Utente:Giovanni Sciacovelli16/Sandbox

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La battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Il RUC, che aveva subito una raffica di missili, proseguì contro i manifestanti cattolici/nazionalisti.[1] Mentre la polizia si scontrava con i manifestanti in William Street, gli ufficiali alla barricata di Rossville Street incoraggiarono i Protestanti a fiondare pietre contro i Cattolici attraverso la barricata.[2] In seguito, la polizia tentò di alleviare la pressione a cui era sottoposta smantellando la barricata e spostandosi nel Bogside,[1] a piedi e su veicoli armati.[3] Questo creò un passaggio attraverso cui si riversarono anche i Protestanti,[1] rompendo le finestre delle case dei Cattolici.[3]

Nazionalisti lanciarono pietre e Molotov dai piani alti degli appartamenti di Rossville, fermando l’avanzata della polizia[1] e ferendo 43 dei 59 ufficiali che avevano attuato l’incursione iniziale.[4] Quando si realizzò il vantaggio di questa posizione, i giovani furono muniti di pietre e Molotov. Gruppi di lealisti e nazionalisti continuarono a lanciarsi pietre e Molotov a vicenda.[1]

Le azioni dei residenti del Bogside erano in una certa misura coordinate. Il DCDA istituì un quartier generale nella casa di Paddy Doherty in Westland Street e provò a supervisionare la produzione di Molotov e il posizionamento delle barricate. Furono fondati centri di produzione di Molotov e postazioni di primo soccorso.[5] “Radio free Derry”, trasmise messaggi per incoraggiare la resistenza e fece appello a “ogni uomo abile dell’Irlanda che crede nella libertà” perché difendesse il Bogside.[5] Molte persone del luogo, tuttavia, si unirono alla protesta di loro iniziativa ed emersero anche capi improvvisati, come McCann, Bernadette Devlin e altri.

Le forze armate del RUC non erano preparate alla rivolta. I loro scudi antisommossa erano troppo piccoli e non proteggevano i loro interi corpi. Inoltre, le loro uniformi non erano resistenti al fuoco e alcuni ufficiali rimasero gravemente ustionati dalle Molotov. Perdipiù, non c’era alcun sistema per rimpiazzare gli ufficiali, di conseguenza gli stessi poliziotti dovevano prestare servizio nella rivolta per tre giorni senza riposo. Anche la polizia estremamente tesa si ridusse a lanciare pietre contro i rivoltosi del Bogside, e fu aiutata dai lealisti.[3]

La sera del 12 agosto, la polizia cominciò a inondare l’area con il gas CS, che causò una serie di danni respiratori tra le persone del luogo. Un totale di 1091 bombole, ciascuna contenente 12,5 g di CS; e quattordici bombole contenenti 50 g di CS furono accese nell’area residenziale densamente popolata.[6]

Il 13 agosto, Jack Lynch, Taoiseach (Primo ministro) della Repubblica d’Irlanda, fece un discorso televisivo sugli eventi di Derry, dicendo “il governo irlandese non può più attendere e vedere persone innocenti ferite o anche peggio”. Disse che aveva “chiesto al governo britannico che facesse in modo che gli attacchi della polizia sugli abitanti di Derry cessassero immediatamente” e aveva richiesto che una forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite fosse inviata a Derry. Lynch annunciò anche che l'Irish Army sarebbe stato mandato al confine per costruire ospedali da campo per quei civili feriti nello scontro.[7] Alcuni dei rivoltosi del Bogside credettero che le truppe irlandesi fossero sul punto di essere mandate al confine per difenderli.[8]

