Osservatorio per la Comunicazione Digitale

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OCCAM, Osservatorio sulla Comunicazione Culturale nel Mediterraneo e nel Mondo
TipoAssociazione
Fondazione1995
Sede centraleBandiera dell'Italia Milano
PresidenteBandiera dell'Italia Pierpaolo Saporito
Lingua ufficialeItaliano
Veduta dalla prima sede di OCCAM - Osservatorio per la Comunicazione Digitale, su Piazza Duomo, Milano con bandiera UNESCO.

L'Osservatorio sulla comunicazione culturale e digitale (OCCAM),istituito nel 1996 dall’UNESCO a Milano, è nato come Osservatorio per la Comunicazione Culturale e Audiovisiva nel Mediterraneo.[1][2]

Dal 2003 è associato al Department of Public Information delle Nazioni Unite[3] e nel 2005 ha ricevuto lo Status Consultativo Speciale presso il Consiglio Sociale ed Economico (ECOSOC) dell’ONU;[4][5] dal 2006 OCCAM è leader della Community of Expertise “E-service for development” all’interno della Global Alliance for Information and Communications Technologies and Development (UN – GAID).[6]

L’Osservatorio è presieduto dall'Arch. Pierpaolo Saporito.[7]

OCCAM nasce con la missione di cercare strumenti per contrastare la povertà utilizzando le nuove tecnologie e favorire azioni di sviluppo sostenibile nei Least Developed Countries (LDCs)[8] e opera a sostegno delle strategie ONU per il raggiungimento degli Obiettivi Sostenibili dello Sviluppo (SDGs), già Obbiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs, 2000-2015).[9]

Il presidente di OCCAM - Osservatorio per la Comunicazione Digitale assieme a Staffan de Mistura, presso la prima sede dell'Osservatorio in Piazza Duomo a Milano, in occasione della Festa delle Nazioni Unite.

L’Osservatorio compie studi e ricerche e gestisce due iniziative:

Nel 2004 è nato l'Infopoverty Institute presso l'Università dell'Oklahoma.[10]

Infopoverty World Conference[modifica | modifica wikitesto]

Targa conferita dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella alla 18ª Edizione della Infopoverty World Conference del 13 aprile 2018, tenutasi presso il Palazzo delle Nazioni Unite a New York.

L'Infopoverty World Conference è nata nel 2001.

La conferenza si tiene annualmente al Palazzo di Vetro di New York.

Nel 2002 dalla Conferenza nasce l’Infopoverty Programme.

Le conferenze negli anni sono state organizzate in partenariato con il Parlamento Europeo, Ufficio di Milano, e hanno ricevuto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica, il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e di altre Istituzioni nazionali e internazionali.[11]

Elenco completo delle 18 edizioni della conferenza:

