Stéphane Courtois

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

«Focalizzarsi sul genocidio ebraico nel tentativo di caratterizzare l'Olocausto come un'atrocità unica [...] ha impedito la valutazione di altri episodi di grandezza paragonabile nel mondo comunista.»

Stéphane Courtois

Stéphane Courtois (Dreux, 25 novembre 1947) è uno storico francese, specialista di storia dei movimenti e regimi comunisti e, in particolare, di storia del comunismo e genocidi comunisti[2].

È autore di diversi libri e curatore del libro nero del comunismo, best seller tradotto in numerose lingue.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Courtois è direttore di ricerca presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica, nel Géode (gruppo di studio e di osservazione della democrazia) alla West University Paris Nanterre La Défense, nonché professore presso l'Institut catholique d'études supérieures- ICES. È direttore della rivista communisme, che ha cofondato con Annie Kriegel nel 1982, ed è membro del think tank neoconservatore Cercle de l'Oratoire.

Da studente, fra il 1968 e il 1971, Courtois era un maoista, anche se in seguito divenne apertamente anti-comunista e un forte sostenitore della democrazia, del pluralismo, di diritti umani, e dello stato di diritto.[3]

Courtois sostiene che il Comunismo e il Nazismo sono sistemi totalitari leggermente diversi[non chiaro], e che il comunismo è responsabile dell'assassinio di circa 100 milioni di persone nel XX secolo, nonostante una società veramente comunista non sia mai esistita nella storia dell'umanità. Nei suoi studi sostiene inoltre, sulla scia di Ernst Nolte, che i nazisti hanno adottato i medesimi metodi repressivi sovietici.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Stéphane Courtois (a cura di), The Black Book of Communism: Crimes, Terror, Repression, Harvard University Press, 1999, p. 9, ISBN 0-674-07608-7.
  2. ^ Copia archiviata, su eicee.org. URL consultato il 14 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2008).
  3. ^ Christophe Bourseiller, Les Maoïstes. La folle histoire des gardes rouges français, Paris, Plon, 1996, p. 277.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN97749953 · ISNI (EN0000 0001 2096 6943 · SBN LO1V045933 · LCCN (ENn80056147 · GND (DE121035131 · BNE (ESXX1603802 (data) · BNF (FRcb11898003h (data) · J9U (ENHE987007260154905171 · NSK (HR000144038 · NDL (ENJA00859196 · CONOR.SI (SL10447203 · WorldCat Identities (ENlccn-n80056147