Alonso Pérez de Guzmán y Sotomayor

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Alonso Pérez de Guzmán y Sotomayor
Ritratto di Don Alonso Perez de Guzman y Sotomayor (1612), dipinto di Francesco Giannetti
NascitaSanlucar de Barrameda, 10 settembre 1550
MorteSanlucar de Barrameda, 26 luglio 1615
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servito Impero Spagnolo
Forza armata Real Armada Española
ArmaMarina
GradoCapitán general del mar Océano
GuerreGuerra anglo-spagnola
Comandante diInvincibile Armada
Decorazionivedi qui
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Alonso Pérez de Guzmán y Sotomayor (Sanlúcar de Barrameda, 10 settembre 1550Sanlucar de Barrameda, 26 luglio 1615) è stato un ammiraglio spagnolo, noto anche con il nome di Alonso Pérez de Guzmán el Bueno y Zúñiga, fu XII Signore di Sanlucar, X conte di Niebla, VII duca di Medina Sidonia e V marchese di Cazaza.[1] Nominato dal Re Filippo II Capitán General del Mar Océano fu comandante in capo della Armada Española che diresse nella tragica avventura conosciuta come Invincibile Armata (Grande y Felicísima Armada). Nel 1558, alla morte di suo nonno, il sesto duca di Medina Sidonia, ereditò uno dei più grandi patrimoni europei dell'epoca.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Sanlúcar de Barrameda il 10 settembre 1550, figlio di Juan Carlos de Guzmán y de Aragón nono conte di Niebla[2] e di Leonor de Zúñiga y Sotomayor. Nel 1558, alla morte del nonno ereditò il titolo di settimo duca di Medina Sidonia e decimo conte di Niebla, oltre a uno dei più grandi patrimoni europei dell'epoca. Nel 1565 fu promesso sposo ad Ana Gómez de Silva y Mendoza,[3] che allora aveva quattro anni. Nel 1572, quando la duchessa Ana aveva dieci anni il Papa concesse la dispensa alla celebrazione e alla consumazione del matrimonio. Cominciò a mettersi in luce come militare nel 1581 durante una spedizione contro i Saraceni, venendo in quello stesso anno nominato cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro e Capitano Generale della Lombardia.[4] Successivamente si comportò con molto valore quando nel 1587[5] respinse gli attacchi della flotta del corsaro Francis Drake contro Cadice.[6]

L'Invincibile Armada[modifica | modifica wikitesto]

Dato il continuo disturbo che le navi corsare inglesi arrecavano al commercio ed alle città costiere spagnole, a partire dal 1583 il Marchese di Santa Cruz,[7] sottopose al re Filippo II[8] l'idea di allestire una potente armata navale per invadere l'Inghilterra.[7] Il re approvò il progetto, ma quando la flotta fu in pieno allestimento, il Marchese di Santa Cruz morì improvvisamente il 9 febbraio 1588.[9] In sostituzione di de Bazán, Filippo II lo nominò[10] allora Capitán general del mar Océano (comandante dell'Armada)[11] e Capitán General de la costa de Andalucia.[12] Egli cercò in tutti i modi di rifiutare l'incarico, arrivando a scrivere una lettera ad uno dei segretari del re, Don Juan de Idiaquez o Don Cristobal de Moura, facendo presente il suo cattivo stato di salute, la sua ignoranza dei piani di guerra spagnoli, e la sua impreparazione a condurre una campagna navale, oltre a segnalare il fatto che soffriva di mal di mare. Il re non vide mai quella lettera perché nessuno dei suoi segretari osò sottoporgliela. Cercò in ogni modo di ritardare la sua partenza, ma Filippo II insistette, ed egli dovette allora recarsi a Lisbona (Portogallo) dove assunse il comando della flotta, già ribattezzata Invincibile Armada.[13] Durante quel periodo si distinse per il suo lavoro di organizzatore che, nei limiti delle scarse disponibilità finanziarie, fu piuttosto fruttuoso.[14] Riorganizzò la flotta, razionalizzando la caotica distribuzione dei rifornimenti e dei cannoni, aumentando per questi ultimi la dotazione di colpi da 30 a 50 per arma. Ottenne il permesso reale di aggiungere i galeoni castigliani della "Indian Guard" all'Armada, raddoppiando in pratica la forza da combattimento di prima linea. Ottenne il permesso che gli uomini degli equipaggi passassero del tempo a terra, invece che rimanere sempre a bordo come avveniva prima con effetti deleteri sulla salute dei marinai e sul loro morale. Riuscì a stabilire buoni rapporti con i suoi subordinati e raccolse forniture supplementari di vele per le navi.

