Utente:Mirko Tavosanis/Fucilati

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Titolo: "Fucilati del campo dell'Abetone"?

I fucilati del Campo dell'Abetone furono due giovani accusati di renitenza alla leva nell'esercito della Repubblica Sociale Italiana e fucilati nel Campo sportivo dell'Abetone a Pisa il 25 marzo del 1944.

Vittime[modifica | modifica wikitesto]

Remo Bertoncini[modifica | modifica wikitesto]

Remo Bertoncini nacque nel 1925 a Castelfranco di Sotto.[1]

Alberto Dani[modifica | modifica wikitesto]

File:Foto di Alberto Dani.tiff
Foto di Alberto Dani.

Alberto Dani nacque il 24 gennaio 1924 a Montopoli Valdarno nella casa dei nonni materni ma trascorse quasi tutta la vita nel comune di Santa Croce sull’Arno. Frequentò l’Istituto Radiotecnico di Fermo. In seguito alla chiamata alle armi venne assegnato al deposito del 7° Genio Marconisti a Firenze, il 16 maggio del 1943.

Subito dopo l’8 settembre 1943 Alberto Dani fu destinato con il suo reparto al Passo della Futa per opporsi al passaggio delle truppe tedesche dalla Romagna alla Toscana. Nel tentativo di contrastare le truppe nemiche, venne ferito a una mano.

A seguito dello sfaldamento delle truppe italiane, Dani rientrò a Santa Croce sull’Arno. Qui insieme ad altri giovani si prodigò nell’impegno antifascista, recando aiuto a prigionieri di guerra greci, fuggiti dal campo di concentramento del Convento di San Romano, rimasto incustodito dall'esercito italiano a seguito dell'Armistizio[2].

In un primo momento convinse i genitori a ospitare nella soffitta della propria abitazione, mettendo a rischio l’incolumità della famiglia, due tenenti greci, Costantino Copeliaris e Demetrio Mitropulos, evasi dal Campo di concentramento del Convento di San Romano il 12 settembre 1943. Quando aumentò il numero delle perquisizioni e la sistemazione in soffitta divenne troppo rischiosa, Alberto Dani, con il consenso dei suoi genitori, accompagnò i due greci nel podere di proprietà della madre in località Chiestra presso Stibbio nel comune di San Miniato. Lì i due vennero accolti dal mezzadro Angiolo Turini, già in contatto con gruppi di partigiani.[3]

Nel novembre del 1943 furono promulgati i Bandi Graziani. Il primo di questi risale al 9 novembre 1943 e riguardava la chiamata alle armi dei giovani delle classi 1923, 1924 e 1925. Alberto Dani, pur rientrando nella classe 1924, decise di non aderire alla chiamata. Con l’aggravarsi della situazione cercò rifugio nel podere di proprietà, dove risiedevano i due ufficiali greci e dove solevano riunirsi antifascisti e partigiani.

Il 18 febbraio 1944 un decreto legislativo di Mussolini sancì la pena di morte per disertori e renitenti di leva.[4]

Nei primi di marzo del 1944 nella zona del Cuoio fino a Empoli iniziarono le prime rivolte antifasciste. Il CLN annunciò che Firenze, Empoli e Santa Croce sull’Arno avrebbero scioperato contro i tedeschi il 4 marzo.[5] Lo sciopero andò a buon fine, mostrando ai repubblichini la sempre più forte adesione della popolazione al CLN. Il clima di forte tensione creatosi portò all’inasprimento delle misure volte a incutere terrore nella comunità, infierendo anche contro i renitenti alla leva. Il 14 marzo 1944 verso le ore 4:00 Alberto Dani, i due greci e due componenti della famiglia Turini vennero arrestati e portati nelle prigioni di San Miniato durante una retata operata da alcuni fascisti provenienti da Santa Croce sull'Arno.[6]

Pochi giorni dopo la cattura, Alberto Dani venne portato nelle prigioni di Pisa per essere processato dal Tribunale Militare Straordinario.

