Martiri di Avignonet

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I martiri di Avignonet sono un gruppo di undici inquisitori uccisi dai catari ad Avignonet il 29 maggio 1242. Il loro capofila è il domenicano Guglielmo Arnaud, originario di Montpellier, frate del convento di San Romano a Tolosa, che papa Gregorio IX il 22 aprile 1234 aveva nominato primo inquisitore delle diocesi di Tolosa, Albi, Carcassonne e Agen.[1]

L'episodio del martirio maturò in un clima di forte tensione tra inquisitori e catari, dovuto anche all'eccessivo zelo dell'Arnaud nello svolgere il suo ministero (faceva disseppellire i cadaveri dei catari per bruciarli). Raimondo VII, conte di Tolosa, si lamentò con il pontefice per l'atteggiamento del domenicano: proibì ai sudditi di aver qualsiasi rapporto con i frati e pose soldati alle porte dei conventi per impedire che i religiosi ricevessero vettovaglie.[1]

Raimondo d'Alfan, balì di Avignonet, invitò gli undici nel suo castello fingendo amicizia ma, dopo averli rinchiusi in una sala, li fece trucidare mentre intonavano il Te Deum.[2]

Appartenevano al gruppo:[2][3]

  • Guglielmo Arnaud, sacerdote domenicano;
  • Bernardo da Roquefort, sacerdote domenicano;
  • Garcia d'Aure, frate converso domenicano;
  • Stefano da Saint-Thibery, sacerdote francescano;
  • Raimondo Carbonier, sacerdote francescano;
  • Raimondo da Cortisan, detto lo scrittore, canonico di Tolosa e arcidiacono di Lézat;
  • Bernardo, del clero della cattedrale di Tolosa, chierico di Raimondo;
  • Pietro d'Arnaud, laico, notaio dell'inquisizione;
  • Fortanerio, chierico, cursore dell'inquisizione;
  • Ademaro, chierico, cursore dell'inquisizione;
  • il priore di Avignonet, di cui è ignoto il nome, sacerdote, monaco benedettino di Cluse.

Il culto dei martiri iniziò subito dopo la loro morte. Guglielmo Arnaud e Garcia d'Aure furono sepolti in San Romano a Tolosa e nel 1383 i loro corpi furono onorevolmente collocati nella cappella di San Nicola: la loro morte e quella di Bernardo da Roquefort era commemorata annualmente il 10 maggio. Il loro sepolcro andò distrutto durante la Rivoluzione francese. Stefano da Saint-Thibery e Raimondo Carbonier furono sepolti nella chiesa francescana di Tolosa e sulle loro tombe fu posta un'iscrizione celebrativa. L'arcidiacono di Lézat e il suo chierico Bernardo furono sepolti nel chiostro della cattedrale di Tolosa e nel 1647 si ebbe una ricognizione delle loro reliquie che furono traslate in duomo.[2]

Nella chiesa di Avignonet esisteva un quadro rappresentante gli undici martiri con l'aureola: nel 1809 il vescovo costituzionale di Tolosa fece rimuovere il dipinto, che fu poi ricollocato in chiesa e nuovamente tolto nel 1861.[2]

Le procedure per ottenere la conferma del culto dei martiri dalla Santa Sede furono avviate nel 1700 dal domenicano Parcin.[2]

Papa Beato Pio IX, con decreto del 6 settembre 1866, confermò il loro culto con il titolo di beati.[4]

Il loro elogio si legge nel martirologio romano al 29 maggio.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Sadoc M. Bertucci, BSS, vol. II (1962), col. 647.
  2. ^ a b c d e Sadoc M. Bertucci, BSS, vol. II (1962), col. 648.
  3. ^ Index ac status causarum (1999), p. 598.
  4. ^ Index ac status causarum (1999), p. 430.
  5. ^ Martirologio romano (2004), p. 433.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004.
  • Congregatio de Causis Sanctorum, Index ac status causarum, Città del Vaticano 1999.
  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.