Il comando della flotta[modifica | modifica wikitesto]

ll 30 maggio 1588, alzando la sua insegna sul galeone San Martin,[15] salpò da Lisbona al comando di 138 navi a bordo delle quali si trovavano 30.000 uomini, di cui solo 8.000 erano marinai provetti.[13] Il suo comportamento come comandante della flotta durante la successiva serie di scontri con gli inglesi fu oggetto di numerose critiche. Mancando di esperienza militare dimostrò poca iniziativa o fiducia in se stesso, obbedendo cautamente alle istruzioni del re e basandosi sul parere dei suoi consiglieri e dei suoi comandanti subordinati. Questa tendenza venne supportata dal suo consigliere anziano, uomo di fiducia di Filippo II, Don Diego Flores de Valdes, un ufficiale esperto di mare, ma noto per la sua grande prudenza. Inoltre egli sottovalutò seriamente la difficoltà di coordinare le sue azioni con il comandante delle forze spagnole nei Paesi Bassi, il Duca di Parma,[7] che avrebbe dovuto lanciare la sua flotta di invasione. Il Duca di Parma disponeva nei Paesi Bassi di ventiseimila soldati che avrebbero dovuto incontrare l'Armada in mare aperto. Questo problema risultava fondamentale per la piena riuscita del piano operativo imposto ai due comandanti da Filippo II. Nonostante i limiti insiti nella totale mancanza di esperienza di comando, in combattimento si comportò con coraggio ed intelligenza.[16] Rientrato in Spagna dopo il fallimento della campagna con solo 48 navi, ed in pessime condizioni di salute, il re lo sollevò dal comando concedendogli il permesso di ritornare a casa per la convalescenza. Rimessosi in salute, nel 1595 riprese il suo posto[17] come Capitán general del mar Océano e Capitán General de Andalucía, continuando a servire la corona spagnola per altri due decenni, sia sotto Filippo II che sotto Filippo III.[18]

Quando nel 1596 una flotta anglo-olandese attaccò Cadice, la sua lentezza nel reagire fu in gran parte responsabile del sacco della città. Il poeta Miguel de Cervantes per questo fatto lo ridicolizzò dedicandogli un sonetto.[19] Nel 1606, durante il regno di Filippo III, la sua ostinazione portò alla perdita della squadra navale inviata a riconquistare Gibilterra caduta in mano olandese.[20] Morì nel 1615 e nel titolo nobiliare gli successe il figlio Juan Manuel Perez de Guzmán y Gomez de Silva.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro - nastrino per uniforme ordinaria

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Alonso Pérez de Guzmán compare come personaggio nell'ultimo capitolo della trilogia di Ken Follett "La Colonna di Fuoco", romanzo del 2017.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Howarth 1981, p. 20.
  2. ^ Figlio di Juan Alfonso Pérez de Guzmán, sesto duca di Medina Sidonia e ottavo conte di Niebla, egli morì nel 1556, due anni prima del padre.
  3. ^ Figlia di Ruy Gómez de Silva primo Principe di Ebolì e di Ana de Mendoza y de la Cerda, principessa di Eboli, duchessa di Pastrana.
  4. ^ Colección de documentos inéditos para la historia de España, vol XXVIII, pag. 369.
  5. ^ Duro 1896, p. 12.
  6. ^ Fu anche protettore di Jerónimo Sánchez de Carranza, che scrisse il primo testo sulle regole della scherma spagnola, denominato Verdadera destreza.
  7. ^ a b c Duro 1896, p. 7.
  8. ^ Duro 1896, p. 6.
  9. ^ Duro 1896, p. 17.
  10. ^ Tre giorni prima della morte di de Bazan Filippo II aveva già preparato il decreto di nomina per il Duca di Medina Sidonia. La motivazione della scelta rimane sconosciuta, ma si può ipotizzare che la scelta potesse essere dipesa dall'altissimo rango sociale ricoperto del duca, dalla sua competenza amministrativa, dalla modestia e tatto, e, non ultimo dalla sua reputazione che fosse un buon cristiano. Inoltre Filippo II era sicuro che Medina Sidonia avrebbe eseguito i suoi ordini alla lettera, cosa non del tutto sicura se al comando vi fosse stato de Bazan o uno dei suoi sottoposti, Juan Martínez de Recalde o Miguel de Oquendo y Segura.
  11. ^ Colección de documentos inéditos para la historia de España, vol XXVIII, pag. 378.
  12. ^ Duro 1896, p. 459.
  13. ^ a b Duro 1896, p. 21.
  14. ^ Il parere degli storici moderni sugli sforzi di Medina Sidonia per preparare il Armada è generalmente favorevole.
  15. ^ Duro 1896, p. 22.
  16. ^ Le accuse di codardia rivoltegli successivamente sono quasi tutte di fonte inglese. Esse sostenevano che il duca di Medina Sidonia era un pazzo e un codardo, e che si nascondeva sottocoperta in una sala appositamente rinforzata. Questa storia entrò a far parte delle descrizioni popolari della battaglia, in cui il duca di Medinia Sidonia è stato spesso descritto come un buffone incompetente, in particolare nella storia della battaglia scritta dal monaco Juan de Victoria, che addossava su di lui tutta la colpa per la sconfitta.
  17. ^ Il favore immeritato dimostrato al Duca da Filippo II di Spagna venne spiegato come un interesse paterno verso la duchessa, ma secondo i pettegolezzi dell'epoca il re fu accusato di avere una relazione con la principessa di Eboli.
  18. ^ Duro 1896, p. 208.
  19. ^ Soneto a la entrada del duque de Medina en Cádiz, en Wikisource.
  20. ^ Duro 1896, pp. 246-247.

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Controllo di autoritàVIAF (EN2560147270686435700005 · ISNI (EN0000 0000 8780 6234 · CERL cnp00541950 · LCCN (ENn88128539 · GND (DE118907808 · BNF (FRcb12311205p (data) · J9U (ENHE987007265248205171 · WorldCat Identities (ENlccn-n88128539