Pigmalione e Galatea (Girodet)

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Pigmalione e Galatea
AutoreAnne-Louis Girodet de Roussy-Trioson
Data1819
Tecnicaolio su tela
Dimensioni253×202 cm
UbicazioneMuseo del Louvre, Parigi

Pigmalione e Galatea (Pygmalion amoureux de sa statue o Pygmalion et Galatée) è un dipinto di Anne-Louis Girodet del 1819 che riprende il mito di Pigmalione e Galatea, descritto da Ovidio nelle sue Metamorfosi. Si tratta dell'ultima opera di Girodet e si trova al museo del Louvre.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Una caricatura dell'opera del 1819.

Commissionato dal mecenate italiano Giovanni Battista Sommariva, che voleva un'opera che rendesse omaggio all'artista e scultore italiano Antonio Canova (1757-1822),[2] il quadro di Girodet venne realizzato tra il 1813 e il 1819 ed esposto per la prima volta al Salone del 1819.[1] L'accoglienza fu positiva e si dice che persino il re abbia elogiato l'autore.[3] Nello stesso anno venne realizzata una vignetta satirica che riprendeva il quadro, nella quale i due personaggi erano invecchiati e si trovavano in una cucina.

Per il suo soggetto mitologico, l'opera appartiene al genere nobile pur essendo parte della corrente artistica del neoclassicismo, con la ricerca della bellezza ideale e il culto verso l'antico. La resa dell'esaltazione dei sentimenti con il personaggio di Pigmalione classifica inoltre il quadro come precursore del movimento romantico.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il quadro raffigura il momento nel quale la scultura di Galatea viene tramutata in donna dalla dea Venere, davanti agli occhi increduli del suo autore. La scena è ambientata in un luogo all'aperto, avvolto da una nuvola di incenso.[4] Una lira, che si trova proprio dietro allo scultore, senza dubbio richiama le Muse, l'ispirazione artistica e l'arte stessa. A sinistra si trova una scultura della dea dell'amore, la cui testa è illuminata da un bagliore. Seminuda e coperta a metà da una veste, ella tiene nella mano sinistra una colomba, un uccello che nell'antichità le veniva offerto in sacrificio, richiamando la preghiera di Pigmalione.

Pigmalione[modifica | modifica wikitesto]

Colpisce l’espressione del volto dello scultore, nel quale l'adorazione si mescola con la sorpresa (con una bocca leggermente aperta, come se lo scultore trattenesse un'esclamazione). Nella sua posa si avvertono i suoi dubbi e la sua attesa, con la mano sinistra non osa toccare Galatea, non osa credere al miracolo, anche se il suo viso, illuminato dalla grazia della scultura, mostra già tutto il suo amore e la sua devozione.[5]

Il suo sguardo non fissa solo Galatea, ma mostra anche in un certo modo la sua pietà verso gli dèi, dato che è rivolto verso l'alto, da dove proviene la luce. La sua mano destra, portata al petto, potrebbe esprimere sia un gesto di protezione davanti all'impossibilità del miracolo divino oppure l'interrogazione o l'affermazione se questa donna sia sua (egli punta il dito verso di sé). Egli si piega in avanti e poggia un piede sul piedistallo per avvicinarsi a Galatea, ma non osa raddrizzarsi, come se un movimento brusco potesse infrangere questo momento. Il quadro dà la sensazione di un movimento ininterrotto e di un momento fisso nel tempo. Questo movimento leggermente inclinato potrebbe anche essere interpretato come un segno di prosternazione nei confronti del divino, richiamando ancora una volta la pietà di Pigmalione.

Il suo abito, una veste antica, rossa e ricamata d'oro, permette di ricordare la sua ascendenza reale (era il re di Cipro), e cattura lo sguardo per il colore vivo. Il rosso è anche un colore simbolo dell'amore. È interessante notare che la parte inferiore del corpo di Pigmalione si fonde con le ombre, mentre la parte anteriore è illuminata dalla luce che emana la statua, permettendo di focalizzare lo sguardo sul suo volto e su quello di Galatea. Una corona di rosa canina, retta da un nastro bianco,[6] è posta tra i suoi capelli, i cui boccoli bruni che ricadono sulle sue spalle richiamano quelli biondi di Galatea raccolti in un cignon.

