Vai al contenuto

Abies veitchii

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Abies veitchii
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisionePinophyta
ClassePinopsida
OrdinePinales
FamigliaPinaceae
GenereAbies
SpecieA. veitchii
Nomenclatura binomiale
Abies veitchii
Lindl.
Sinonimi
Nomi comuni

(en) Veitch's fir
(it) Abete di Veitch

Abies veitchii Lindl. è un abete endemico delle isole di Honshū e Shikoku in Giappone.[1]

Il nome generico Abies, utilizzato già dai latini, potrebbe, secondo un'interpretazione etimologica, derivare dalla parola greca ἄβιος = longevo.[2] Il nome specifico veitchii fu assegnato in onore di John Gould Veitch che rinvenne la specie sul Fuji nel 1861.[3]

È una conifera sempreverde di taglia medio-piccola, che arriva sino a 40 – 60 metri d'altezza, con unico tronco arrotondato di diametro fino a 2 metri; presenta una chioma che assume forma piramidale o conica. I rami sono corti e snelli, si diramano orizzontalmente e hanno un portamento ascendente in punta. I germogli, che inizialmente sono verdi o marrone chiaro, diventano grigio-giallastri nel secondo anno; hanno superficie liscia che diventa leggermente solcata successivamente, con pubescenza giallastra.[3]

Le foglie sono aghi lunghi 1,5-3 cm, larghi 1,5-2,2 mm, con lamina lineare o falcata, arrangiati a spirale e diffusi radialmente con quelli superiori più o meno a pettine e quelli inferiori diretti in avanti; l'apice dell'ago è emarginato o troncato. Il loro colore è verde scuro superiormente, con due bande biancastre di stomi inferiormente. Le gemme sono arrotondate e ovoidali, resinose.[3]

Sono strobili maschili lunghi 10-15 mm, ascellari e pendenti, giallastri con microsporofilli rossi.[3]

Sono coni eretti, di forma che varia tra ellissoidale e cilindrica, lunghi 4,5-7,5 cm e larghi 2-2,5 cm , di color viola-bluastro scuro prima della maturità, poi marrone-nerastro; hanno punta ottusa o papilliforme. Le scaglie sono reniformi o quasi a punta di freccia, con superficie liscia, lievemente pubescenti nelle parti esposte. Le brattee sono obcordate, lunghe 1-1,2 cm, dritte o ricurve. I semi alati, di color nero-grigiastro con riflessi verdi, lunghi 5-6 mm, sono cuneati.[3]

Da giovane è liscia, grigia-verdastra, con prominenti sacche resinose; nella parte bassa del fusto si sfoglia in scaglie con il passare degli anni.[3]

Distribuzione e habitat

[modifica | modifica wikitesto]

Cresce ad altitudini di 1200-2800 m su suoli normalmente di origine vulcanica, podzolici e ben drenati; il clima di riferimento è fresco e umido con precipitazioni annue comprese tra 1000 e 2500 mm, e inverni freddi e nevosi. I frequenti tifoni causano estese distruzioni alle foreste, limitandone l'età a 250-300 anni. Forma frequentemente foreste miste con altre conifere (Abies mariesii, Picea jezoensis hondoensis, Larix kaempferi, Thuja standishii, Pinus parviflora, Pinus pumila e Tsuga diversifolia) e alcune caducifoglie come Betula ermanii, Sorbus commixta, Prunus nipponica, Betula corylifolia e specie del genere Acer.[1]

È accettata la seguente sottospecie:[4]

Numerosi sono i sinonimi:[4]

  • Picea veitchii (Lindl.) Gordon
  • Pinus selenolepis Parl.
  • Pinus veitchii (Lindl.) W.R.McNab

Il legno è di bassa qualità, e viene utilizzato principalmente nell'industria cartaria. È abbastanza comune come albero ornamentale in giardini, parchi e orti botanici; specialmente in Inghilterra ebbe una buona popolarità alla fine del diciannovesimo secolo, quando i primi semi vennero importati dal Giappone, popolarità poi soppiantata successivamente da altre specie botaniche.[3]

Conservazione

[modifica | modifica wikitesto]

Pur essendo il suo areale progressivamente ristretto alle quote più elevate e meno urbanizzate, la rigenerazione della specie è tale da non considerarla in pericolo; viene classificata pertanto come specie a rischio minimo di estinzione (Least Concern) nella Lista rossa IUCN.[1]

  1. ^ a b c d (EN) Katsuki, T., Rushforth, K. & Zhang, D 2011, Abies veitchii, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Pier Luigi Nimis, Nevio Agostini, Marco Verdecchia e Elias Ceccarelli, Guida agli alberi del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (PDF), su Dryades project Dipartimento di Scienze della Vita Università di Trieste, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. URL consultato il 9 aprile 2019.
  3. ^ a b c d e f g (EN) Aljos Farjon, A Handbook of the World's Conifers (2 vols.), Brill, 2010, pp. 123-124. URL consultato il 9 aprile 2019.
  4. ^ a b (EN) Abies veitchii Lindl., in Plants of the World Online, Board of Trustees of the Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 29/4/2020.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Botanica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di botanica