Entro il 14 agosto, la rivolta nel Bogside aveva raggiunto un punto critico. A questo punto quasi tutta la comunità del Bogside era stata mobilitata, molti galvanizzati dalle false voci che la Cattedrale di Sant'Eugenio fosse stata attaccata dai lealisti.[3] La polizia, inoltre, stava iniziando a usare armi da fuoco. Due rivoltosi furono colpiti e feriti in Great James Street. L'Ulster Special Constabulary (o B-Specials) fu arruolato e inviato a Derry. Si trattava di una forza di polizia di riserva quasi militare, composta quasi interamente da Protestanti che non avevano esperienza nel controllo della folla. I residenti temevano che i B-Specials sarebbero stati mandati nel Bogside e avrebbero massacrato i cattolici.[9] Dopo due giorni di rivolta quasi continuativi, durante i quali la polizia era stata arruolata da tutta l’Irlanda del Nord, la polizia era esausta e si addormentava alle entrate appena l’occasione lo consentiva.

Nel pomeriggio del 14, il Primo Ministro dell’Irlanda del Nord, James Chichester-Clark, compì il passo senza precedenti di richiedere al Primo Ministro britannico, Harold Wilson, di schierare le truppe britanniche a Derry. Intorno alle 17 una compagnia del Primo Battaglione, reggimento dello Yorkshire del Principe di Galles (che era in attesa all’HMS Sea Eagle) arrivò e prese il posto della polizia.[3] Concordarono di non violare le barricate o entrare nel Bogside.[3] Questo evento segnò il primo intervento militare diretto del governo britannico in Irlanda dalla spartizione. All’inizio le truppe inglesi furono accolte dai residenti del Bogside come una forza neutrale rispetto al RUC e ai B-Specials. Solo una manciata di radicali nel Bogside, notoriamente Devlin, si oppose allo schieramento. Ad ogni modo questo buon rapporto non durò molto e The Troubles si intensificarono.

Più di mille persone furono ferite nella rivolta di Derry, ma nessuno fu ucciso. Un totale di 691 ufficiali di polizia furono schierati a Derry durante la rivolta, dei quali solo 255 erano ancora operativi alle 12:30 del 15. Il personale poi oscillò per il resto del pomeriggio. I numeri riportati sono: 318, 304, 374, 333, 285 e infine 327 alle 5:30. Mentre alcune delle variazioni possono essere attribuite alla stanchezza più che alle ferite, queste cifre indicano che la polizia ha subito almeno 350 ferite gravi. Quanti siano i feriti del Bogside non è chiaro, in quanto molte ferite non furono documentate.[10]

Il bombardamento di Aldershot del 1972[modifica | modifica wikitesto]

Template:EngvarB Template:Use dmy dates Template:Infobox civilian attack Template:Campaignbox The Troubles in Britain and Europe

Il bombardamento di Aldershot del 1972 fu un attacco con autobombe da parte dell’Official Irish Republican Army avvenuto il 22 febbraio 1972 a Aldershot, in Inghilterra. La bomba puntò il quartier generale della Sedicesima Brigata Paracadutisti del British Army e fu dichiarato un attacco di vendetta per Bloody Sunday. Sei civili del personale e un cappellano militare cattolico furono uccisi e 19 feriti. Fu il maggior attacco dell’IRA in Gran Bretagna durante "The Troubles" e la sua ultima grande azione prima che fosse dichiarato un cessate il fuoco permanente a maggio del 1972. Il membro ufficiale dell’IRA Noel Jenkinson fu condannato e imprigionato per il suo ruolo nel bombardamento.

Background[modifica | modifica wikitesto]

Le rivolte del 1969 in Irlanda del Nord segnarono l’inizio del conflitto conosciuto come The Troubles. Per assicurare giustizia e ordine il British Army fu schierato nelle strade dell’Irlanda del Nord, nei punti più accesi della rivolta come Derry e Belfast per supportare il Royal Ulster Constabulary (RUC). A dicembre del 1969 l'Irish Republican Army si divise in due fazioni – l’IRA ufficiale e l’IRA provvisorio. La ritorsione di entrambe le fazioni contro l’esercito britannico durante il Coprifuoco di Falls a Belfast si risolse in campagne paramilitari contro, in primo luogo, le forze statali britanniche.