Galatea[modifica | modifica wikitesto]

La statua divenuta donna, simile alla Venere de' Medici,[4][7] è letteralmente avvolta dalla luce. Ella ha gli occhi chiusi, in un'espressione di grazia contenuta, con un sorriso leggero, come se si stesse rendendo conto della vita che le è stata data. La sua nudità permette di associare la sua bellezza a quella delle statue nude dell'antichità. La sua pelle chiara sembra fondersi con lo sfondo del quadro, richiamando la purezza del marmo, e l'incarnato di Galatea è perfetto.[5] Secondo Girodet, la difficoltà principale fu quella di riuscire a far risaltare la chiarezza della carnagione di Galatea in uno sfondo ancora più chiaro.[6]

In effetti, si nota che le sue gambe sono ancora della stessa tinta del piedistallo, e che in una sfumatura sottile di colore la tinta si schiarisce per adottare quella della carne di Galatea, una carne che le guance rosa chiaro permettono di differenziare dal marmo. Il piedistallo di Galatea richiama quello sul quale si trova la statua della dea Venere. Il panneggio e il vaso permettono di consolidare la statua e Galatea sembra appoggiarsi lentamente su di essi, oppure alzarsi da essi per staccarsene. Invece di sdraiarsi, come nel racconto ovidiano, nel quadro di Girodet Galatea prende vita in piedi sul suo piedistallo. Seguendo il mito, infatti, al suo risveglio non avrebbe potuto vedere letteramente "sia il cielo che il suo amante". Esiste inoltre uno studio per la sua testa che venne venduto all'asta da Christie's.[8]

Cupido[modifica | modifica wikitesto]

Un particolare di Cupido.

Tra Pigmalione e Galatea si ritrova la figura allegorica dell'Amore rappresentato da un amorino alato. Proprio come Galatea è nudo, rafforzando l'impressione dell'origine divina di Galatea, vedendo in lei un'allegoria della bellezza, così come Cupido è un'allegoria dell'amore.

I suoi capelli rossi divampano e si fondono nella luce, come se anche lo stesso angioletto fosse venuto da questa luce divina. La sua espressione potrebbe essere definita maliziosa: sembra essere l'unico nella scena a sapere esattamente di cosa si tratta. Il suo sguardo è rivolto anche verso la statua di Venere, come se fosse un cenno all'intervento divino.

La sua presenza permette di riempire una parte dello spazio tra Pigmalione e Galatea e di creare un nesso tra i due personaggi. Le sue gambe sono incrociate, e forse è un modo per alludere alla futura unione di Pigmalione e Galatea.

Le sue mani stanno per afferrare quelle dei due amanti, anche se si nota che egli non tocca quella di Pigmalione e sfiora appena quella di Galatea, come se il legame non si fosse ancora creato.[5] Questo rinforza nuovamente l'esitazione ma anche la dolcezza del momento.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (FR) Anne-Louis Girodet de Roucy-Trioson e France, Pygmalion et Galatée, 1800. URL consultato il 24 aprile 2023.
  2. ^ Bellenger (dir.) 2005, pp. 464-465.
  3. ^ Biografia universale antica e moderna. Supplimento, ossia continuazione della storia per alfabeto della vita pubblica e privata di tutte le persone ... opera affatto nuova compilata in Francia da una societa di dotti ..: Gen-Gun, G. Missiaglia, 1841. URL consultato il 24 aprile 2023.
  4. ^ a b (EN) Helen Osterman Borowitz, The Impact of Art on French Literature: From de Scudéry to Proust, University of Delaware Press, 1985, ISBN 978-0-87413-249-6. URL consultato il 24 aprile 2023.
  5. ^ a b c (EN) Stephanie O'Rourke, Art, Science, and the Body in Early Romanticism, Cambridge University Press, 4 novembre 2021, ISBN 978-1-009-01915-6. URL consultato il 24 aprile 2023.
  6. ^ a b Bellenger (dir.) 2005, p. 464.
  7. ^ Bellenger (dir.) 2005, p. 465.
  8. ^ (EN) ANNE-LOUIS GIRODET DE ROUCY-TRIOSON (MONTARGIS, LOIRET 1767-1824 PARIS), su christies.com. URL consultato il 24 aprile 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Sylvain Bellenger (dir.), Girodet (1767-1824), éditions Gallimard et Musée du Louvre, 2005.

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