  • I Infopoverty, 2001 Possible solutions[12]
  • II Infopoverty, 2002 From possible solutions to actions
  • III Infopoverty, 2003 New tools & best practices for development. The role of ICTs in reaching the MDGs IV Infopoverty, 2004 New frontiers of the ICTs: services for development
  • V Infopoverty, 2005 Actors and strategies for sevelopment digital technology to fight poverty[13]
  • VI Infopoverty, 2006 Fighting poverty to create prosperity for all[14]
  • VII Infopoverty, 2007 Harnessing the use of ICTs toward the Millennium Development Goals[15][16]
  • VIII Infopoverty, 2008 Low coast – Smart technologies to fight poverty and save the planet[17][18]
  • IX Infopoverty, 2009 ICT’S Good use, abuse, refuse towards the Millennium Development Goals[4]
  • X Infopoverty, 2010 How the digital revolution can defeat poverty and achieve the Lisbon and Millennium Development Goals[19][20]
  • XI Infopoverty, 2011 e-Services: the new paradigm for development and the achievement of the MDGs[21][22]
  • XII Infopoverty, 2012 Who drives the digital revolution? Development through innovation[23][24][25]
  • XIII Infopoverty, 2013 ICT – Innovations for nation building and the empowerment of people[26][27][28]
  • XIV Infopoverty, 2014 How the digital innovations can accelerate the achievement of the Millennium Development Goals and help the Sustainable Development goals[29][30][31][32][33]
  • XV Infopoverty, 2015 Next Sustainable Development Goals: the challenge before the Digital Era[34][35][36][37]
  • XVI Infopoverty, 2016 ICTs as the tools for everyone to achieve dignity and freedom[38][39]
  • XVII Infopoverty, 2017 Transfering knowledge and adequate technologies: the way to combat poverty and make the world safer[40][41]
  • XVIII Infopoverty, 2018 Collective creativity and digital innovation: Forging inclusive partnership to sustain peace and development[42][43]
  • XIX Infopoverty, 2019 How smart cities can fight poverty eliminating slums and promoting smart villages for rural development[44][45][46]
  • XX Infopoverty, Towards the Digital Society Inspired by SDGs[47][48][49]
  • XXI Infopoverty, How to build a more inclusive and fairer society?[49][50]
  • XXI Infopoverty, 2021 "How to build a fairer and more inclusive Digital Society?" [51]

Infopoverty seminars[modifica | modifica wikitesto]

OCCAM ha tenuto seminari di approfondimento al Palais des Nations di Ginevra.

Nel 2003 il seminario si è tenuto a Ginevra in occasione della prima fase del WSIS (World Summit on the Information Society)[52] e nel 2005 nella fase successiva del WSIS a Tunisi.[53]

Infopoverty Programme[modifica | modifica wikitesto]

L’infopoverty Programme, si occupa dell'attuazione delle relative risoluzioni.

ICT Village[modifica | modifica wikitesto]

Il progetto ICT Village nasce con lo scopo di fornire tecnologie e servizi alle comunità più disagiate per metterle in grado di promuovere il proprio sviluppo.

Il modello ICT Village, sviluppato e lanciato da OCCAM ha avuto risonanza influenzando diversi livelli della società: il modello è stato citato anche dall' USSTRATCOM Global Innovation and Strategy Center, in uno dei suoi documenti concernenti la Village Infrastructure Kit-Alpha (VIKA).[54]

Il primo villaggio ICT è stato realizzato nel 1999 in Honduras,[55][56][57] colpito dal devastante uragano Mitch. Con il sostegno del Ministero di Scienza e Tecnologia (COHCIT) e della locale Università (UCyT) e le principali organizzazioni internazionali, come UNESCO, IADB, FAO, WB, HonduTel è stato possibile attuare due progetti inizialmente denominati Solar Village, nelle comunità di San Ramon e San Francisco de Lempira.

Il modello viene proposto al Governo della Tunisia per una sperimentazione nel villaggio di Borji Ettouil in occasione del Summit WSIS del novembre 2003.[58][59]

John Shirley, presidente Navajo Nation, al WSIS di Tunisi, 2005. Annuncio della nascita del Navajo Nation Portal.

Il progetto Navajo Nation Portal vede la creazione di centri di accesso e formazione; è stato annunciato nel 2005 durante l’intervento al WSIS di Tunisi di John Shirley, presidente della Navajo Nation cofirmatario del Memorandum d’intesa con l’ITU e OCCAM, per lo sviluppo digitale delle popolazioni indigene.[60][61]

Nel 2006 Jeffrey Sachs, direttore del Millennium Project delle Nazioni Unite e Special Advisor del Segretario Generale Kofi Annan, proclama Sambaina 2006 UN Millennium Village. Sia l'UNDP,[62] che la Millennium Challenge Corporation USA, vareranno programmi di sostegno del villaggio.

