Umberto Rognoni

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Umberto Rognoni (Morbegno, 1907Norimberga, 1945) è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Si formò a Piacenza, presso gli studi dei pittori Francesco Ghittoni e Nazzareno Sidoli, e all'Accademia di Brera, dove fu allievo di Aldo Carpi[1]. Ebbe fra i suoi allievi Pierangelo Tronconi[2]. Deportato in Germania, morì a Norimberga nel 1945[3].

Produzione artistica[modifica | modifica wikitesto]

La sua pittura sentì l'influenza mitteleuropea ed espressionistica mediata dalla conoscenza con Marussig[3].

Dopo alcune personali giovanili a Piacenza, partecipò con quattordici dipinti alla Mostra dei sette di Brera alla Galleria Pesaro: venne presentato da Carpi come «artista singolare, non eccessivamente socievole e molto schivo, [nella cui pittura] si sente vivo il dibattito tra poesia e realtà»[4], e fu tiepidamente recensito sul Corriere della Sera da Leonardo Borgese, che scrisse: «Sorretta dal solido disegno, la pittura di Umberto Rognoni, un po' greve negli impasti, si esercita prevalentemente su temi di figura, con accentuazioni forse eccessive d'iridescenze e riflessi nei nudi»[5]. In occasione di quell'esposizione, un suo dipinto (Case di campagna) fu acquistato per 1000 lire dalla Provincia di Milano per la sua collezione artistica[6].

Nel 1939 partecipò alla prima edizione del Premio Cremona con il dipinto 2 Ottobre XIII: parla il Duce[7].

Fra le esposizioni postume si ricorda soprattutto quella alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza nel 1985. Il medesimo museo conserva di Rognoni due dipinti[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Rognoni Umberto, su riccioddi.it. URL consultato il 22 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  2. ^ AMICA ARTE – 12 artisti d.o.c. - 2014 [collegamento interrotto], su teleducato.it. URL consultato il 22 giugno 2014.
  3. ^ a b Umberto Rognoni, su www2.provincia.pc.it. URL consultato il 22 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  4. ^ Carpi
  5. ^ Borgese
  6. ^ De Grada, p. 214.
  7. ^ Bona, p. 294.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]