Andrea Provana di Leinì

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Andrea II Provana di Leinì (Leinì, 1511Nizza, 29 maggio 1592) è stato un ammiraglio italiano. Deve in massima parte la sua fama per aver comandato, nel 1571, la flotta sabauda nella battaglia di Lepanto contro l'Impero ottomano.

Biografia

Nato nel 1511[1] da Giacomo III e da Anna Grimaldi di Boglio, fu, com'è stato scritto, «la figura che in tutti i momenti più importanti della storia piemontese, durante la seconda metà del XVI secolo, spiccò sopra ogni altra accanto a quella del duca Emanuele Filiberto I di Savoia»[2], col quale combatté nel castello di Nizza, durante la guerra contro Enrico II di Francia con l'incarico di maestro di campo generale e luogotenente generale.

Si distinse nella guerra delle Fiandre, dove è ricordata nel 1553 una sua solitaria missione: infiltratosi tra le file dell'esercito nemico che assediava la piazzaforte di Bapaume, tra il confine del Belgio e lo stretto di Calais, riuscì con una azione di intelligence a far riportare al duca di Savoia, comandante dell'esercito imperiale, una vittoria sull'esercito francese. Mentre tre anni più tardi, nel 1556, fu incaricato di provvedere alle fortificazioni di Villafranca marittima, il porto di Nizza, e di allestire una flottiglia di guerra.

Secondo alcuni storici, con Andrea Provana si può fissare la vera origine della marina piemontese, destinata un giorno a conglobare tutte quelle della nazione italiana [3]. La sua fedeltà fu, peraltro, ricompensata con la nomina di Capitano Generale della flotta sabauda e Governatore di Nizza. Nella Savoia ed a Nizza è ricordato per aver represso, con durezza, una sedizione perpetrata da un gruppo di Ugonotti che si era ribellato al duca di Savoia: i capi della congiura erano stati, infine, catturati e giustiziati.

Navigò su ordine del duca in varie imprese contro i pirati barbareschi e in soccorso della flotta spagnola contro i Turchi. Degna di menzione è in tal senso la sua partecipazione, nel 1563, alla spedizione per il recupero di Peñón de Vélez de la Gomera, sulla costa marocchina, che dal 1522 era in potere dei barbareschi, minacciando le comunicazioni verso lo stretto di Gibilterra. Altra impresa di Andrea Provana rimonta al 1565, con la partecipazione alla liberazione di Malta, che stava per essere conquistata dai Turchi.

Tuttavia, l'impresa che lo rese celebre fu nel 1571, quando si distinse nella battaglia di Lepanto, come ammiraglio della flotta del Ducato di Savoia. Durante il corso della battaglia fu colpito alla testa, ma sì salvò grazie al "morione", cioè l'elmetto che portano le guardie svizzere, che ammortizzò l'impatto. Il morione gli era stato donato da Francesco Maria II della Rovere, principe d'Urbino, che aveva chiesto di salpare con la "Capitana" di Provana, desiderando di combattere sopra le navi del duca di Savoia e al fianco dell'ammiraglio. Su quella Galea, peraltro, era salita anche la quinta compagnia del reggimento lombardo di Francesco Paolo Sforza di Caravaggio, comandata dal capitano Gianbattista Bonarelli della Rovere. Due giorni dopo la vittoria contro l'Impero ottomano, Andrea Provana, dal porto di Petalà mandò al duca di Savoia una relazione che rimane uno dei più interessanti resoconti dell'intero svolgimento della battaglia[4]. Per questa impresa, egli ottenne numerosi riconoscimenti, tra vitalizi, titoli e onorificenze, quali quelle di Grande Ammiraglio dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e il "Collare" dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata.

Morì a Nizza nel maggio del 1592[5]. Le sue spoglie, inizialmente deposte a Villefranche-sur-Mer, vennero in seguito trasportate nella cappella di famiglia a Frossasco.

Note

  1. ^ L'anno di nascita è attestato dalle ricerche, archivistiche ed epigrafiche, condotte da Giuseppe Vernazza (1745-1822), il quale, intenzionato in principio a scriverne una biografia, passò poi i suoi manoscritti a Carlo Tenivelli (1754-1797), che vi provvide nel 1787. Cfr. in tal senso C. Tenivelli, Vita di Andrea Provana ammiraglio, in Idem, Biografia Piemontese, Soffietti, Torino 1787.
  2. ^ A. Segre, L'opera politico militare di Andrea Provana di Leyni nello Stato Sabaudo dal 1553 al 1559: memoria, in «Memorie della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche (della) Reale Accademia dei Lincei», s. V, vol. VI (1898), parte I.
  3. ^ A.Manno e A.V.Vecchi nelle Note Istoriche sulla Marineria Savoina pubblicate sulla "Rivista Marittima", anno XII, Primo trimestre 1879
  4. ^ Lo storico Ercole Ricotti, che, nella sua Storia della Monarchia Piemontese, pubblicò nel 1861 la "Relazione Provana" (conservata nell'Archivio di Stato di Torino), scrisse al riguardo: «Andrea Provana lasciò fama di essere stato, col senno e colla mano, in mare e in terra, uno dei fondamenti della restaurata monarchia piemontese...». Dello stesso tenore anche Pietro Gioffredo (1629-1692), storico ufficiale del ducato di Savoia, nella sua Storia delle Alpi Marittime, pubblicata postuma nel 1839, che scrisse: «lì 29 maggio 1592 morirono in Nizza due personaggi considerabili, Alessandro Grimaldi di Boglio ed Andrea Provana di Leiny, conte di Alpignano e Frossasco, cavaliere dell'Annunziata, che fin dalla prima gioventù aveva lodevolmente servito i duchi Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele, massime nelle cose marittime, uomo di grande giudicio, sagacità ed esperienza».
  5. ^ Tale data di morte, che alcuni vorrebbero invece risalente al 1590, sembrerebbe dimostrata dalla stessa biografia del Provana: nel 1591 egli risultava, infatti, al comando del forte di Demonte, mentre nei primi mesi del 1592 fu inviato presso la corte spagnaola. In questa direzione, oltre le cit. opere di Ricotti e Gioffredo, lo storico Gaudenzio Claretta in Dell'Ordine Mauriziano nel I secolo della sua ricostruzione, e del suo Grande Ammiraglio Andrea Provana di Leynì, pubblicato a Torino nel 1890 (il quale, tuttavia, fisserebbe la data di morte al 22 maggio, anziché al 29, come invece attestano gli altri autori).

Bibliografia

  • U. Salvo, Alpignano e Andrea Provana. Le straordinarie imprese del Conte di Alpignano il Grande Ammiraglio Andrea Provana nel IV centenario della sua morte (1592-1992), Melli, Susa 1992.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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