Goldwater contro Carter: differenze tra le versioni

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| opinione = Se il Presidente Carter potesse rescindere unilateralmente un trattato di difesa con Taiwan senza l'approvazione del Senato era una questione politica che non poteva essere esaminata dalla Corte, poiché il Congresso non aveva emesso un'opposizione formale.<br>Caso archiviato.
| opinione = Caso ritenuto “ingiudicabile” e “da archiviare” in quanto “questione politica” e “fuori dalla competenza della Corte” (in quanto non è applicabile il [[Judicial review]]), visto che non è stata manifestata una formale opposizione da parte del [[Congresso degli Stati Uniti]] contro le azioni della [[Presidente degli Stati Uniti|Presidenza]]. <br/>(Opinione maggioritaria)<br/>
| leggi applicate = [[Articolo II della Costituzione degli Stati Uniti d'America]], §2

La Costituzione non cita esplicitamente il potere, da parte del [[Congresso degli Stati Uniti]] o del [[Senato degli Stati Uniti|Senato]] di “rescindere da un trattato”, come invece fa nel caso dell’approvazione di un trattato («Clausola del potere di fare trattati» dell’[[Articolo II della Costituzione degli Stati Uniti d'America]]), che richiede la maggioranza dei 2⁄3 del Senato. La prerogativa di rescindere dai trattati internazionali, dunque, rientra interamente nell’Autorità, definita da altre sentenze e consolidata nel tempo, del Presidente di “definire la politica estera nazionale”.
<br/>(Opinione concorrente)<br/>

La Costituzione cita esplicitamente il potere, da parte del [[Congresso degli Stati Uniti]] o del [[Senato degli Stati Uniti|Senato]] di “ratificare da un trattato” («Clausola del potere di fare trattati» dell’[[Articolo II della Costituzione degli Stati Uniti d'America]]), richiedendo la maggioranza dei 2⁄3 del Senato. In virtù di ciò, poiché per ratificare il trattato (poi eliminato) è stata necessaria una maggioranza ben determinata, allo stesso modo, dovrebbe essere implicitamente applicata la stessa maggioranza per eliminare un atto legislativo internazionale, i cui obblighi di approvazione ed integrazione nella legislazione nazionale erano precedentemente ricaduti sul Senato, o quantomeno, sull’intero Congresso.<br/>(Opinione concorrente)<br/>

La questione portata in esame non è “politica”, anzi è un chiaro esempio di interpretazione necessaria ai fini di una corretta divisione dei poteri. Pertanto, la Corte è, pur se solo alcuni senatori hanno fatto causa e non l’intero Congresso, competente a giudicare in merito.
<br/>(Opinione dissidente)
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'''''Goldwater contro Carter''''' è una [[sentenza]] della [[Corte suprema degli Stati Uniti d'America]] del [[1979]], considerata una delle “più divisive” della storia della Corte, in quanto non si riuscì a trovare un minimo consenso sul contenzioso (con moltissime opinioni concorrenti, concorrenti in parte, dissidenti e dissidenti in parte) e, per questo, il caso fu giudicato “inammissibile” (cioè ingiudicabile) e fu re-inviato alla [[Corti d’Appello degli Stati Uniti|Corte d’Appello degli Stati Uniti]] per il [[Distretto di Columbia]] per l’[[archiviazione]].
'''''Goldwater contro Carter''''' è una [[sentenza]] della [[Corte suprema degli Stati Uniti d'America]] del [[1979]], considerata una delle “più divisive” della storia della Corte, in quanto non si riuscì a trovare un minimo consenso sul contenzioso (con moltissime opinioni concorrenti, concorrenti in parte, dissidenti e dissidenti in parte) e, per questo, il caso fu giudicato “inammissibile” (cioè ingiudicabile) e fu re-inviato alla [[Corti d’appello degli Stati Uniti|Corte d’appello degli Stati Uniti]] per il [[Distretto di Columbia]] per l’[[archiviazione]].


