Regnator omnium deus

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Il regnator omnium deus (Dio, re di tutto) è una divinità citata da Tacito nel De origine et situ Germanorum del 98 d.C. Si tratta di una divinità adorata dai Semnoni all'interno di un bosco sacro. Sono stati fatti paragoni tra questo personaggio ed il poema Helgakviða Hundingsbana II, scritto nel XIII secolo basandosi su antiche fonti.

Germania[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Tacito:

«Di tutti i Suebi, i Semnoni si autodichiarano i più antichi e nobili. La loro antichità è dimostrata dai misteri religiosi. In un certo periodo dell'anno tutti i popoli si radunano nello stesso luogo, fanno un'assemblea in un bosco consacrato dall'idolatria dei propri antenati, e dal timore di superstizioni ancestrali. Attraverso sacrifici umani iniziano l'orribile solennità del loro barbaro credo. In questo bosco si paga un altro tipo di riverenza. Nessuno può entrare nel bosco a meno che sia legato, professando quindi la propria subordinazione, ed il potere della divinità che qui abita. Se cade non gli è permesso di rialzarsi o essere rialzato, ma deve strisciare sul terreno. Tutte le loro superstizioni sono di questo tipo; che da questo luogo è nata la nazione, che qui Dio, supremo Governatore del mondo, abita, e che tutte le cose sono soggette a lui e sono costrette ad ubbidirgli»

Edda poetica[modifica | modifica wikitesto]

La descrizione viene spesso paragonata al paragrafo in prosa del poema eddico Helgakviða Hundingsbana II, in cui si trova un posto chiamato Fjöturlundr (bosco di catene):

«Helgi ottenne Sigrún, ed ebbero dei figli. Helgi non visse a lungo. Dag, figlio di Högne, venne sacrificato ad Odino, per vendicare il padre. Odino diede a Dag la propria lancia. Dag si incontrò con il parente Helgi in un luogo chiamato Fiöturlund, e lo trapassò con la propria lancia. Helgi morì qui, ma Dag si recò sulle montagne e raccontò a Sigrún quello che era successo»

A causa della somiglianza dei due testi, alcuni studiosi hanno identificato la divinità dei Semnoni con un'antica versione di Odino. Secondo altri un'antica forma di Týr potrebbe essere coinvolta essendo colui che incatenò Fenrir nella mitologia norrena. Non esistono sufficienti prove per una precisa identificazione.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  • Bæksted, Anders (1986). Goð og hetjur í heiðnum sið, tradotto in islandese da Eysteinn Þorvaldsson. Reykjavík: Örn og Örlygur. p. 93. Favors Odin
  • Davidson, H. R. Ellis (1964). Gods and Myths of Northern Europe. Penguin. p. 59 Favors Týr
  • Lindow, John (2001). Handbook of Norse mythology. Santa Barbara: ABC-Clio. ISBN 1-57607-217-7
  • Simek, Rudolf. Dictionary of Northern Mythology. 1993. Trad. Angela Hall. Cambridge: D. S. Brewer. ISBN 0-85991-369-4. Nuova edizione 2000, ISBN 0-85991-513-1. p. 280. Favors Odin
  • Tacito (tradotto da Thomas Gordon). Germania. Edizione medievale Archiviato il 16 settembre 2008 in Internet Archive.
  • Thorpe, Benjamin (trad.) (1866). Edda Sæmundar Hinns Froða : The Edda Of Sæmund The Learned. (2 vol.) Londra: Trübner & Co. Available. Versione online

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • O. Höfler (1952). "Das Opfer im Semnonenhain und die Edda" (Edda, Skalden, Saga. Festschrift F. Genzmer) Heidelberg
  • R. W. Fischer (1963). "Vinculo ligatus" (Antaios 5)
  • R. Much (1967). Die Germania des Tacitus. Heidelberg
  • J. de Vries (1970). Altgermanische Religiongeschichte. Berlino

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