Annie Lacroix-Riz

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Annie Lacroix-Riz

Annie Lacroix-Riz (1947) è una storica francese.

È stata docente di Storia contemporanea all'Università di Parigi-Diderot.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Proveniente dalla École normale supérieure di Sèvres, già docente associato di Storia, iniziò la sua attività di ricercatrice storica studiando il movimento operaio e sindacale: ottenne il dottorato, infatti, con una tesi sulla CGT (il sindacato dei lavoratori francesi) dalla Liberazione alla scissione del 1947. Con gli anni ottanta concentrò i suoi interessi storiografici sui rapporti internazionali della prima metà del XX secolo, dalla prima guerra mondiale alla Guerra fredda. Negli anni novanta, pur senza perdere di vista gli studi precedenti, si dedicò ai temi della collaborazione economica.

Particolarmente interessata ai rapporti tra Vaticano e Terzo Reich da un lato, e al collaborazionismo francese con il nazismo dall'altro, Lacroix-Riz è autrice di due studi in materia[1]. Militante comunista e cittadina impegnata, Lacroix-Riz si è esposta affrontando argomenti scomodi, quali ad esempio la produzione di Zyklon B da parte di industrie francesi durante l'occupazione nazista e non ha mai mancato di criticare il proprio Paese per la sottovalutazione e lo scarso impegno profuso nel contrastare il nazismo stesso[2].

Membro del Polo di Rinascita Comunista in Francia e della conferenza Asse per la Pace, Lacroix-Rix è impegnata in un lavoro di critica dell'attività di ricerca storica contemporanea, in particolare per quanto riguarda il finanziamento di imprese private al lavoro degli storici, cosa che secondo la sua opinione mina la loro indipendenza.[3]

Studi storico - politici[modifica | modifica wikitesto]

Annie Lacroix-Riz è - insieme a un movimento comunista del quale rivendica il retaggio storico, compreso il periodo staliniano.

La carestia in Ucraina del 1933[modifica | modifica wikitesto]

Riguardo alla carestia genocida del 1933 in Ucraina, la posizione di Anne Lacroix-Riz è che la sua attribuzione a Stalin è frutto della propaganda dell'epoca. In un recente articolo sull'argomento, Lacroix-Riz ha messo in discussione i documenti - provenienti dalle cancellerie tedesca e italiana di concerto col Vaticano - dai quali si desume il numero totale di morti e che tendono ad attribuire alla pianificazione di Stalin la carestia. La pubblicazione di tale articolo ha suscitato vive polemiche nella comunità ucraina in Francia e ha spinto il Congresso mondiale Ucraino a scrivere una lettera all'allora presidente francese Jacques Chirac[4].

In particolare, riguardo alla carestia ucraina del 1933, Lacroix-Riz sostiene che: «…l'URSS conobbe, nel 1932-33, una grave crisi alimentare, non una carestia, e, comunque, in nessun caso una carestia da “sei milioni di morti”…»[5]. A seguito di questa interpretazione dei fatti, un'associazione di ucraini di Francia ha indetto una petizione per «richiamare le più alte cariche dello Stato ad adoperarsi per combattere contro il revisionismo filo-staliniano», che molti hanno interpretato come la richiesta di licenziare o sospendere Lacroix-Riz dal suo incarico universitario. A tale petizione ne ha fatto seguito un'altra opposta, i cui primi firmatari sono stati i cosiddetti comunisti ortodossi. Il rettore della Settima Università ha ignorato entrambe le petizioni.

Quello sulla carestia in Ucraina è un dibattito tuttora aperto ed è un terreno sul quale si affrontano diversi storici: per fare un esempio, Stephen Wheatcroft[6] contesta a Robert Conquest[7] il numero totale di morti in quel periodo: secondo Wheatcroft sarebbero stati 4.500.000, secondo Conquest 7 milioni.

Zyklon B[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1998 una ricerca di Lacroix-Riz sullo Zyklon B, il composto chimico usato dai nazisti nelle camere a gas per lo sterminio per gli ebrei, fu parimenti oggetto di controversie. La tesi della storica è che anche le industrie francesi abbiano prodotto tale composto durante l'occupazione tedesca. Lo storico Denis Peschanski fu tra i principali critici di questa tesi[8].

