Omicidio di Antonio Custra

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Antonio Custra

L'omicidio di Antonio Custra venne commesso a Milano il 14 maggio 1977 (la morte sopravvenne in realtà alle prime ore del giorno successivo al Policlinico di Milano ove il sottufficiale era stato ricoverato in condizioni disperate, come riportato sia dal Corriere della Sera che dalla rivista Fiamme d'Oro): la vittima era un poliziotto italiano, vicebrigadiere del terzo reparto celere di Milano, morto assassinato mentre prestava servizio durante una manifestazione di militanti di estrema sinistra.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Autonomi armati alla manifestazione del 14 maggio 1977 a Milano

L'omicidio[modifica | modifica wikitesto]

Altra immagine dello scontro, rilasciata dal tribunale dopo trent'anni dai fatti

Per protestare contro l'arresto di due avvocati, Giovanni Cappelli e Sergio Spazzali,[1] iscritti a Soccorso Rosso Militante[2], due giorni dopo l'accaduto, il 14 maggio a Milano fu indetta una manifestazione da parte di alcuni militanti appartenenti a organizzazioni della sinistra extraparlamentare. Intorno alle 17:00 il corteo di manifestanti provenienti dal carcere di San Vittore e diretti in piazza del Duomo, una volta giunto nei pressi di via De Amicis, venne intercettato dagli agenti della celere[3].

In breve tempo la manifestazione degenerò in una vera e propria battaglia e gli autonomi iniziarono ad aprire il fuoco contro gli agenti. L'agente Custra, schierato con il resto del suo reparto, venne colpito al volto da uno dei proiettili esplosi con una pistola Beretta 7,65 dagli autonomi, che gli trapassò la visiera del casco, uccidendolo[4]. Antonio Custra lasciò la moglie incinta, che partorì poco dopo.

Le indagini[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Memeo

Durante la manifestazione, grazie alla presenza di diversi fotografi, vennero scattate alcune foto che furono poi pubblicate nei giorni successivi da tutti i quotidiani del tempo. Una tra tutte, che mostrava un autonomo, Giuseppe Memeo, nell'atto di impugnare a due mani una pistola, puntata ad altezza d'uomo, divenne uno dei simboli della violenza di strada degli anni di piombo e della degenerazione dello scontro politico, che passò dalle manifestazioni di piazza alle bombe Molotov e all'uso delle armi da fuoco[5].

Dieci anni dopo, partendo da quella foto, fu riaperta l'inchiesta e individuato il colpevole in Mario Ferrandi, militante di sinistra, passato poi nelle file di Prima Linea e infine dissociatosi, che venne condannato per concorso in omicidio del vicebrigadiere[6]. Per concorso morale nell'omicidio, vennero condannati anche Giuseppe Memeo e Walter Grecchi, a 14 anni di carcere. Dopo essere stato condannato e aver espiato 4 anni di carcere di massima sicurezza in Italia, Grecchi, che si è riconosciuto in uno dei giovani mascherati fotografati, ma ha sempre sostenuto di non aver mai sparato, vive latitante in Francia[7].

Nel febbraio 2012 Maurizio Azzollini, un altro degli uomini identificati tra quelli mascherati e fotografati quel giorno nell'atto di sparare verso gli agenti, è divenuto uno stretto collaboratore del vicesindaco di Milano Maria Grazia Guida[8]. Un quinto autonomo, coinvolto e condannato a 15 anni, Pietro Mancini, fuggì in Brasile e nel 2009 ottenne la prescrizione del reato dalla corte d'assise di Milano[9]. Dopo trent'anni dal fatto Ferrandi ha incontrato a Milano, sul luogo della sparatoria, la figlia dell'agente ucciso[10][11].

Ricordo[modifica | modifica wikitesto]

Nel maggio 2008 il comune di Milano ha apposto una targa commemorativa in via De Amicis nel luogo dove il poliziotto cadde colpito.

Nel 2020 è stato realizzato il film Il buco in testa con la regia di Antonio Capuano. Il film è liberamente ispirato alla vicenda e, benché modificando i nomi dei protagonisti, parla della morte del vicebrigadiere Custra e punta l'attenzione sui sentimenti di sua figlia Antonia Custra che nel 2007 ha incontrato a Milano l’uomo che uccise suo padre.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marzio Fabbri, Arrestati due avvocati di Soccorso rosso con l'accusa di associazione sovversiva, in La Stampa, 13 maggio 1977. URL consultato il 14 agosto 2017.
  2. ^ Michele Brambilla, L'eskimo in redazione, Milano, Ares, 1991.
  3. ^ Scheda di Antonio Custra, su cadutipolizia.it, cadutipolizia.it. URL consultato il 12 aprile 2013.
  4. ^ Antonio Custra, su vittimeterrorismo.it, vittimeterrorismo.it. URL consultato il 26 novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2010).
  5. ^ Storia di una foto - Sergio Bianchi, su sherwood.it, sherwood.it, 14 settembre 2011. URL consultato il 12 aprile 2013.
  6. ^ Così gli autonomi uccisero l'agente Custra, in il Giornale, 16 maggio 2007. URL consultato l'11 febbraio 2008.
  7. ^ Enrico Bonerandi, "Sono in quella foto, chiedo la grazia, ma io non ho mai sparato", in Repubblica.it, 26 agosto 2007. URL consultato il 28 agosto 2007.
  8. ^ Azzollini: «Ho pagato e non sono mai fuggito, porterei un fiore sulla tomba dell'agente», in Corriere.it, 27 febbraio 2012. URL consultato il 27 febbraio 2012.
  9. ^ Rocco Cotroneo, Il delitto Custra e la fuga a Rio Il latitante Mancini ora è libero, in Corriere della Sera, 23 maggio 2009. URL consultato il 26 maggio 2015.
  10. ^ La figlia di Custra: soffro ma perdono. Voglio incontrare chi ha ucciso papà, in Corriere della Sera, 18 maggio 2007. URL consultato il 30 maggio 2015.
  11. ^ «Qui trent’anni fa ho sparato a tuo padre», in il Giornale, 27 giugno 2007. URL consultato il 28 agosto 2007.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Michele Brambilla, L'eskimo in redazione. Quando le Brigate Rosse erano «sedicenti», Milano, Ares, 1991.
  • Mario Calabresi, Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo, Milano, Mondadori, 2007.
  • Achille Serra, Poliziotto senza pistola. A Milano negli anni di piombo e della malavita organizzata, Milano, Bompiani, 2006.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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