La questione originò da una controversia fra alcuni [[Senato degli Stati Uniti|senatori]], capeggiati da [[Barry Goldwater]], e l’[[Amministrazione Carter]], in merito ad un’azione di rescissione unilaterale da parte del [[Presidente degli Stati Uniti|Presidente]] [[Jimmy Carter]] dal [[Trattato sino-americano di mutua difesa|Trattato sino-americano di mutua difesa del 1954]] firmato con [[Taiwan]]. Secondo i senatori, infatti, questa azione era ''illegittima'', ''[[Incostituzionalità|incostituzionale]]'' e ''fuori dalla portata dei poteri presidenziali'', in quanto avrebbe violato l’Art. 2, Sez. 2, Cl. 2 della [[Costituzione degli Stati Uniti]], che conferisce al [[Senato degli Stati Uniti]] la facoltà di “ratificare i trattatati internazionali”. A ciò, controbbatté l’Amministrazione Carter, affermando che ciò rientrasse nei poteri del Presidente di “definire la politica estera nazionale”, in quanto non vi era alcuna disposizione nella Costituzione in merito alla rescissione da un trattato, ma solo in merito alla “ratificazione”.
La questione originò da una controversia fra alcuni [[Senato degli Stati Uniti|senatori]], capeggiati da [[Barry Goldwater]], e l’[[Amministrazione Carter]], in merito ad un’azione di rescissione unilaterale da parte del [[Presidente degli Stati Uniti|Presidente]] [[Jimmy Carter]] dal [[Trattato sino-americano di mutua difesa|Trattato sino-americano di mutua difesa del 1954]] firmato con [[Taiwan]]. Secondo i senatori, infatti, questa azione era ''illegittima'', ''[[Incostituzionalità|incostituzionale]]'' e ''fuori dalla portata dei poteri presidenziali'', in quanto avrebbe violato l’Art. 2, Sez. 2, Cl. 2 della [[Costituzione degli Stati Uniti]], che conferisce al [[Senato degli Stati Uniti]] la facoltà di “ratificare i trattatati internazionali”. A ciò, controbbatté l’Amministrazione Carter, affermando che ciò rientrasse nei poteri del Presidente di “definire la politica estera nazionale”, in quanto non vi era alcuna disposizione nella Costituzione in merito alla rescissione da un trattato, ma solo in merito alla “ratificazione”.