Il 30 gennaio del 1972, i soldati del 1° Battaglione, Reggimento Paracadutisti spararono a 28 civili disarmati durante una manifestazione della Northern Ireland Civil Rights Association a Derry. Quattordici persone morirono, inclusi adolescenti. L’episodio divenne conosciuto come Bloody Sunday e incrementò drasticamente il numero di reclute delle due IRA.[11]

Il bombardamento[modifica | modifica wikitesto]

L’obiettivo della bomba dell’IRA Ufficiale era il quartier generale della Sedicesima Brigata di Paracadutisti,[12] parte della quale era coinvolta nelle sparatorie di Bloody Sunday. Nonostante gli avvertimenti, il presidio ‘aperto’ significava che non c’era alcuna sicurezza o accesso controllato al campo.

Una Ford Cortina contenente 130 kg di bomba a orologeria[13] was left in the car park, deliberately positioned outside the officer's mess.[12] La bomba esplose alle 12:40[14] del 22 febbraio, distruggendo l’alloggio dell’ufficiale e demolendo diversi palazzi degli uffici dell’esercito nei dintorni.

I soldati che erano gli obiettivi scelti della bomba non erano presenti, poiché il reggimento stesso si trovava all’estero e molti ufficiali del personale si trovavano negli uffici piuttosto che negli alloggi. Nonostante ciò, sette civili del personale furono uccisi.[15] Cinque del personale femminile che stavano lasciando i locali, un giardiniere e Padre Gerard Weston, un padre cattolico romano del Royal Army Chaplains' Department.[14] Inoltre diciannove persone furono ferite dall’esplosione.[13] A parte il frate Weston (38), gli altri che morirono durante l’attacco furono il giardiniere John Haslar (58) e civili che lavoravano agli alloggi al tempo, Jill Mansfield (34), Thelma Bosley (44), Sheri Monton (20) e Joan Lunn (39). [16]

Il 23 febbraio, l’IRA Ufficiale rilasciò una dichiarazione affermando che aveva portato avanti l’attacco per vendicarsi di Bloody Sunday. Aggiunse “Ci si pentirebbe molto di qualsiasi vittima civile in quanto il nostro obiettivo erano gli ufficiali responsabili degli attentati di Derry”.[13] L’IRA Ufficiale disse anche che il bombardamento sarebbe stato il primo di molti attacchi del genere ai quartieri generali dei reggimenti dell’esercito britannico in servizio in Irlanda del Nord.[12]

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Siccome la bomba aveva ucciso soprattutto civili, l’IRA Ufficiale ricevette dure e diffuse critiche.[13] Il 29 maggio del 1972, i comandanti dell’IRA Ufficiale chiamarono un cessate il fuoco[17] e annunciarono che in futuro avrebbero lanciato attacchi solo per autodifesa. Il bombardamento di Aldershot fu considerato uno dei fattori che portarono a questa decisione.

A novembre del 1972, Noel Jenkinson fu sentenziato per connessioni al bombardamento e fu condannato a ergastolo con la raccomandazione del giudice di scontare almeno 30 anni. Finabar Kissane e Michael Duignan[18] furono condannati fino a 2 anni e 3,5 anni rispettivamente.[19]

Un protestante originario di County Meath e padre di quattro figli, Jenkinson era stato un sindacalista a Londra.[20] Era stato un membro del Committee to Defeat Revisionism, for Communist Unity[21] e del Clann na hÉireann, un’associazione simpatizzante per l’IRA Ufficiale. La prova riguardo Jenkinson fu la scoperta di gelignite piantata nel capannone del suo giardino, molto pubblicizzata al tempo.[22][23] Il processo alla Winchester Crown Court durò ventuno giorni.

