | modifica wikitesto]

Collaborazioni con la NASA[modifica | modifica wikitesto]

L'azienda lavora in stretta collaborazione con la NASA, soprattutto per quanto riguarda il programma Commercial Crew Development sin dal 2011, quando ha ricevuto un finanziamento di 3,7 milioni di dollari per un nuovo sistema di Launch Escape System[26]. Nell'ambito dello stesso programma nel 2011 ha ricevuto altri 22 milioni di dollari[27]. Nel 2018 ha ricevuto dalla NASA un finanziamento di 10 milioni di dollari per un sistema propulsivo per un lander lunare basato su propellenti criogenici[28].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Blue Origin has built three new rockets, may begin flying again this summer, su arstechnica.com. URL consultato il 24 novembre 2017.
  2. ^ La NASA ha messo in competizione SpaceX, Blue Origin e Dynetics per i futuri viaggi sulla Luna, su Il Post, 1º maggio 2020. URL consultato il 2 maggio 2020.
  3. ^ a b Blue Origin Charon Test Vehicle, su museumofflight.org, The Museum of Flight. URL consultato il 4 marzo 2013.
  4. ^ Blue Origin's Original Charon Flying Vehicle Goes on Display at The Museum of Flight, su museumofflight.org, The Museum of Flight. URL consultato il 4 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2013).
  5. ^ Alan Boyle, Blue Origin Rocket Report, su cosmiclog.msnbc.msn.com, 28 novembre 2006. URL consultato il 28 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2008).
  6. ^ Alan Boyle, Blue Alert For Blastoff, su cosmiclog.msnbc.msn.com, 2 dicembre 2006. URL consultato il 28 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2008).
  7. ^ Blue Origin – About Blue, su blueorigin.com. URL consultato il 5 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2013).
  8. ^ Copia archiviata (PDF), su faa.gov. URL consultato il 21 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2011).
  9. ^ Blue Origin – Research, su blueorigin.com. URL consultato il 5 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  10. ^ (EN) New Glenn [collegamento interrotto], su Blue Origin. URL consultato il 10 maggio 2019.
  11. ^ Gianmarco Vespia, Luna 2024: Jeff Bezos annuncia a sorpresa un lander innovativo. URL consultato il 10 maggio 2019.
  12. ^ Michael Graczyk, Private space firm launches 1st test rocket, Associated Press, 14 novembre 2006. URL consultato il 9 gennaio 2007 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2007).
  13. ^ Alan Boyle, Rocket Revelations, MSNBC, 23 marzo 2007. URL consultato il 29 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 19 gennaio 2008).
  14. ^ Recently Completed/Historical Launch Data, FAA AST. URL consultato il 3 febbraio 2008.
  15. ^ Recently Completed/Historical Launch Data, FAA AST. URL consultato il 30 maggio 2011.
  16. ^ Blue Origin has a bad day (and so do some of the media), su newspacejournal.com. URL consultato il 3 settembre 2011.
  17. ^ Blue Origin Conducts Successful Pad Escape Test, su blueorigin.com, Blue Origin, 22 ottobre 2012. URL consultato il 5 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2013).
  18. ^ Bill Harwood, Bezos’ Blue Origin completes first test flight of ‘New Shepard’ spacecraft, Spaceflight Now via CBS News, 30 aprile 2015. URL consultato l'11 maggio 2015.
  19. ^ Andy Pasztor, Jeff Bezos’s Blue Origin Succeeds in Landing Spent Rocket Back on Earth, Wall Street Journal, 24 novembre 2015. URL consultato il 24 novembre 2015.
  20. ^ Launch. Land. Repeat., su blueorigin.com. URL consultato il 23 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2016).
  21. ^ Emily Calandrelli, Blue Origin launches and lands the same rocket for a third time, su techcrunch.com, 2 aprile 2016. URL consultato il 3 aprile 2016.
  22. ^ Alan Boyle, Jeff Bezos’ Blue Origin live-streams its spaceship’s risky test flight, su GeekWire, 19 giugno 2016. URL consultato il 21 giugno 2016.
  23. ^ Jeff Foust, Blue Origin successfully tests New Shepard abort system, in SpaceNews, 3 ottobre 2016. URL consultato il 29 aprile 2018.
  24. ^ (EN) Jeff Bezos Shows Off What It's Like to Ride His New Rocket Capsule Into Space, in Fortune. URL consultato il 25 gennaio 2018.
  25. ^ https://www.engadget.com/2018/04/28/blue-origin-first-test-flight-2018-livestream/
  26. ^ Blue Origin proposes orbital vehicle « NewSpace Journal. URL consultato il 10 maggio 2019.
  27. ^ (EN) NASA - NASA Awards Next Set Of Commercial Crew Development Agreements, su nasa.gov. URL consultato il 10 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2018).
  28. ^ NASA Announces New Partnerships in Space Exploration Technologies, su NASA, 8 agosto 2018. URL consultato il 10 maggio 2019.

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