A causa della mancata risoluzione della disputa da parte della [[Corte Suprema degli Stati Uniti|Suprema Corte Statunitense]], ad oggi la questione è ancora molto dibattuta ed ambigua, facendo sì che vi siano ancora controversie su chi abbia l’autorità nella rescissione dai trattati internazionali, nonostante sia capitato, ormai molte volte, che un Presidente prendesse da solo azioni esecutive in tal senso: la più recente fu l’uscita unilaterale, da parte dell’[[Amministrazione Trump]] nel [[2019]], degli [[Stati Uniti]] dagli [[Accordo di Parigi (2015)|Accordi di Parigi sul Clima del 2015]]<ref>{{Cita news|url=https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2019/11/04/clima-trump-puo-iniziare-ritiro-formale-dallaccordo-di-parigi_7cc5146c-693b-41ef-bee8-1ae94ec361a6.html|titolo=Trump dà il via al ritiro Usa dall'accordo sul clima|editore=ANSA|data=4 novembre 2019}}</ref> (uscita poi annullata dalla successiva [[Amministrazione Biden]]<ref>{{Cita news|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/22/gli-usa-rientrano-nellaccordo-di-parigi-ma-non-solo-tutte-le-sfide-e-le-promesse-di-biden-per-cancellare-la-politica-di-trump-sul-clima/6074223/|titolo=Gli Usa rientrano nell’Accordo di Parigi, ma non solo: tutte le sfide e le promesse di Biden per cancellare la politica di Trump sul clima|autore=Luisiana Gaita|editore=Il Fatto Quotidiano|data=22 gennaio 2021}}</ref>), contro la quale il [[Congresso degli Stati Uniti]] non ha nuovamente sporto formale opposizione, ma forse solo perché il processo non fu completato per il cambio di amministrazione).
A causa della mancata risoluzione della disputa da parte della [[Corte suprema degli Stati Uniti|Suprema Corte Statunitense]], ad oggi la questione è ancora molto dibattuta ed ambigua, facendo sì che vi siano ancora controversie su chi abbia l’autorità nella rescissione dai trattati internazionali, nonostante sia capitato, ormai molte volte, che un Presidente prendesse da solo azioni esecutive in tal senso: la più recente fu l’uscita unilaterale, da parte dell’[[Amministrazione Trump]] nel [[2019]], degli [[Stati Uniti]] dagli [[Accordo di Parigi (2015)|Accordi di Parigi sul Clima del 2015]]<ref>{{Cita news|url=https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2019/11/04/clima-trump-puo-iniziare-ritiro-formale-dallaccordo-di-parigi_7cc5146c-693b-41ef-bee8-1ae94ec361a6.html|titolo=Trump dà il via al ritiro Usa dall'accordo sul clima|editore=ANSA|data=4 novembre 2019}}</ref> (uscita poi annullata dalla successiva [[Amministrazione Biden]]<ref>{{Cita news|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/22/gli-usa-rientrano-nellaccordo-di-parigi-ma-non-solo-tutte-le-sfide-e-le-promesse-di-biden-per-cancellare-la-politica-di-trump-sul-clima/6074223/|titolo=Gli Usa rientrano nell’Accordo di Parigi, ma non solo: tutte le sfide e le promesse di Biden per cancellare la politica di Trump sul clima|autore=Luisiana Gaita|editore=Il Fatto Quotidiano|data=22 gennaio 2021}}</ref>), contro la quale il [[Congresso degli Stati Uniti]] non ha nuovamente sporto formale opposizione, ma forse solo perché il processo non fu completato per il cambio di amministrazione).


== Fasi giudiziarie del caso ==
== Fasi giudiziarie del caso ==
=== Corte d’Appello del Circuito del Distretto di Columbia ===
=== Corte d’appello del Circuito del Distretto di Columbia ===
Nel 1978, il senatore [[Barry Goldwater]] ha presentato istanza alla [[Corte d'Appello degli Stati Uniti]] per il [[Circuito del Distretto di Columbia]].<ref name=mozioneappellodc>[https://law.justia.com/cases/federal/appellate-courts/F2/617/697/41409/ Goldwater v. Carter, 617 F.2d 697 (D.C. Circ. - 1979)]</ref>
Nel 1978, il senatore [[Barry Goldwater]] ha presentato istanza alla [[Corte d'appello degli Stati Uniti]] per il [[Circuito del Distretto di Columbia]].<ref name=mozioneappellodc>[https://law.justia.com/cases/federal/appellate-courts/F2/617/697/41409/ Goldwater v. Carter, 617 F.2d 697 (D.C. Circ. - 1979)]</ref>

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Gli imputati della corte d'appello includono il presidente [[Jimmy Carter]] e il [[Dipartimento di Stato degli Stati Uniti|segretario di Stato]] [[Cyrus Vance]].<ref name=mozioneappellodc></ref>
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Dopo aver esaminato il caso il 6 giugno 1979, il giudice della Corte d’Appello, [[Oliver Gasch]], trasmise la notifica di appello alla Corte Suprema il 17 ottobre 1979.<ref>Barry GOLDWATER et al. v. James Earl CARTER, President of the United States, et al. No 79-2246, 100 S.Ct. (1979). 3.</ref>
Dopo aver esaminato il caso il 6 giugno 1979, il giudice della Corte d’appello, [[Oliver Gasch]], trasmise la notifica di appello alla Corte suprema il 17 ottobre 1979.<ref>Barry GOLDWATER et al. v. James Earl CARTER, President of the United States, et al. No 79-2246, 100 S.Ct. (1979). 3.</ref>