Negli anni seguenti, il più grande e il più attivista IRA Provvisorio continuò la sua campagna e cominciò ad attaccare obiettivi militari e commerciali in Inghilterra.

Jenkinson morì nella HMP Leicester nel 1976 all’età di 46 anni, con un’insufficienza cardiaca citata come causa della morte.[20] Era appena stato trasferito dalla HMP Wormwood Scrubs e aveva scritto un articolo di supporto all’IRA Provvisorio.[24]

Riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Bardon
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore news.bbc.co.uk
  3. ^ a b c d e f Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Stetler
  4. ^ Mallie, Bishop p99
  5. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Coogan-Bogside
  6. ^ Dr Raymond McClean, The Road To Bloody Sunday, revised, Guildhall, Printing Press, 1997, ISBN 978-0-946451-37-1. (extracts available online) Archiviato il 9 January 2019 Data nell'URL non combaciante: 9 gennaio 2019 in Internet Archive.
  7. ^ Statement by the Taoiseach, Jack Lynch, regarding events in Northern Ireland (13 August 1969) Archiviato il 23 July 2019 Data nell'URL non combaciante: 23 luglio 2019 in Internet Archive.. National Archives of Ireland.
  8. ^ Daly, Mary. Sixties Ireland: Reshaping the Economy, State and Society, 1957–1973. Cambridge University Press, 2016. pp.343–346
  9. ^ Tim Pat Coogan, The Troubles: Ireland's Ordeal 1966-1996 and the Search for Peace, Palgrave MacMillan, 2002, p. 90, ISBN 978-0-312-29418-2.
  10. ^ Dr Martin Melaugh, CAIN: Events: Stetler, R. (1970) The Battle of Bogside: The Politics of Violence in Northern Ireland, su cain.ulst.ac.uk.
  11. ^ Owen Bowcott, The legacy of the Bloody Sunday killings, 15 June 2010.
  12. ^ a b c BBC – On This Day
  13. ^ a b c d "Northern Ireland: Now, Bloody Tuesday" Time (6 March 1972)
  14. ^ a b Martin Woollacott, From the archives: IRA kills 7 in raid on Paras' English base, 23 February 2009.
  15. ^ CAIN – Sutton Index of Deaths – 22 February 1972
  16. ^ Douglas Murray, The forgotten victims of the Troubles, 22 February 2012.
  17. ^ CAIN – Chronology of the Conflict – May 1972
  18. ^ The sawn-off shotgun found on Michael Francis Duignan when he was stopped on the street by Sgt Thomas Laidlaw of Mitcham Police when patrolling his section with a constable. Duignan was found guilty of having a firearm without certificate. Duignan had set off from his home in Amity Grove, Raynes Park, to dump ammunition, guns and IRA literature in the River Wandle., su alamy.com, Alamy, 14 November 1972.
  19. ^ (EN) archive.org, Rosc Catha, England, Clann na hÉireann, 1973, p. 4.
  20. ^ a b (EN) Dún Laoghaire branch Sinn Féin, Noel Jenkisindon, su m.facebook.com, 9 October 2015.
  21. ^ Notes on the evolution of the B&ICO (PDF), Sam Richards, 21 December 2016.
  22. ^ Gelegnite bombs found in the garage of Noel Jenkinson, 42, of Muswell Hill, north London, su alamy.com, Alamy, 14 November 1972.
  23. ^ (EN) Hugh Jordan, Milestones in Murder: Defining Moments in Ulster's Terror War, Random House, 14 ottobre 2011, p. 39, ISBN 978-1-78057-374-8.
  24. ^ (EN) Jack Hepworth, 'The Age-Old Struggle': Irish republicanism from the Battle of the Bogside to the Belfast Agreement, 1969-1998, Oxford University Press, 15 settembre 2021, ISBN 978-1-80085-759-9.
Coordinate: 51°15′17.64″N 0°46′12.36″W / 51.2549°N 0.7701°W51.2549; -0.7701

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