Nel 2005 è nato il progetto Ville Village per favorire la collaborazione diretta tra comunità nei Paesi in via di sviluppo e città nei Paesi avanzati.[63]

eMedMed[modifica | modifica wikitesto]

L’obiettivo del progetto è quello di migliorare le condizioni di salute all’interno dei paesi del Sud del Mediterraneo (Tunisia, Marocco, Libia ed Egitto) e di favorire una più capillare ed efficiente diffusione del servizio sanitario.

Il sistema integra le risorse degli ospedali e centri d’assistenza del territorio e i dati raccolti sul campo (diagnostica per immagini, cartelle cliniche, anagrafica paziente, consulti, formazione etc) mediante la rete.

Il progetto è stato validato in sede ONU nel 2015 alla XV Infopoverty World Conference.[64][65][66]

World Food&Health Security e-Center[modifica | modifica wikitesto]

Il Centro Mondiale di Servizi Digitali si inserisce tra le iniziative OCCAM volte a conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, attraverso la fornitura di competenze e servizi digitali a comunità e istituzioni dei Paesi più bisognosi.[67]

La struttura operativa di OCCAM[modifica | modifica wikitesto]

L'Osservatorio è organizzato su 5 linee:

  1. Osservatorio sulle fenomeniche della rivoluzione digitale;
  2. Ricerche e sperimentazioni, sulle innovazioni ICT social oriented;
  3. Infopoverty conference, che organizza l’annuale IWC a NY;
  4. Infopoverty Programme per il monitoraggio e la gestione con progetti avviati;
  5. Comunicazione e segretariato.