=== Corte Suprema ===
=== Corte suprema ===
Concedendo [[Certiorari|un atto di certiorari]] ma senza ascoltare alcun argomento orale, la Corte ha dismesso la sentenza della Corte d'Appello il 13 dicembre 1979, rinviandola a quest’ultima per l’[[archiviazione]]<ref>Goldwater v. Carter, [https://supreme.justia.com/cases/federal/us/444/996/ 444 U.S. 996] (1979)</ref>.
Concedendo [[Certiorari|un atto di certiorari]] ma senza ascoltare alcun argomento orale, la Corte ha dismesso la sentenza della Corte d'appello il 13 dicembre 1979, rinviandola a quest’ultima per l’[[archiviazione]]<ref>Goldwater v. Carter, [https://supreme.justia.com/cases/federal/us/444/996/ 444 U.S. 996] (1979)</ref>.


La maggioranza di sei giudici ha stabilito che il caso dovrebbe essere respinto senza sentire un argomento orale, mentre i giudici [[Lewis Powell]] e [[William Rehnquist]] hanno emesso due pareri concordanti separati sul caso. Rehnquist ha affermato che la questione riguardava “''il modo in cui venivano condotti gli affari esteri tra il Congresso e il Presidente''”, ed era “''essenzialmente politica, non giudiziaria''”; pertanto, “''non era ammissibile ad essere ascoltata dalla corte''”. Powell, pur concordando sul fatto che il caso non meritava un riesame giudiziario, credeva che la questione stessa, basata sul dubbio in merito al fatto se il Presidente potesse infrangere i trattati senza l'approvazione del Congresso, sarebbero stati discutibili se il Congresso avesse emesso “''un'opposizione formale attraverso una risoluzione''” (cosa che quest’ultimo aveva redatto, ma su cui non votò mai<ref>Opinione del Giudice Associato Lewis Powell, Sez. III, Par. 1</ref>). Ciò avrebbe trasformato il caso in un dibattito costituzionale tra i [[Potere esecutivo|poteri esecutivi]] concessi al Presidente e i [[Potere legislativo|poteri legislativi]] concessi al Congresso. Allora, tuttavia, si trattava semplicemente di una disputa tra forze politiche instabili e concorrenti all'interno dei rami legislativo ed esecutivo del governo, e quindi ancora “''di natura politica''” a causa della mancanza di un voto di maggioranza o supermaggioranza al Senato che lo definiva ufficialmente come questione costituzionale.
La maggioranza di sei giudici ha stabilito che il caso dovrebbe essere respinto senza sentire un argomento orale, mentre i giudici [[Lewis Powell]] e [[William Rehnquist]] hanno emesso due pareri concordanti separati sul caso. Rehnquist ha affermato che la questione riguardava “''il modo in cui venivano condotti gli affari esteri tra il Congresso e il Presidente''”, ed era “''essenzialmente politica, non giudiziaria''”; pertanto, “''non era ammissibile ad essere ascoltata dalla corte''”. Powell, pur concordando sul fatto che il caso non meritava un riesame giudiziario, credeva che la questione stessa, basata sul dubbio in merito al fatto se il Presidente potesse infrangere i trattati senza l'approvazione del Congresso, sarebbero stati discutibili se il Congresso avesse emesso “''un'opposizione formale attraverso una risoluzione''” (cosa che quest’ultimo aveva redatto, ma su cui non votò mai<ref>Opinione del Giudice Associato Lewis Powell, Sez. III, Par. 1</ref>). Ciò avrebbe trasformato il caso in un dibattito costituzionale tra i [[Potere esecutivo|poteri esecutivi]] concessi al Presidente e i [[Potere legislativo|poteri legislativi]] concessi al Congresso. Allora, tuttavia, si trattava semplicemente di una disputa tra forze politiche instabili e concorrenti all'interno dei rami legislativo ed esecutivo del governo, e quindi ancora “''di natura politica''” a causa della mancanza di un voto di maggioranza o supermaggioranza al Senato che lo definiva ufficialmente come questione costituzionale.


