America (Dickens)
America | |
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Titolo originale | American Notes for General Circulation |
Pagina del titolo, scritta dall'autore delle illustrazioni "Daniel Maclise dal suo amico Charles Dickens, 18 ottobre 1842," un giorno prima della sua pubblicazione ufficiale. | |
Autore | Charles Dickens |
1ª ed. originale | 1842 |
1ª ed. italiana | 1951 |
Genere | diario di viaggio |
Lingua originale | inglese |
American Notes for General Circulation o più comunemente American Notes (pubblicato in Italia come America o come L'America) è un diario di viaggio di Charles Dickens, pubblicato per la prima volta in 19 ottobre 1842.
Il libro descrive in dettaglio il suo viaggio in Nord America, che si tenne dal gennaio al giugno 1842. Si comportò come un osservatore critico della società Americana, redigendo quasi una relazione sui suoi progressi. Questo scritto può essere paragonato nello stile ad Impressioni italiane, scritto quattro anni più tardi; tuttavia in questo testo Dickens si comporta più come un "turista" che come un critico. Il suo viaggio americano è stato anche fonte di ispirazione per il romanzo Martin Chuzzlewit. A quel tempo viveva Edgar Allan Poe, ma i due scrittori non s'incontrarono mai.
Il viaggio
[modifica | modifica wikitesto]Il 3 gennaio 1842, un mese prima del suo 30º compleanno, Dickens salpò con la moglie Kate e la sua cameriera Anne Brown, da Liverpool a bordo del piroscafo RMS Britannia, con rotta per gli Stati Uniti. Arrivò a Boston il 22 gennaio 1842 e, essendo stato riconosciuto dalla folla, l'autore venne subito circondato da una moltitudine di curiosi. Dickens in un primo momento fu contento di quest'attenzione, ma presto le infinite richieste cominciarono a minare il suo entusiasmo. Si lamentava così in una lettera al suo amico John Forster:
«I can do nothing that I want to do, go nowhere where I want to go, and see nothing that I want to see. If I turn into the street, I am followed by a multitude.»
«Non posso fare nulla di quello che voglio fare, non posso andare dove voglio andare e vedere quello che voglio vedere. Se mi giro per strada, sono seguito dalla folla.»
Visitò in particolare la East Coast ed i Grandi Laghi, sia degli Stati Uniti sia del Canada. Durante il suo ampio itinerario, visitò anche carceri e istituti mentale, giungendo anche alle praterie nordamericane. Fu particolarmente critico nei confronti della stampa americana e delle condizioni sanitarie delle città americane, scrivendo anche una spietata parodia dei costumi degli abitanti, tra cui, ma non solo, le loro conversazioni rurali e la pratica di sputare tabacco in pubblico (cap. 8 - Washington):
«As Washington may be called the head-quarters of tobacco-tinctured saliva, the time is come when I must confess, without any disguise, that the prevalence of those two odious practices of chewing and expectorating began about this time to be anything but agreeable, and soon became most offensive and sickening.»
«Come Washington potrebbe essere chiamata il quartier generale della saliva tinta di tabacco, è giunto il tempo in cui devo confessare, senza alcun travestimento, che la prevalenza di queste due pratiche odiose di masticare e di espettorare è iniziato in questo periodo, anche se tutt'altro che piacevole, e presto divenne ancora più offensivo e nauseante.»
A Washington, invocò il Presidente John Tyler, scrivendo che:
«...he looked somewhat worn and anxious, and well he might; being at war with everybody - but the expression of his face was mild and pleasant, and his manner was remarkably unaffected, gentlemanly, and agreeable. I thought that in his whole carriage and demeanour, he became his station singularly well.»
«...Sembrò un po' consumato ed ansioso e potrebbe stare meglio; voleva essere in guerra con tutti - anche se l'espressione del suo viso era mite e piacevole, ed i suoi modi erano notevolmente spontanei, gentili e piacevoli. Ho pensato che in tutto il suo portamento ed il suo contegno, mantien singolarmente bene il suo ruolo.»
Sebbene fosse generalmente impressionato da quello che ha trovato, non poté però perdonare l'esistenza della schiavitù negli Stati Uniti e gli ultimi capitoli del libro sono dedicate ad una critica di questa pratica. Fu anche triste per il problema di copyright. Dickens, in questo periodo, era diventato una celebrità internazionale, ma a causa della mancanza di una legge sulla violazione del copyright, numerose copie delle sue opere erano liberamente disponibile in Nord America e lui non poteva sopportare di perdere denaro.
Le lettere di Dickens ai suoi amici, tra cui l'illustratore Daniel Maclise e John Forster, contribuirono a formare la base del libro.
Edizioni italiane
[modifica | modifica wikitesto]- L'America, trad. di Gianfranco Corsini e Gianni Miniati, 2 voll., Collana Universale Economica nn.116-117, Milano, Cooperativa Libro Popolare, 1951; Introduzione di Michael Slater,[1] Milano, Mursia, 1982; trad. riveduta, Collana UEF. I Classici, Milano, Feltrinelli, 1996-2022; a cura di M. Gulinucci, Roma, Liberal Libri-Atlantide Editoriale, 1996; Roma, Editori Internazionali Riuniti, 2013, ISBN 978-88-359-9226-4.
- Diario americano, Collana Caravelle, Roma, Theoria, 2021, ISBN 978-88-549-8123-2.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ tradotta da Maria Buitoni
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) American Notes, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) eBook di America, su Progetto Gutenberg.
- Versioni Online
Controllo di autorità | VIAF (EN) 179759557 · LCCN (EN) nr98014424 · GND (DE) 4799876-3 |
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