L’osservatorio ha due rappresentanze presso l'ONU, una a New York e una a Ginevra e un responsabile internazionale delle Relazioni Istituzionali.[68]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ferrari da Fiera spa al Comitato UNESCO, in laRepubblica ed. Milano, 18 ottobre 2007.
  2. ^ Belloni Alberto, Tecnologia e sviluppo - Ferrari "ambasciatore" per il Palazzo di Vetro, in il Cittadino, 17 ottobre 2007.
  3. ^ Piromalli Ilaria, l 21 aprile si terrà la Infopoverty World Conference, che porta le parole chiave di sviluppo e sostenibilità per l’abbattimento della povertà, in Ultima Voce, 26 luglio 2018.
  4. ^ a b IL CONTRIBUTO ITALIANO ALLA LOTTA ALL'HIV/AIDS - IX INFOPOVERTY WORLD CONFERENCE - III SESSIONE ITALIANA, in Consiglio Nazionale delle Ricerche, 20 marzo 2009.
  5. ^ Civil Society Participation, su NGO Branch, United Nations Department of Economic and Social Affairs.
  6. ^ Celik, Aliye Pekin. e Global Alliance for Information and Communication Technologies and Development., Foundations of the Global Alliance for ICT and Development, Global Alliance for ICT and Development, 2007, ISBN 9781441601360, OCLC 655160602. URL consultato il 30 agosto 2018.
  7. ^ PIERPAOLO SAPORITO, PRESIDENTE DI OCCAM, NOMINATO HIGH LEVEL ADVISOR DELL'ALLEANZA GLOBALE DELLE NAZIONI UNITE PER LE ICT E LO SVILUPPO | marketpress notizie, su marketpress.info. URL consultato il 30 agosto 2018.
  8. ^ Innovazione e Tecnologia al servizio del Terzo Mondo, in il Giornale ed.Milano, 17 ottobre 2007.
  9. ^ Text delivered by Pierpaolo Saporito President of OCCAM 44th Commission on Social Development – ECOSOC (PDF), in United Nations Public-Private Alliance for Rural Development, 13 febbraio 2006.
  10. ^ Infopoverty Institute, su infopoverty.ou.edu. URL consultato il 30 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2012).
  11. ^ United Nations. Department of Economic and Social Affairs., United Nations. Office for ECOSOC Support and Coordination. e United Nations. Economic and Social Council., Achieving the global public health agenda : dialogues at the Economic and Social Council, United Nations, 2009, ISBN 9789210554428, OCLC 794003985. URL consultato il 30 agosto 2018.
  12. ^ Castelli, Cristina, 1943- e Giagnotti, Felicia., Infopoverty : possible solutions : prima conferenza internazionale : atti del convegno, Milano, 18 giugno 2001, Vita e pensiero, 2002, ISBN 8834308875, OCLC 878534659. URL consultato il 30 agosto 2018.
  13. ^ Infopoverty and development - IFRC, in IFRC.
  14. ^ Il Sole 24 ORE - Redazione online, Il Sole 24 ORE: finanza, economia, esteri, valute, borsa e fisco, su ilsole24ore.com. URL consultato il 30 agosto 2018.
  15. ^ Rossi Roberto, Lo sviluppo passa dalla tecnologia, in èitalia, IX, p. 13. URL consultato il ISSUU.
  16. ^ Mediatori culturali - INFOPOVERTY - VII INFOPOVERTY WORLD CONFERENCE, in mediatori culturali.
  17. ^ Radio Radicale, Nuove tecnologie e fonti energetiche alternative: un binomio per vincere la povertà?, in Radio Radicale, 18 aprile 2008. URL consultato il 30 agosto 2018.
  18. ^ Comune di Lodi - www.comune.lodi.it, Infopoverty World Conference:anche Lodi aderisce. URL consultato il 30 agosto 2018.
  19. ^ X Infopoverty World Conference: la rivoluzione digitale per sconfiggere la povertà, in Fondazione ResPublica. URL consultato il 30 agosto 2018.
  20. ^ Rossi Roberto, La rivoluzione digitale contro la povertà, in èItalia, p. 17.
  21. ^ XI Conferenca Mondiale Infopovertà (PDF), in Associazione ACU, http://www.associazioneacu.org/wp-content/uploads/sites/4/2011/03/XI-Conferenza-Mondiale-Infopovert%C3%A0.pdf
  22. ^ XI Conferenza sull'Infopovertà (PDF), in Associazione ACU.
  23. ^ Chi guida la rivoluzione digitale? Innovazione per lo sviluppo - ACU - Associazione Consumatori Utenti, in ACU - Associazione Consumatori Utenti, 21 marzo 2012. URL consultato il 30 agosto 2018.
  24. ^ (EN) (Part 1) Twelfth Infopoverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  25. ^ (EN) (Part 2) Twelfth Infopoverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  26. ^ (EN) (1st, 2nd plenary) 13th Infopoverty World Conference: ICT- Innovations for Nation Building and the Empowerment of People, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  27. ^ (EN) (3rd, 4th plenary) 13th Infopoverty World Conference: ICT- Innovations for Nation Building and the Empowerment of People, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  28. ^ (EN) (5th plenary, General Discussion and next Step Actions, Final Declaration) 13th Infopoverty World Conference: ICT- Innovations for Nation Building and the Empowerment of People, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  29. ^ (EN) (Part 1) - 14th Info Poverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  30. ^ (EN) (Part 