Sonita Alizadeh

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Sonita Alizadeh si esibisce all'International Women of Courage Award del 2016 del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America a Washington D.C.

Sonita Alizadeh (Herat, 1997) è una rapper e attivista afghana contro i matrimoni forzati.

Alizadeh ha attirato l'attenzione quando ha rilasciato Brides for Sale, un video in cui rappa sulle figlie che vengono vendute in matrimonio dalle loro famiglie. Con l'aiuto di Rokhsareh Ghaem Maghami, una documentarista iraniana che per oltre tre anni ha documentato la sua notevole storia nel film Sonita, Alizadeh ha realizzato il video per sfuggire a un matrimonio che i suoi genitori stavano progettando per lei, anche se è illegale per le donne cantare pubblicamente in Iran, dove viveva all'epoca.[1] Dopo aver pubblicato il video su YouTube, Alizadeh è stata contattata dal Strongheart Group, che le ha offerto un visto per studenti per studiare negli Stati Uniti, dove attualmente risiede.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia[modifica | modifica wikitesto]

Alizadeh è cresciuta a Herat in Afghanistan, durante il regime dei talebani. La sua famiglia ha pensato di venderla come sposa quando aveva 10 anni. Alizadeh ha detto che, all'epoca, non capiva perfettamente cosa significasse.[3] La sua famiglia è invece fuggita in Iran per sfuggire ai talebani. In Iran, Alizadeh lavorava pulendo i bagni mentre lei stessa ha imparato a leggere e scrivere. In questo periodo Ispirandosi alla loro musica, ha iniziato a scrivere delle canzoni. Nel 2014, Alizadeh ha partecipato a un concorso americano per scrivere una canzone per convincere il popolo afghano a votare alle elezioni. Ha vinto un premio di 1.000 dollari, che Alizadeh ha inviato a sua madre, che si era trasferita in Afghanistan.[2]

Brides for Sale[modifica | modifica wikitesto]

Poco dopo aver vinto il concorso, la madre di Alizadeh la invitò a tornare in Afghanistan, dicendole che aveva trovato un uomo che l'avrebbe comprata. Aveva 16 anni.[3] Sua madre stava cercando di guadagnare 9.000 dollari in dote in modo che suo fratello maggiore potesse comprare una sposa e pensava di ottenere almeno 9.000 dollari vendendo la propria figlia. Dopo che Rokhsareh Ghaemmaghami, regista del documentario Sonita, ha pagato 2.000 dollari alla madre di Sonita e ha chiesto sei mesi di tempo per Sonita, ha scritto Brides for sale e Rokhsareh Ghaem Maghami ha girato il video musicale, che ha guadagnato molta attenzione internazionale. Il video non solo è stato popolare tra le donne in Afghanistan, ma ha anche attirato l'attenzione del gruppo no-profit Strongheart Group, che ha contattato Alizadeh per portarla negli Stati Uniti.[2]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Alizadeh vive a Washington D.C. e frequenta l'American University. Oltre a frequentare le lezioni, continua a scrivere canzoni. Il suo documentario, intitolato Sonita, è stato presentato in anteprima all'International Documentary Filmfestival Amsterdam nel novembre 2015.[3] Il film ha ottenuto recensioni positive.[4] Il film è stato iscritto al Sundance Film Festival e ha vinto il Gran Premio della Giuria; al Seattle International Film Festival, nel maggio 2016, il film ha fatto il tutto esaurito, con una risposta eccezionalmente buona.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Dal 2016 è onorata come Giusta al Giardino dei Giusti di Milano.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Kristina Marusic, This Afghan Teen Escaped Forced Marriage By Making A Rap Video, su MTV News, 12 ottobre 2015. URL consultato il 22 febbraio 2019.
  2. ^ a b c Deborah Bloom, Afghan teen uses rap to escape forced marriage, su CNN, 13 ottobre 2015. URL consultato il 22 febbraio 2019.
  3. ^ a b c (EN) Robert Wainwright, Afghan teen rapper was 10 when her mother first considered selling her, su Women in the World, The New York Times, 8 ottobre 2015. URL consultato il 22 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2019).
  4. ^ (EN) 'Sonita': IDFA Review, su The Hollywood Reporter. URL consultato il 22 febbraio 2019.
  5. ^ Donne Giuste al Giardino di Milano, su it.gariwo.net.

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Controllo di autoritàVIAF (EN23146634466141932259 · LCCN (ENno2016077867 · GND (DE1139008315 · BNE (ESXX5659662 (data) · J9U (ENHE987008116382705171 · WorldCat Identities (ENlccn-no2016077867