== Oggi ==
== Eredità della sentenza ==
Oggi, il caso è considerato un esempio da manuale della dottrina della “''questione politica''” nella legge costituzionale degli Stati Uniti.
Oggi, il caso è considerato un esempio da manuale della dottrina della “''questione politica''” nella legge costituzionale degli Stati Uniti.


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* [[Barry Goldwater]]
* [[Barry Goldwater]]
* [[Senato degli Stati Uniti]]
* [[Senato degli Stati Uniti]]
* [[Corte Suprema degli Stati Uniti]]
* [[Corte suprema degli Stati Uniti]]
* [[Judicial review]]
* [[Judicial review]]
* [[Taiwan]]
* [[Taiwan]]

Versione delle 03:35, 29 ago 2022

Goldwater v. Carter
Goldwater contro Carter
TribunaleCorte suprema degli Stati Uniti d'America
Caso444 U.S. 996 (1979)
Nome completo(EN) Barry Goldwater, et al. v. James Earl Carter, President of the United States, et al.
(IT) Barry Goldwater, et al. contro James Earl Carter, Presidente degli Stati Uniti, et al.
Sentenza13 dicembre 1979; 44 anni fa
GiudiciWarren E. Burger (Presidente della Corte) Byron White · Harry Blackmun · John Paul Stevens · Lewis Franklin Powell, Jr. · Potter Stewart · Thurgood Marshall · William J. Brennan Jr. · William Rehnquist (Giudici associati)
Opinione del caso
Se il Presidente Carter potesse rescindere unilateralmente un trattato di difesa con Taiwan senza l'approvazione del Senato era una questione politica che non poteva essere esaminata dalla Corte, poiché il Congresso non aveva emesso un'opposizione formale.
Caso archiviato.
Leggi applicate
Articolo II della Costituzione degli Stati Uniti d'America, §2

Goldwater contro Carter è una sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti d'America del 1979, considerata una delle “più divisive” della storia della Corte, in quanto non si riuscì a trovare un minimo consenso sul contenzioso (con moltissime opinioni concorrenti, concorrenti in parte, dissidenti e dissidenti in parte) e, per questo, il caso fu giudicato “inammissibile” (cioè ingiudicabile) e fu re-inviato alla Corte d’appello degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia per l’archiviazione.

La questione originò da una controversia fra alcuni senatori, capeggiati da Barry Goldwater, e l’Amministrazione Carter, in merito ad un’azione di rescissione unilaterale da parte del Presidente Jimmy Carter dal Trattato sino-americano di mutua difesa del 1954 firmato con Taiwan. Secondo i senatori, infatti, questa azione era illegittima, incostituzionale e fuori dalla portata dei poteri presidenziali, in quanto avrebbe violato l’Art. 2, Sez. 2, Cl. 2 della Costituzione degli Stati Uniti, che conferisce al Senato degli Stati Uniti la facoltà di “ratificare i trattatati internazionali”. A ciò, controbbatté l’Amministrazione Carter, affermando che ciò rientrasse nei poteri del Presidente di “definire la politica estera nazionale”, in quanto non vi era alcuna disposizione nella Costituzione in merito alla rescissione da un trattato, ma solo in merito alla “ratificazione”.

A causa della mancata risoluzione della disputa da parte della Suprema Corte Statunitense, ad oggi la questione è ancora molto dibattuta ed ambigua, facendo sì che vi siano ancora controversie su chi abbia l’autorità nella rescissione dai trattati internazionali, nonostante sia capitato, ormai molte volte, che un Presidente prendesse da solo azioni esecutive in tal senso: la più recente fu l’uscita unilaterale, da parte dell’Amministrazione Trump nel 2019, degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi sul Clima del 2015[1] (uscita poi annullata dalla successiva Amministrazione Biden[2]), contro la quale il Congresso degli Stati Uniti non ha nuovamente sporto formale opposizione, ma forse solo perché il processo non fu completato per il cambio di amministrazione).

