Tulayha

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Ṭulayḥa ibn Khuwaylid ibn Nawfal al-Asadī (in arabo ﻃﻠﻴﺤـة ﺑﻦ ﺧﻮﻳﻠﺪ ﺑﻦ ﻧﻮﻓﻞ ﺍلاﺳﺪﻱ?); ... – 642) è stato un profeta arabo, poi convertitosi all'Islam. Ṭulayḥa b. Khuwaylid b. Nawfal al-Asadī[1] era un arabo appartenente ai Banū Faqʿas, branca della tribù dei B. Asad. Era un capo benvoluto e un valoroso guerriero.[2] Nel 625-6 fu sconfitto dai musulmani nella Battaglia di Qaṭan ma partecipò poi alla Battaglia del Fossato del 627, quasi certamente essendo rimasto pagano ma bramoso di un bottino che si annunciava cospicuo.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 630 si sottomise a Medina e a Maometto ma l'anno dopo tornò a ribellarsi, proclamandosi profeta e beneficato dalla rivelazione divina.[1] Così Ṭulayḥa divenne la terza persona - dopo Musaylima e Sajāḥ - a proclamarsi profeta tra gli Arabi in contrapposizione a Maometto.[4] Per questo fatto i musulmani lo sbeffeggiarono, chiamandolo per disprezzo con il suo diminutivo.[5] Diverse tribù lo riconobbero come profeta (si dice che vaticinasse in prosa rimata, come nel Corano e com'era uso dei kuhhān,[6] e ciò lo rese sufficientemente potente da costituire una minaccia per Medina.[1] Fu Khālid b. al-Walīd ad affrontarlo e lo scontro - che lo vide soccombente - ebbe luogo a Buzākha (nel Najd) nel 632, subito dopo che Abū Bakr era diventato primo califfo della storia islamica. In seguito a ciò molte tribù si sottomisero alle armate califfali e si convertirono all'Islam, anche se Ṭulayḥa riuscì a fuggire dal campo di battaglia e a mettersi in salvo in Siria. Ma, quando la Siria fu conquistata dagli eserciti del secondo califfo, ʿUmar b. al-Khaṭṭāb, Ṭulayḥa accettò infine di convertirsi.[1]

Prese così parte con entusiasmo, tra le schiere musulmane, nel 637, alla campagna contro i Sasanidi: sia a Jalūlāʾ[7] (Iraq), sia ad al-Qādisiyya (Iraq), sia a Nihāvand (Persia), cadendo da prode in quest'ultimo scontro,[1] da shahīd nel 642.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Islamic desk reference, by E. J. van Donzel, p. 458
  2. ^ Encyclopaedia of Islam, by Mufti M. Mukarram Ahmed, Muzaffar Husain Syed, p. 200
  3. ^ Ella Landau-Tasseron, "Asad from Jāhiliyya to Islam", in Jerusalem Studies in Arabic and Islam, VI (1985), pp. 1-28.
  4. ^ Muhammad, the messenger of Islam By Hajjah Amina Adil, Shaykh Muhammad Nazim Adil Al-Haqqani, Shaykh Muhammad Hisham Kabbani, p. 551
  5. ^ Ṭulayḥa è il diminutivo del suo vero nome Ṭalḥa, così come Musaylima era il diminutivo-spregiativo del nome proprio arabo Muslim.
  6. ^ Pl. di kāhin (indovino).
  7. ^ Islamic desk reference, by E. J. van Donzel, p. 458.
  8. ^ S.v. «Ṭulayḥa» (E. Landau-Tasseron), in The Encyclopaedia of Islam.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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