Nadim Kobeissi

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Nadim Kobeissi

Nadim Kobeissi (in arabo نديم قبيسي?; Beirut, 28 settembre 1990) è un informatico e attivista libanese naturalizzato francese.

Specializzato in crittografia applicata, è il fondatore di Cryptocat, un client di chat web crittografato open source. Kobeissi è anche noto per aver parlato pubblicamente contro la censura e la sorveglianza di Internet.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Kobeissi è nato a Beirut, in Libano. Ha studiato alla Lebanese American University di Beirut dal 2008 al 2009 e si è laureato in filosofia alla Concordia University di Montreal, Canada, nel 2013. Ha conseguito un dottorato di ricerca in crittografia applicata all'Inria di Parigi dal 2015 al 2018.[2]

Tra il 2018 e il 2019 è stato professore a contratto di informatica presso il campus parigino della New York University, tenendo un corso sulla sicurezza informatica.[3] Nel 2021 Kobeissi è stato naturalizzato cittadino francese. Parla correntemente arabo, francese e inglese e vive a Parigi.

Ricerca[modifica | modifica wikitesto]

Kobeissi è l'autore principale di Cryptocat. Il progetto è stato interrotto nel 2019.[4]

Nel 2015, Kobeissi è diventato attivo nella ricerca sulla verifica formale dei protocolli crittografici.[5] La sua tesi di dottorato trattava come argomento la "Verifica formale per protocolli e implementazioni crittografiche nel mondo reale (Vérification formelle des protocoles et des implementations cryptographiques)".[6]

Attivismo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2010, Kobeissi è stato uno dei primi sostenitori dell'informatrice ed ex-militare dell'esercito americano Chelsea Manning.[7] Ha organizzato una marcia a Montreal nel dicembre di quell'anno a sostegno di WikiLeaks[8]. Nel 2011 e 2012, Kobeissi ha ospitato CHOMP FM, un programma radiofonico sull'attivismo presente su Internet trasmesso settimanalmente dalla stazione radio CKUT-FM di Montreal. Lo spettacolo includeva ospiti della Electronic Frontier Foundation (EFF), il ricercatore di sicurezza Bruce Schneier e il giornalista Glenn Greenwald .[8]

Nel 2013, Kobeissi ha collaborato a scrivere la Skype Open Letter[9] che ha riunito più di quaranta organizzazioni, tra cui Electronic Frontier Foundation, Reporters Without Borders e Open Technology Institute, chiedendo a Microsoft e Skype di rilasciare rapporti sulla trasparenza riguardanti il monitoraggio e la sorveglianza su Skype. Lo sforzo ha avuto successo e Microsoft ha rilasciato il suo primo rapporto sulla trasparenza poco dopo la pubblicazione della lettera.[10]

Imprenditoria[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2017, Kobeissi ha fondato la Symbolic Software, un'azienda che offre audit di sicurezza per l'infrastruttura aziendale, il codice software e i protocolli crittografici.

Nel gennaio 2021, un tweet di Kobeissi sui suoi piani per progettare una forma di "social media decentralizzato" ha immediatamente suscitato l'interesse di diversi investitori e ha portato alla creazione di Capsule Social Inc., una startup la cui missione è costruire un social veramente decentralizzato per promuovere la libertà di parola, rendendola più resistente alla censura e al controllo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) How to fight PRISM, su New Internationalist, 21 giugno 2013. URL consultato il 23 febbraio 2023.
  2. ^ nadim.computer, https://nadim.computer/.
  3. ^ computerscience.paris, https://computerscience.paris/security/. URL consultato il 9 novembre 2021.
  4. ^ crypto.cat, https://crypto.cat.
  5. ^ dblp.uni-trier.de, https://dblp.uni-trier.de/pers/hd/k/Kobeissi:Nadim.
  6. ^ hal.inria.fr, https://hal.inria.fr/tel-01950884.
  7. ^ Nicks, Denver (2012). Private: Bradley Manning, WikiLeaks, and the Biggest Exposure of Official Secrets in American History. Chicago Review Press, p. 223.
  8. ^ a b (EN) Montreal demonstrators march in support of WikiLeaks, su Montreal, 18 dicembre 2010. URL consultato il 23 febbraio 2023.
  9. ^ www.skypeopenletter.com, http://www.skypeopenletter.com/.
  10. ^ (EN) Eva Galperin, It's Time for Transparency Reports to Become the New Normal, su Electronic Frontier Foundation, 29 gennaio 2013. URL consultato il 23 febbraio 2023.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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