Fasi giudiziarie del caso

Corte d’appello del Circuito del Distretto di Columbia

Nel 1978, il senatore Barry Goldwater ha presentato istanza alla Corte d'appello degli Stati Uniti per il Circuito del Distretto di Columbia.[3]

Tra i querelanti c'erano i senatori Barry Goldwater, Strom Thurmond, Carl Curtis, Jake Garn, Orrin Hatch, Jesse A. Helms; il senatore eletto Gordon J. Humphrey; e i rappresentanti Robert Bauman, Steve Symms, Larry McDonald, Robert Daniel Jr., Bob Stump, Eldon Rudd, John Ashbrook e George Hansen. [3] Gli imputati della Corte d'appello includono il presidente Jimmy Carter e il segretario di Stato Cyrus Vance.[3]

Dopo aver esaminato il caso il 6 giugno 1979, il giudice della Corte d’appello, Oliver Gasch, trasmise la notifica di appello alla Corte suprema il 17 ottobre 1979.[4]

Corte suprema

Concedendo un atto di certiorari ma senza ascoltare alcun argomento orale, la Corte ha dismesso la sentenza della Corte d'appello il 13 dicembre 1979, rinviandola a quest’ultima per l’archiviazione[5].

La maggioranza di sei giudici ha stabilito che il caso dovrebbe essere respinto senza sentire un argomento orale, mentre i giudici Lewis Powell e William Rehnquist hanno emesso due pareri concordanti separati sul caso. Rehnquist ha affermato che la questione riguardava “il modo in cui venivano condotti gli affari esteri tra il Congresso e il Presidente”, ed era “essenzialmente politica, non giudiziaria”; pertanto, “non era ammissibile ad essere ascoltata dalla corte”. Powell, pur concordando sul fatto che il caso non meritava un riesame giudiziario, credeva che la questione stessa, basata sul dubbio in merito al fatto se il Presidente potesse infrangere i trattati senza l'approvazione del Congresso, sarebbero stati discutibili se il Congresso avesse emesso “un'opposizione formale attraverso una risoluzione” (cosa che quest’ultimo aveva redatto, ma su cui non votò mai[6]). Ciò avrebbe trasformato il caso in un dibattito costituzionale tra i poteri esecutivi concessi al Presidente e i poteri legislativi concessi al Congresso. Allora, tuttavia, si trattava semplicemente di una disputa tra forze politiche instabili e concorrenti all'interno dei rami legislativo ed esecutivo del governo, e quindi ancora “di natura politica” a causa della mancanza di un voto di maggioranza o supermaggioranza al Senato che lo definiva ufficialmente come questione costituzionale.

Eredità della sentenza

Oggi, il caso è considerato un esempio da manuale della dottrina della “questione politica” nella legge costituzionale degli Stati Uniti.

Note

  1. ^ Trump dà il via al ritiro Usa dall'accordo sul clima, ANSA, 4 novembre 2019.
  2. ^ Luisiana Gaita, Gli Usa rientrano nell’Accordo di Parigi, ma non solo: tutte le sfide e le promesse di Biden per cancellare la politica di Trump sul clima, Il Fatto Quotidiano, 22 gennaio 2021.
  3. ^ a b c Goldwater v. Carter, 617 F.2d 697 (D.C. Circ. - 1979)
  4. ^ Barry GOLDWATER et al. v. James Earl CARTER, President of the United States, et al. No 79-2246, 100 S.Ct. (1979). 3.
  5. ^ Goldwater v. Carter, 444 U.S. 996 (1979)
  6. ^ Opinione del Giudice Associato Lewis Powell, Sez. III, Par. 1

Voci correlate