Giorgio Levi Della Vida

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Giorgio Levi Della Vida (Venezia, 22 agosto 1886 - Roma, 25 novembre 1967), orientalista semitista, ebraista, arabista e islamista.

Nato a Venezia da famiglia ebrea di origini ferraresi, si trasferì con la famiglia prima a Genova, poi a Roma nella cui università si laureò nel 1909 con il semitista Ignazio Guidi; subito dopo la laurea svolse numerosi viaggi di studio al Cairo, ad Atene - presso la Scuola archeologica italiana - e a Creta. Ritornò definitivamente a Roma nel 1911, dove lavorò con il grande storico orientalista Leone Caetani alla redazione degli Annali dell'Islām; strinse legami di amicizia con Michelangelo Guidi, figlio di Ignazio, anch'egli illustre islamista, con Gaetano De Sanctis, Ernesto Buonaiuti, Giorgio Pasquali, Luigi Salvatorelli e con il sacerdote barnabita Giovanni Semeria. Da sempre profondamente interessato alle problematiche religiose, attraverso padre Semeria ed Ernesto Buonaiuti (scomunicato per il suo convinto modernismo), si accostò anche agli studi biblici malgrado la sua formazione culturale del tutto laica.

Dal 1914 al 1916 fu titolare della cattedra di "Lingua e Letteratura Araba" presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli; partecipò al primo conflitto mondiale con il grado di tenente e svolgendo il ruolo di interprete; assegnato alla cattedra di "Filologia semitica" nell' Università di Torino, vi poté prendere servizio solo alla fine del servizio militare e la tenne fino al 1919. Dal 1920 subentrò a Ignazio Guidi nell' Università di Roma come docente di "Ebraico e lingue semitiche comparate".

In quegli anni iniziò la collaborazione con alcuni giornali: scrisse sul quotidiano romano Il Paese, che cessò le pubblicazioni alla fine del 1922 dopo che la sede era stata devastata dagli squadristi fascisti. Lo stesso Levi Della Vida fu a sua volta vittima di un'aggressione da parte dei fascisti. Per invito di Salvatorelli, che ne era condirettore, prese a collaborare a La Stampa, dove diede testimonianza del clima politico romano nei giorni seguiti alla scomparsa di Giacomo Matteotti. Ebbe, nell'occasione, contatti con molti esponenti dell'opposizione antifascista tra i quali Giovanni Amendola, Carlo Sforza e Claudio Treves. Nel 1924 divenne presidente dell'Unione nazionale delle forze liberali e democratiche, fondata da Giovanni Amendola, e l'anno dopo firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti. Nelle sue testimonianze autobiografiche dichiarò di non essere mai stato particolarmente interessato all'attività politica, tuttavia di essere stato spinto dalla convinzione che il momento tragico che l'Italia stava attraversando con l'affermazione del fascismo rendesse necessario che ogni cittadina si assumesse le proprie responsabilità.
Negli anni Venti fece diretta conoscenza con Giovanni Gentile, anch'egli docente a Roma, e iniziò a collaborare all’Enciclopedia Italiana come esperto di Semitistica ed Ebraistica.
Fu uno degli appena dodici docenti universitari italiani che si rifiutarono di prestare il giuramento di fedeltà al re e al regime fascista imposto dall'articolo 18 del Regio Decreto 28 agosto 1931 ai professori di ruolo e incaricati; a seguito del rifiuto, l'anno successivo fu espulso dall’insegnamento universitario. Continuò tuttavia la collaborazione all’Enciclopedia Treccani, per la quale fu redattore, tra l'altro, della voce Ebraismo; ebbe, presso la Biblioteca Vaticana, l'incarico di catalogare il fondo di manoscritti arabi, di cui pubblicò nel 1935 un primo elenco, seguito da un secondo trenta anni dopo.
Dopo la promulgazione delle leggi razziali, nel 1939 espatriò negli Stati Uniti dove ricevette un incarico di insegnamento presso la Pennsylvania University a Philadelphia e quindi nell'Università di San Diego in California, alla cui Biblioteca cedette ancora in vita la sua, in segno di ringraziamento per l'ospitalità e la cattedra universitaria generosamente ricevute.
Ritornato in Italia nel 1945, fu reintegrato nell’insegnamento presso l'università romana, nella cattedra di "Storia e istituzioni musulmane" (dal 1954 "Islamistica"), che tenne fino al suo pensionamento nel 1959. Nel 1947 fu eletto socio dell'Accademia dei Lincei. Morì a Roma nel 1967 all'età di 81 anni, dopo breve malattia.

A suo nome la University of California Los Angeles ha dedicato una collana editoriale: la Giorgio Levi Della Vida Series in Islamic Studies e a suo nome lo stesso ateneo assegna ai migliori studiosi della cultura islamica un Giorgio Levi Della Vida Award.

Scritti

Vastissimi i suoi interessi e la sua attività scientifica, che abbracciano la filologia semitica, la storia ebraica e islamica, l'epigrafia punica, la letteratura siriaca, e sono testimoniati da numerosi scritti, alcuni riediti dopo la sua morte:

  • Gli ebrei: storia, religione, civiltà, Messina-Roma, 1924;
  • Storia e religione nell'Oriente semitico, Roma, 1924;
  • Elenco dei manoscritti arabo-islamici della Biblioteca Vaticana: Vaticani, Barberiniani, Borgiani, Rossiani, Città del Vaticano, 1935;
  • Ricerche sulla formazione del più antico fondo dei manoscritti orientali della Biblioteca Vaticana, Citta del Vaticano, 1939;
  • Secondo elenco dei manoscritti arabi islamici della Biblioteca Vaticana. Città del Vaticano, 1965;
  • Arabi ed Ebrei nella storia, Napoli, 1984;
  • Iscrizioni puniche della Tripolitania, 1927-1967. Roma, 1987;
  • Visita a Tamerlano: saggi di storia e letteratura, Napoli, 1988;
  • Aneddoti e svaghi arabi e non arabi, Milano-Napoli, 1959.

Alle pubblicazioni scientifiche si aggiunge uno scritto autobiografico del 1966, recentemente riedito, Fantasmi ritrovati (Napoli, Liguori, 2004).

Bibliografia

  • Francesco Gabrieli, La storiografia arabo-islamica in Italia, Napoli, Guida, 1975, pp. 63-71;
  • IDEM, Orientalisti del Novecento, Roma, Istituto per l'Oriente C. A. Nallino, 1993, pp. 33-38;
  • S. Moscati, Ricordo di G. Levi Della Vida, Roma, 1968;
  • H. Goetz, Il giuramento rifiutato: i docenti universitari e il regime fascista, Firenze, La nuova Italia, 2000;
  • G. Boatti, Preferirei di no. le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Torino, Einaudi, 2001;
  • Dizionario del fascismo, a cura di V. de Grazia e S. Luzzatto, Torino, Einaudi, 2003