Valentyn Syl'vestrov

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Valentyn Syl'vestrov

Valentyn Syl'vestrov (Kiev, 30 settembre 1937) è un pianista e compositore ucraino.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Inizia privatamente lo studio del pianoforte a 15 anni. Si diploma al conservatorio di Kiev nel 1964, studia composizione con Borys Ljatošyns'kyj, armonia e contrappunto con Levko Revuckyj. Appartiene alla stessa generazione di Alfred Schnittke e Arvo Pärt.

Il suo stile è frutto di un allontanamento graduale dalle avanguardie sovietiche a cui aderì negli anni '60 e '70. La sua musica si mostra come un originale connubio tra il tardoromanticismo mahleriano e le atmosfere rarefatte di compositori come Tigran Mansurian, Gija Kančeli e Aleksandr Knajfel'.

«La mia crescita musicale è stata un processo. Mi sono riconosciuto nel tempo nei vari periodi, dall'avanguardia alla musica aleatoria, partecipando ai movimenti musicali di ogni fase storica. Non ho mai preso una posizione conservatrice, ma l'avanguardia va interpretata. C'è quella di ricerca e quella scandalistica. [...] Mi ponevo il problema della sorgente della musica e per rispondere ho cercato di reimparare a scrivere la musica, cosa che le avanguardie avevano dimenticato.[1]»

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Il 31 maggio 2022 il Comune di Ravenna ha deliberato il conferimento della cittadinanza onoraria a Syl'vestrov.

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Sonatina (1960, 1965)
  • Sinfonia n. 1 (1963, 1974)
  • Mysterium (1964)
  • Spectra (1965)
  • Monodia (1965)
  • Sinfonia n. 2 (1965)
  • Sinfonia n. 3 "Eschatophonia" (1967)
  • Quartetto n. 1 (1974)
  • Silent Songs (1974-1975)
  • Sinfonia n. 4 (1976)
  • Kitsch-Music (1977)
  • Sinfonia n. 5 (1980-1982)
  • Quartetto n. 2 (1988)
  • Metamusik (1992)
  • Sinfonia n. 6 (1994-1995)
  • The Messenger (1996-1997)
  • Requiem per Larissa (1997-1999)
  • Requiem (2000)
  • Hymn 2001 (2001)
  • Sinfonia n. 7 (2002-2003)
  • Lacrimosa (2004)
  • Sinfonia n. 8

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Intervista con Federico Capitoni (Alias, Il manifesto, 3 gennaio 2015, p. 14)

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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