Detrattori[modifica | modifica wikitesto]

  • Stéphane Courtois: «…La signora Lacroix-Riz ignora le testimonianze-base […] non tiene in alcun conto le regole elementari del lavoro di uno storico […] Non si pone mai interrogativi […] Per sovrammercato, Lacroix-Riz ignora del tutto i numerosi lavori tratti dagli archivi sovietici e sintetizzati da Nicolas Werth […] ignora del tutto le numerose opere in inglese»[9].
  • René Rémond sostiene che «[Lacroix-Riz] è ferma a un dibattito politico da Guerra fredda. Continua a muoversi in una prospettiva manichea, dove una fazione, quella moscovita, è il bene, la libertà e la pace; l'altra è il suo opposto, l'Impero del Male…»[10].

Sostenitori[modifica | modifica wikitesto]

  • A proposito del libro Le choix de la défaite, sul quale comunque esprime riserve, Gilles Perrault sostiene che «…in pasto all'ostilità di un gran numero di colleghi, ostracizzata da gran parte della stampa, Annie Lacroix-Riz ha una qualità che nemmeno i suoi detrattori possono negarle: scava negli archivi come un minatore nel carbone. Nemica del politicamente corretto, poco incline alle sfumature, Lacroix-Riz non è accondiscendente. Se pure non vi era una scelta deliberata di perdere, è anche vero che la volontà di vincere difettò tragicamente, e Lacroix-Riz lo dimostra chiaramente»[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Le Vatican, l'Europe et le Reich, Paris 1996; Industriels et banquiers sous l'occupation: la collaboration économique avec le Reich et Vichy, Paris 1999
  2. ^ Vedasi il recente Le choix de la défaite: les élites françaises dans les années 1930, Paris 2006
  3. ^ L'histoire contemporaine sous influence, Paris 2004
  4. ^ (FR) Il testo della lettera Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.
  5. ^ A. Lacroix-Riz, Sur la “famine” en Ukraine en 1933: Une campagne allemande, polonaise et vaticane, 2004, consultabile a questa pagina Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.
  6. ^ (EN) Docente di Storia Archiviato il 31 ottobre 2006 in Internet Archive. all'Università di Melbourne, Australia
  7. ^ (EN) Ricercatore alla Hoover Institution Archiviato il 16 maggio 2010 in Internet Archive. presso la Stanford University, Stati Uniti
  8. ^ (FR) L'articolo di Peschanski Archiviato il 19 novembre 2006 in Internet Archive. su Libération, 1999.
  9. ^ «Vous avez dit négationnisme?» in Le Meilleur des mondes nº 1, aprile 2006; cfr. anche dello stesso S. Courtois un articolo sul negazionismo della carestia ucraina in Histoire du christianisme, dicembre 2005.
  10. ^ Aventures et dossiers secrets de l'Histoire nº 10, dicembre 2005; tale rivista, diretta da Pierre-Alexandre Bouclay, è classificabile tra quelle di ispirazione cristiano-tradizionalista.
  11. ^ Gilles Perrault, «Quand une défaite compte autant de parrains…» da Le Monde diplomatique, agosto 2006.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Libri[modifica | modifica wikitesto]

  • Le Vatican, l'Europe et le Reich de la Première Guerre Mondiale à la Guerre Froide (1914-1955). Armand Colin, Parigi 1996. ISBN 2200216416
  • Industrialisation et sociétés (1880-1970): L'Allemagne. Ellipses, Paris 1997.
  • Industriels et banquiers français sous l'occupation: la collaboration économique avec le Reich et Vichy. Armand Colin, Paris 1999
  • L'histoire contemporaine sous influence, Le temps des Cerises, Paris 2004.
  • Le choix de la défaite: les élites françaises dans les années 1930. Armand Colin, Paris 2006.

Alcuni articoli a stampa[modifica | modifica wikitesto]

  • «Les grandes banques françaises de la collaboration à l'épuration, 1940-1950. II - La non-épuration bancaire 1944-1950» da Revue de la Seconde Guerre mondiale nº 142, 1986, pp. 81-101.
  • «Le rôle du Vatican dans la colonisation de l'Afrique (1920-1938): de la romanisation des Missions à la conquête de l'Ethiopie» in Revue d'histoire moderne et contemporaine, nº 41-1, 1994, pp. 29-81.
  • «Les élites économiques françaises et la collaboration économique: la banque, l'industrie, Vichy et le Reich» in Revue d'histoire de la Shoah. Le Monde Juif nº 159, 1997, pp. 8-123.

Internet[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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