Il Tribunale Militare Straordinario[modifica | modifica wikitesto]

Il Tribunale Militare Straordinario si era insediato a Firenze a metà febbraio del 1944, istituito da un generale molto discusso, Enrico Adami Rossi. Facevano parte del tribunale il generale di corpo d’Armata Raffaele Berti, presidente, Adimaro Adimari, giudice, il colonnello Antonio de Meda, giudice, il maggiore Alessandro Baggio Ducarne, giudice relatore e il maggiore Mario Benti, pubblico ministero. In meno di 2 mesi, questo tribunale ordinò la condanna a morte di 23 giovani in tutta la regione. Fecero scalpore in particolare i Martiri del Campo di Marte di Firenze e, a Siena, i 4 renitenti alla Caserma la Marmora, catturati tra i partigiani di Scalvia.

Il processo[modifica | modifica wikitesto]

Il 24 marzo del 1944 il Tribunale Militare Straordinario processò Remo Bertoncini e Alberto Dani. Il processo si svolse all'insaputa dei familiari e delle autorità di Santa Croce sull'Arno; come già accaduto a Firenze e a Siena, i due ragazzi vennero condannati per direttissima alla pena capitale.

Successivamente al processo i condannati firmarono le domande di grazia, ma queste non furono mai inoltrate.

La fucilazione[modifica | modifica wikitesto]

La fucilazione avvenne il 25 marzo del 1944, alle sei del mattino, nel campo dell'Abetone a Pisa, dove già nel 1943 era stato fucilato il soldato Foresto Palandri, accusato di ribellione. Ai condannati, prima di essere condotti sul posto, venne concesso di scrivere una lettera ai familiari.

Al comando di esecuzione impartito dal tenente Benni, i soldati del plotone di esecuzione, quasi tutti giovani reclute, spararono in aria e in terra senza colpire a morte i due giovani: un episodio analogo si era verificato al momento dell’esecuzione dei renitenti di Campo di Marte di Firenze. Il comandante in carica Cocchia impartì nuovamente l’ordine al tenente Benni, che, pur mostrandosi reticente, venne costretto all'obbedienza. Il tenente, avvicinatosi ai due giovani, eseguì l’ordine con la pistola di ordinanza per poi svenire.[7]

Il padre di Alberto Dani aveva tentato di ottenere documenti per salvare il figlio ma quando giunse a Pisa nella mattinata del 25 marzo, rallentato da un forte bombardamento di B26 Marauders, era troppo tardi: Dani e Bertoncini erano stati uccisi poche ore prima.

Il CLN diffuse un volantino in cui si condannava il gesto atroce.[8]

Dopo pochi giorni dall’esecuzione, il decreto numero 145 del 18 aprile 1944 rinnovava il perdono ai renitenti ed ai disertori che si fossero presentati alle armi. La clemenza valeva anche per gli arrestati sotto processo.

Processo al Tribunale Militare Straordinario[modifica | modifica wikitesto]

Successivamente alla vicenda di Alberto Dani e Remo Bertoncini, fu intentato un processo contro il Tribunale Militare Straordinario (in particolare contro i generali Enrico Adami Rossi e Raffaele Berti) che aveva portato alla condanna a morte dei due giovani. Il fatto che le domande di grazia non fossero state spedite all’organo competente portò a giudicare l'esecuzione un delitto.

Cippo commemorativo di Alberto Dani e Remo Bertoncini, Campo dell'Abetone, Pisa

Commemorazione[modifica | modifica wikitesto]

