L'Arlesiana (opera): differenze tra le versioni

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==Collegamenti esterni==
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* [http://musicologia.unipv.it/collezionidigitali/ghisi/pdf/ghisi017.pdf Libretto], dal [http://musicologia.unipv.it/collezionidigitali/ghisi/index.html Fondo Ghisi] della Facoltà di Misicologia dell'Università di Pavia
* [http://musicologia.unipv.it/collezionidigitali/ghisi/pdf/ghisi017.pdf Libretto], dal [http://musicologia.unipv.it/collezionidigitali/ghisi/index.html Fondo Ghisi] della Facoltà di Musicologia dell'Università di Pavia


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Versione delle 15:41, 18 giu 2013

Disambiguazione – Se stai cercando l'opera di Georges Bizet, vedi L'Arlésienne (musiche di scena).
L'Arlesiana
Titolo originaleL'Arlesiana
MusicaFrancesco Cilea
LibrettoLeopoldo Marenco
Fonti letterarieL'Arlesiana di Alphonse Daudet
Attitre (prima versione: quattro)
Epoca di composizione1892 - 1897
Prima rappr.27 novembre 1897
TeatroTeatro Lirico di Milano
Personaggi
  • Federico (tenore)
  • Rosa Mamai, madre di Federico (mezzosoprano)
  • Vivetta, figlioccia di Rosa (soprano)
  • Metifio, guardiano di cavalli (baritono)
  • Baldassarre, vecchio pastore (baritono)
  • L'Innocente (mezzosoprano)
  • Marco, fratello di Rosa (basso)
  • Coro di fanciulle e di villici

L'Arlesiana è un'opera lirica in tre atti di Francesco Cilea su libretto di Leopoldo Marenco tratto dall'omonimo dramma di Alphonse Daudet.

Fu rappresentata per la prima volta il 27 novembre 1897 al Teatro Lirico di Milano, senza che ottenesse un successo significativo, nonostante la presenza di Enrico Caruso, all'epoca appena ventiquattrenne, praticamente ai suoi esordi.

L'esito fu migliore circa un anno dopo, quando il 22 ottobre 1898 l'opera, ridotta da 4 a 3 atti, fu rappresentata nello stesso teatro.

Una nuova versione, drasticamente rimaneggiata, andò in scena al Teatro San Carlo di Napoli il 28 marzo 1912. Ulteriori modifiche furono effettuate nei decenni successivi, tra cui l'aggiunta del preludio nel 1936 e dell'intermezzo sinfonico che apre il terzo atto nel 1938.

La partitura che ascoltiamo oggi andò in scena per la prima volta al Teatro Municipale di Piacenza il 23 gennaio 1940, ma alla Casa della Cultura di Palmi è conservata una riduzione per canto e pianoforte di questa versione nella quale Cilea annotò ulteriori modifiche in vista di un'ennesima revisione mai portata a termine.

Nel 2011 il tenore italiano Giuseppe Filianoti ha scoperto tra le carte del compositore, custodite presso il "Museo Francesco Cilea - Casa della Cultura di Palmi, il manoscritto di un'aria "Una mattina" per canto e pianoforte, facente parte della prima edizione de' L'Arlesiana in quattro atti.[1][2] Dopo la prima del 1897, questa aria venne eliminata dall'opera sotto insistenza della Casa Editrice Sonzogno e presto dimenticata. Filianoti ha portato all'attenzione della Casa Sonzogno l'aria ritrovata e ne ha sollecitato il reinserimento. La riorchestrazione del pezzo è stata affidata al compositore Mario Guido Scappucci[3] ed ha trovato la sua prima esecuzione moderna a Friburgo in Brisgovia nel luglio del 2012, in occasione dell'esecuzione de' L'Arlesiana in forma di concerto da parte della Philharmonisches Orchester Freiburg. Nell'ottobre del 2012 l'aria è stata eseguita durante le rappresentazioni de' L'Arlesiana presso il Wexford Festival Opera.

Nel complesso si può affermare che L'Arlesiana è una delle partiture che hanno subito il maggior numero di rimaneggiamenti nella storia dell'opera, a dimostrazione dell'affetto che il compositore nutrì per la sua terza opera, e che egli espresse a chiare lettere nei Ricordi, ma anche della parziale insoddisfazione per il risultato estetico.

La fortuna dell'opera è legata alla romanza del protagonista, nota come "Lamento di Federico", e in seconda battuta all'aria di Mamma Rosa "Esser madre è un inferno". Nonostante le frequenti esecuzioni di questi brani, fino agli anni '30 L'Arlesiana fu messa in scena raramente. Dopo che Cilea si rivolse a Benito Mussolini, anche per perorare la causa di Gloria, l'opera fu però ripresa all'EIAR (7 maggio 1932) e da allora, per qualche tempo, si affermò in repertorio.

Trama

Una caratteristica insolita della vicenda è l'assenza fisica del personaggio femminile che dà il titolo all'opera. Infatti l'affascinante ragazza di Arles della quale è innamorato il protagonista, Federico, non compare mai in scena, ma la sua presenza incombe continuamente sulla vicenda. Federico ne è pazzamente innamorato ma, giunto finalmente il momento del matrimonio, è costretto a rinunciarvi a causa di Metifio, che vanta un diritto di prelazione esibendo alcune lettere d'amore che l'Arlesiana gli ha scritto. Federico si dispera e la madre Rosa riesce a convincerlo a dimenticare la giovane di Arles sposando Vivetta, figlioccia della stessa Rosa, una brava ragazza del paese da tempo innamorata di lui. Convinto di aver superato la sua malattia d'amore, Federico decide di accettare il suggerimento della madre, ma proprio il giorno fissato per le nozze, la ricomparsa di Metifio risveglia in Federico la passione e la gelosia per l'amata di un tempo, fino a spingerlo al suicidio gettandosi da una torre.

Brani celebri

  • È la solita storia del pastore (detto anche: Il lamento di Federico - atto II)
  • Esser madre è un inferno (atto III)

Note


Bibliografia

  • Francesco Cesari, Aspetti del teatro musicale di Cilea fra Tilda e Adriana Lecouvreur, in Ultimi splendori. Cilea, Giordano, Alfano, a cura di Johannes Streicher, Ismez Editore, Roma 1999, pp.159–233 (sull'Arlesiana, pp. 178-201 e 220-233) - ISBN 88-900141-0-5

Collegamenti esterni

Attenzione: parola chiave DEFAULTSORT duplicata. La chiave di ordinamento predefinita "Arlesiana (opera), L" sostituisce la precedente "Arlesiana, L'".