Chiesa di San Salvatore (Spoleto): differenze tra le versioni

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==Bibligorafia==
==Bibliografia==
*{{cita libro|cognome= De Vecchi|nome=Pierluigi |wkautore= Pierluigi De Vecchi|coautori= Elda Cerchiari|titolo= L'arte nel tempo|anno= 1991|editore= Bompiani|città=Milano|id= ISBN 88-450-4219-7}}
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Versione delle 16:58, 10 giu 2010

Facciata

La chiesa di San Salvatore si trova a Spoleto (Perugia) e rappresenta una delle principali testimonianze architettoniche longobarde della Langobardia Minor. L'ispirazione monumentale dei duchi longobardi di Spoleto si manifestò qui nel rifacimento della chiesa nell'VIII secolo.

Fa parte del sito seriale "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, iscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel giugno 2011.

Storia

Navata centrale
Presbiterio

Già basilica paleocristiana del IV-V secolo, fu ampiamente rinnovata dai Longobardi nell'VIII[1].

Architettura

L'impianto di San Salvatore, probabilmente di origine funeraria, è basilicale a tre navate; anche il presbiterio è tripartito, ed è coperto da una volta a base ottagonale. L’abside è semicircolare ed è esternamente chiuso da un muro rettilineo; ai lati la fiancheggiano due ambienti absidati, con volta a crociera[1].

L'interno ha perduto l'originale decorazione a stucco e pittorica, ma conserva la ricca trabeazione con fregio dorico, impostata su colonne anch'esse doriche (nella navata) o corinzie (nel presbiterio). Dell'originale facciata dell'VIII secolo, scandita da lesene e divisa in due ordini da una cornice, si sono persi la ricca decorazione e il frontone triangolare, tranne le cornici delle finestre e i tre portali scolpiti con motivi classici[1].

Nonostante la scarsa propensione dei duchi committenti ad accogliere la contemporanea rinascita anticheggiante che si sperimentava a Roma, il restauro della chiesa spoletina condotto dai Longobardi raggiunse, come già nel Tempietto del Clitunno, una coerenza classicheggiante eccezionale, sia nella struttura architettonica scandita dalle colonne di navata e presbiterio, sia nella ripresa dei modelli decorativi romani[2].

Note

  1. ^ a b c Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.). La descrizione dei siti (PDF), su beniculturali.it. URL consultato il 03-10-2008.
  2. ^ De Vecchi-Cerchiari, p. 344

Bibliografia

Voci correlate

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