2) - 14th Info Poverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  31. ^ (EN) (Part 4) - 14th Info Poverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  32. ^ (EN) (Part 5) - 14th Info Poverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  33. ^ (EN) (Part 7) - 14th Info Poverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  34. ^ (EN) (Part 1) 15th Infopoverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  35. ^ (EN) (Part 2) 15th Infopoverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  36. ^ (EN) (Part 3) 15th Infopoverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  37. ^ (EN) (Part 4) 15th Infopoverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  38. ^ (EN) 1st meeting, 16th Infopoverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  39. ^ (EN) 2nd meeting, 16th Infopoverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  40. ^ (EN) (Part 1) 17th Infopoverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  41. ^ (EN) (Part 2) 17th Infopoverty World Conference, su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  42. ^ (EN) XVIII Infopoverty World Conference (morning session), su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  43. ^ (EN) XVIII Infopoverty World Conference (afternoon session), su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  44. ^ (EN) XIX Infopoverty World Conference (morning session), su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  45. ^ (EN) United Nations Web TV, http://webtv.un.org/search/part-2-xix-infopoverty-world-conference-opening-session-first-session-and-second-session/6026933722001. URL consultato il 30 agosto 2018.
  46. ^ (EN) United Nations Web TV, http://webtv.un.org/search/part-3-xix-infopoverty-world-conference-opening-session-first-session-and-second-session/6026893728001.
  47. ^ (EN) XX Infopoverty World Conference (morning session), su United Nations Web TV. URL consultato il 30 agosto 2018.
  48. ^ (EN) XX Infopoverty World Conference (afternoon session), su United Nations Web TV.
  49. ^ a b (EN) List of Conferences, su Infopoverty.net.
  50. ^ (EN) XXI Infopoverty World Conference, su United Nations Web TV.
  51. ^ XXI Infopoverty World Conference: "How to Build a Fairer and More Inclusive Digital Society?", su media.un.org.
  52. ^ List of participants -WSIS (PDF), in International Telecommunicatoin Union.
  53. ^ wsis, World Summit on the Information Society, su itu.int. URL consultato il 30 agosto 2018.
  54. ^ USSTRATCOM Global Innovation and Strategy Center Village Infrastructure Kit-Alpha Spring 2009 – Project 09-02 May 2009 http://star-tides.net/sites/default/files/documents/files/VIKA%20Final%20Report.pdf Archiviato il 23 agosto 2018 in Internet Archive.
  55. ^ Astaesani Marialuisa, Vecchie tecnologie per i nuovi scenari, in in Espansione, 11/2003.
  56. ^ Bellaspiga Lucia, I nuovi sbarchi? Navigano in rete, in l'Avvenire, 14 febbraio 2002.
  57. ^ Capisani Marco A., Economie in via di sviluppo, l'Africa vicino alla svolta,, in ItaliaOggi, 17 ottobre 2007, p. 21.
  58. ^ (EN) Details, su itu.int. URL consultato il 30 agosto 2018.
  59. ^ Infopoverty, la tecnologia contro il digital divide - ITespresso.it, in ITespresso.it, 16 marzo 2005. URL consultato il 30 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2018).
  60. ^ Copia archiviata (PDF), su navajo-nsn.gov. URL consultato il 30 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2017).
  61. ^ FOR IMMEDIATE RELEASE Nov. 14 2005 NAVAJO NATION PRESIDENT JOE SHIRLEY, JR., TO ADDRESS WORLD SUMMIT ON INFORMATION SOCIETY IN TUNISIA, AFRICA (PDF), in NavajoNation.gov. URL consultato il 30 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2017).
  62. ^ (EN) Madagascar's Millennium Village goes it alone, in IRIN, 22 marzo 2013. URL consultato il 30 agosto 2018.
  63. ^ OCCAM - Observatory, INFOPOVERTY PROGRAMME @ WORLD SUMMIT ON INFORMATION SOCIETY (PDF), in UN ESA Coordination Alliance, http://www.un.org/esa/coordination/Alliance/documents/website/PR%20Infopoverty%20web.pdf
  64. ^ EMedMed: la Telemedicina al fianco dei Paesi in Via di Sviluppo - Top Trade, in Top Trade, 23 marzo 2015. URL consultato il 30 agosto 2018.
  65. ^ EmedMed: la telemedicina sbarca in Nord Africa, in Sanità24. URL consultato il 30 agosto 2018.
  66. ^ Sarà presentato all'Onu un progetto di Telemedicina realizzato dal gruppo Dedalus, su in20righe.it. URL consultato il 30 agosto 2018.
  67. ^ Carta di Milano - Infopoverty Programme (PDF), in Carta di Milano, http://carta.milano.it/wp-content/uploads/2015/11/113.pdf
  68. ^ International Manager of the Institutional Relations, Gloria Kins Starr, editor of Diplomatic & Society Review, https://www.sadrmedia.com/copy-of-our-history

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]