Amanita verna

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Alcuni dei contenuti riportati potrebbero generare situazioni di pericolo o danni. Le informazioni hanno solo fine illustrativo, non esortativo né didattico. L'uso di Wikipedia è a proprio rischio: leggi le avvertenze.
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Tignosa di primavera
Amanita verna
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Fungi
Divisione Basidiomycota
Sottodivisione Agaricomycotina
Classe Agaricomycetes
Sottoclasse Agaricomycetidae
Ordine Agaricales
Famiglia Amanitaceae
Genere Amanita
Specie A. verna
Nomenclatura binomiale
Amanita verna
(Bull.) Lam., 1783
Amanita verna
Caratteristiche morfologiche
Cappello
convesso
Imenio
Lamelle
libere
Sporata
bianca
Velo
anello e volva
Carne
immutabile
Ecologia
Commestibilità
mortale

La tignosa di primavera (Amanita verna (Bull.) Lam., 1783) è un fungo mortale primaverile appartenente alla famiglia delle Amanitaceae[1] che causa ogni anno un numero non indifferente di avvelenamenti in quanto sistematicamente confuso con il comune "prataiolo". È una delle quattro amanite mortali presenti in Italia (le altre sono la phalloides, la virosa e la porrinensis, quest'ultima molto rara).
Infatti i raccoglitori più inesperti spesso hanno la cattiva abitudine di raccogliere i funghi recidendo il gambo: così facendo non si accorgono della volva, che in questa specie è completamente "interrata" e quindi non visibile, nonostante sia piuttosto grossa e vistosa (vedi foto); vedendola gli stessi si renderebbero conto che non si tratta di un innocuo e prelibato fungo del genere Agaricus, da cui è distinguibile anche per le lamelle di colore bianco e non rosa o bruno violacee.
Per molto tempo è stata considerata una semplice variante decolorata di Amanita phalloides mentre vi sono invece vari caratteri che la distinguono dall'A. phalloides var. alba.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal latino vernus, primaverile, per via della stagione in cui fa la sua comparsa.[2]

Descrizione della specie[modifica | modifica wikitesto]

Cappello[modifica | modifica wikitesto]

Emisferico, poi piano, glabro, viscoso a tempo umido, bianco o lievemente ocraceo al centro, con margine sottile e non striato, con diametro tra i 3 e gli 8 cm.[3]

Lamelle[modifica | modifica wikitesto]

Fitte, intercalate da numerose lamellule, non annesse al gambo, bianche.

Gambo[modifica | modifica wikitesto]

4-10 × 0,6-1,5 cm di diametro, alto, cilindrico, leggermente ingrossato alla base, farinoso dall'anello al piede, prima pieno, poi farcito e da adulto cavo, bianco.[3]

Anello[modifica | modifica wikitesto]

Situato molto in alto, quasi sotto l'inserzione delle lamelle, di colore bianco, poco resistente.[3]

Volva[modifica | modifica wikitesto]

Globosa, bianca, molto grossa in rapporto alla dimensione del fungo da giovane, spesso completamente interrata, libera, membranosa e lobata.[3]

Carne[modifica | modifica wikitesto]

Tenera, bianca ed immutabile.

  • Odore: mite, ma disgustoso negli esemplari vecchi.
  • Sapore: un po' acre.[3]

Si sconsiglia vivamente l'assaggio per la specie in questione, al fine di evitare accidentali ingestioni di frammenti di fungo.

Microscopia[modifica | modifica wikitesto]

Spore

Bianche in massa, sferoidali e amiloidi, 7-8 × 9-10 µm.[3]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

In boschi di latifoglie, soprattutto nei terreni calcarei; fa la sua comparsa all'inizio della primavera e cresce fino all'autunno. Poco diffusa.[3]

Commestibilità[modifica | modifica wikitesto]


Mortale.[4]

Uno dei funghi più pericolosi che esistano in quanto facilmente confondibile con prataioli commestibili.

Contiene l'amanitina, un ciclo-peptide avente struttura molecolare piuttosto complessa, in grado di arrestare la sintesi proteica tramite l'inibizione dell'enzima RNA-polimerasi e di provocare la sindrome falloidea; l'amanitina è presente anche nell'Amanita phalloides e nell'Amanita virosa.[2] I primi sintomi vengono avvertiti come in caso di avvelenamento da Amanita phalloides, nelle 12 / 24 ore dopo l'ingestione del fungo, per questo motivo è molto spesso letale.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sinonimi e binomi obsoleti[modifica | modifica wikitesto]

  • Agaricus bulbosus f. vernus Bull. 1780
  • Agaricus vernus Bull., Herbier de la France 3: tab. 108 (1783) [1782-83]
  • Amanita virosa Secr., (1833)
  • Amanitina verna (Bull.) E.-J. Gilbert, Iconographia Mycologica 27(Suppl. 1): 78 (1941)
  • Venenarius vernus (Bull.) Murrill, Lloydia 11: 104 (1948)[5]

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

La presenza della volva, mancante in alcuni suoi simili di colore bianco (alcuni funghi dei generi Agaricus e Leucoagaricus), è il carattere più sicuro per evitare sbagli fatali.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Amanita verna, in Index Fungorum, CABI Bioscience.
  2. ^ a b Amanita verna (Bull.: Fr.) Lamk - Tignosa di Primavera, su micoweb.it. URL consultato il 26 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2015).
  3. ^ a b c d e f g h Amanita verna (Bull.) Pers., su agraria.org. URL consultato il 26 gennaio 2015.
  4. ^ Nicola Sitta, Paolo Davoli, Marco Floriani, Edoardo Suriano, Guida ragionata alla commestibilità dei funghi (PDF), su regione.piemonte.it, p. 34. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  5. ^ Amanita verna (Bull.) Lam., su speciesfungorum.org. URL consultato il 26 gennaio 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enrico Bini, Andrea Catorici, Antonio dell'Uomo, Roberto Falsetti, Ettore Orsomando, Monica Raponi, Funghi del Parco Nazionale dei Monti Sibillini Collana dei Quaderni Scientifico Divulgativi del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Ancona, Aniballi Grafiche s.r.l., 2002.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Micologia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di micologia