Amphimoschus

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Amphimoschus
Cranio e mandibola di Amphimoschus
Stato di conservazione
Fossile
Periodo di fossilizzazione: Miocene
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Superordine Laurasiatheria
(clade) Ungulata
Ordine Artiodactyla
Sottordine Ruminantia
Infraordine Pecora
Famiglia Incertae sedis
Genere Amphimoschus
Gray, 1852
Specie
  • Amphimoschus artenensis
  • Amphimoschus pontileviensis
  • Amphimoschus xishuiensis

L'anfimosco (gen. Amphimoschus Gray, 1852) è un mammifero erbivoro estinto, appartenente agli artiodattili. Visse nel Miocene inferiore - medio (circa 15 - 13 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in Europa e in Asia.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Questo animale era di dimensioni e aspetto piuttosto simili a quelli di un odierno mosco (Moschus moschiferus), con lunghe zampe snelle e un corpo corto e agile. Il cranio doveva essere dotato di due lunghi canini superiori, paragonabili a quelli del mosco. Il resto della dentatura, però, distingueva questo animale non solo dai moschi odierni, ma anche dai numerosi artiodattili miocenici simili ai tragulidi. Gli ultimi premolari di Amphimoschus non erano molarizzati, ed era assente anche la cosiddetta "Palaeomeryx fold" tipica dei paleomericidi. Un'altra notevole caratteristica era la bolla timpanica (una struttura ossea a protezione delle ossa dell'orecchio) rigonfia e liscia.

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Amphimoschus è stato descritto per la prima volta nel 1852 da Gray; i fossili di questo animale sono stati ritrovati in vari giacimenti europei, principalmente in Francia e in Germania, ma alcuni resti dell'inizio del Miocene attribuiti con qualche dubbio al genere sono stati rinvenuti in Cina. Di questo genere sono note due specie: Amphimoschus artenensis, del Miocene inferiore, e la più recente A. ponteleviensis. Uno studio del 2021, tuttavia, indicherebbe che le due specie siano una sola, e che le differenze morfologiche siano dovute a ontogenesi (Mennecart et al., 2021).

Amphimoschus, per le sue caratteristiche dentarie, è stato avvicinato al gruppo dei Bovoidea, ed è stato inoltre messo in relazione con la famiglia dei cervidi, in una posizione intermedia tra i cervidi veri e propri e gli arcaici paleomericidi. È inoltre possibile che Amphimoschus sia l'antenato di Hoplitomeryx, un insolito ruminante del Miocene del Gargano, dotato di cinque corna sul capo. Benché sprovvisto di corna, Amphimoschus richiamerebbe l'animale del Gargano per caratteristiche della dentatura e della bulla timpanica; in ogni caso, le notevoli differenze morfologiche del resto del cranio potrebbero far supporre una convergenza evolutiva (Mennecart, 2012).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Amphimoschus, su Paleobiology Database. URL consultato il 6 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2013).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • T. Mors, F. Hocht, and B. Wutzler. 2000. Die erst Wirbeltierfauna aus der miozanen Braunkohle der Niederrheinischen Bucht (Ville-Schichten, Tagebau Hambach) [The first vertebrate fauna from the Miocene Ville Series of the Lower Rhine Embayment (Hambach open cast mine, western Germany)]. Paläontologische Zeitschrift 74(1/2):145-170
  • Mennecart, B. & Costeur, L. (2010). First description of the skull of Amphimoschus (Mammalia, ??Bovoidea??) and taxonomy of the genus. 8th Meeting of the European Association of Vertebrate Palaeontologists, Aix-en-Provence, Juni 7-12, 2010
  • Mennecart, B.(2012). The Ruminantia (Mammalia, Cetartiodactyla) from the Oligocene to the Early Miocene of Western Europe: systematics, palaeoecology and palaeobiogeography. Geofocus. 32, 1 – 263.
  • Mennecart B, Métais G, Costeur L, Ginsburg L, Rössner GE (2021) Reassessment of the enigmatic ruminant Miocene genus Amphimoschus Bourgeois, 1873 (Mammalia, Artiodactyla, Pecora). PLoS ONE 16(1): e0244661. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0244661

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