In ricordo della tragica esecuzione di Alberto Dani, Remo Bertoncini e Foresto Palandri è stato innalzato un cippo nei pressi del Campo dell’Abetone (Pisa). Ogni anno, il 25 marzo, davanti al Cippo, avviene la commemorazione. Alla cerimonia partecipano tipicamente le rappresentanze del Comune di Pisa insieme a quelle del Comune di Santa Croce sull’Arno e di Castelfranco di Sotto, accompagnate dal comitato provinciale Anpi, con la presenza dei parenti delle due vittime. Nel comune di Santa Croce sull’Arno e di Castelfranco di Sotto, due strade sono state intitolate rispettivamente ad Alberto Danie a Remo Bertoncini.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nino Bini, Il Valdarno inferiore del 1944, Firenze, Sarnus, 2013.
  • Claudio Biscarini, Luciano Nicolai, Fabrizio Mandorlini, Carisio Barontini, I giorni della Liberazione, San Miniato (Pisa), FM, 1986.
  • G. Cottone, Pisa dall'antifascismo alla liberazione, Pisa, Colombo Cursi, 1992.
  • Delio Fiordispina, Giuseppe Gori e compagni, Cigoli, Comitato Giuseppe Gori, 1994.
  • Amministrazione comunale di San Miniato, a cura di, San Miniato durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), Pisa, Giardini, 1986.
  • Riccardo Cardellicchio, Repubblica di Salò, caccia ai renitenti, in i150, n.7, 7/4/2008.
  • Giacomo Pelfer, Quando S. Romano ospitava un campo di prigionia, in Il tirreno, 28 marzo 2015.
  • Agostino Dani, Ricordo di mio fratello Alberto, in in corso di pubblicazione.

Collegamento progetti esterni[modifica | modifica wikitesto]

https://it.wikipedia.org/wiki/Discussioni_progetto:Persecuzioni,_deportazioni_e_crimini_del_periodo_nazifascista

https://it.wikipedia.org/wiki/Discussioni_progetto:Storia_contemporanea

https://it.wikipedia.org/wiki/Discussioni_progetto:Fascismo

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Danilo Bonciolini, Remo Bertoncini. Un resistente senza armi, Pontedera, Tagete, 2021.
  2. ^ Dal novembre del '41 fino all’8 settembre del '43, il convento di San Romano aveva infatti ospitato un campo di prigionia per militari stranieri per la maggior parte greci, catturati dalle forze armate italiane. Dal primo luglio del 1942 al marzo del 1943 il campo era stato utilizzato esclusivamente per prigionieri di guerra di nazionalità greca. Il campo veniva ritenuto un luogo di detenzione privilegiato con diversi ufficiali di alto rango. I prigionieri furono infine deportati in Germania, a eccezione di alcuni che riuscirono a essere ospitati da famiglie locali: Giacomo Pelfer, Quando S. Romano ospitava un campo di prigionia, in Il Tirreno, 28 marzo 2015. URL consultato il 19 marzo 2021..
  3. ^ Fiordispina, Giuseppe Gori e compagni, San Miniato 1994, pp. 115-123.
  4. ^ Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale d’Italia, n.42, il 21 febbraio 1944.
  5. ^ D. Nazzi, Gli scioperi del 4 marzo
  6. ^ La cattura viene riportata nella testimonianza del capitano Loris Sliepizza e raccolta in Relazione sulla formazione e sulla attività del gruppo di partigiani del capitano Loris Sliepizza, redatta da Enzo Paroli e conservata in Archivio della fattoria di Sassolo, La Serra, databile agosto 1944, in D. Fiordispina, Giuseppe Gori e compagni, San Miniato 1994, pp. 115,116,123. Un'altra testimonianza viene offerta dal prigioniero di guerra greco Cupelaris Costantino, interrogato dal tenente americano Ruop. Copia del rapporto viene riportato in San Miniato durante la seconda guerra mondiale (1939-1945) documenti e cronache, Pisa, 1986, Rapporto= IPW n.9, 25 luglio 1944, NARS (National archives and records service di Washington), U.S.A., p 191.
  7. ^ Evento narrato in La Gazzetta, 20 dicembre 1945 riportato in R. Cardellicchio, Repubblica di Salò, caccia ai renitenti, in i150, anno II, n. 7 2008.
  8. ^ Volantino diffuso dal CLN per l’uccisione di Alberto Dani e Remo Bertoncini, riportato in G. Cottone, a cura di, Pisa dall'antifascismo alla liberazione, Pisa 1990, p 134.