Maria Luisa Busi

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Maria Luisa Busi alla conduzione del TG1 (1996)

Maria Luisa Busi (Milano, 24 marzo 1964) è una giornalista e conduttrice televisiva italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata a Milano, cresce a Cagliari. Entra alla Rai dopo aver lavorato nella emittente cagliaritana Sardegna Uno. Nell'ottobre 1991 conduce il telegiornale di Unomattina su Rai 1, per poi passare all'edizione principale delle ore 20.

Su idea del direttore del TG1 Gianni Riotta, il 12 ottobre 2006 inaugura l'editoriale da studio.[1] Nel marzo del 2010, in un'intervista a la Repubblica, prende posizione contro l'allontanamento dal TG1 dei colleghi Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio, Piero Damosso e Massimo De Strobel, per decisione del direttore Augusto Minzolini, parlando di «rappresaglia» e di un «clima irrespirabile».[2] Nonostante Maria Luisa Busi possa rilasciare interviste nell'esercizio delle sue funzioni di sindacalista come consigliere nazionale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, alla sua presa di posizione segue l'invio da parte di Minzolini di una lettera di contestazione formale per aver concesso l'intervista senza autorizzazione, chiedendo l'apertura di un procedimento disciplinare al capo del personale.[3][4] Il 21 maggio 2010, in conseguenza dei persistenti contrasti con la linea editoriale, Maria Luisa Busi rassegna le dimissioni dalla conduzione del TG1 delle 20.[5][6]

Nell'autunno del 2010 conduce la trasmissione Articolotre su Rai 3, trasmissione sospesa dopo un mese per scarsi ascolti.[7][8]

Nel novembre 2010 pubblica il libro Brutte notizie, nel quale parla della sua esperienza in Rai e delle influenze politiche sul giornalismo italiano.[9]

Torna poi al Tg1 su incarico del nuovo direttore Mario Orfeo, come caporedattore centrale di TV7 e dello Speciale TG1, prendendo il posto di Monica Maggioni, passata alla direzione di Rai News. Il 5 ottobre 2016 il direttore Mario Orfeo la nomina vicedirettrice del Tg1.

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

È sposata dal 2004 con il giornalista del TG3 Riccardo Chartroux; la coppia ha due figlie.[10][11]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alessandra Arachi, Busi: l'editoriale sugli stupri? Sfida culturale. Per la prima volta un telegiornale Rai "interrotto" da un intervento della conduttrice sul tema degli stupri, in Corriere della Sera, 14 ottobre 2006.
  2. ^ Sì, è scattata una rappresaglia mai visto osare tanto, e perdiamo ascolti, in la Repubblica, 1º aprile 2010.
  3. ^ Rai, Minzolini punisce la Busi, lettera di richiamo dopo le critiche, in la Repubblica, 2 aprile 2010.
  4. ^ Tg1: Minzolini, richiamo alla Busi per l'intervista a Repubblica, su Giornalettismo, 1º aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2010).
  5. ^ La lettera per dire addio alla conduzione del telegiornale. «Tg1 di parte, dov'è il Paese reale?». Lo sfogo della Busi contro Minzolini: ecco il testo, in Corriere della Sera, 21 maggio 2010.
  6. ^ La Busi: «Rinuncio a condurre il Tg1», in Corriere della Sera, 21 maggio 2010.
  7. ^ Rai: confermati Santoro e Dandini, sbarca la Busi su Raitre, su Agenzia Giornalistica il Velino, 22 luglio 2010.
  8. ^ R.S., Flop di ascolti. La Rai ferma la Busi. «Articolo3» bloccato dalla direzione generale e da Ruffini. La giornalista: difficile lavorare sotto assedio, in Corriere della Sera, 9 novembre 2010. URL consultato il 9 novembre 2010.
  9. ^ Maria Luisa Busi - Brutte Notizie. Recensione, in Leggere Donna, n. 152, Luciana Tufani Editrice, luglio-sett 2011.
  10. ^ Anna Paratore, Che fine ha fatto Maria Luisa Busi?, in IntelligoNews, 26 maggio 2016. URL consultato il 29 agosto 2019 (archiviato il 29 agosto 2019).
  11. ^ C T, Maria Luisa Busi, su Chi è, 21 maggio 2010.
  12. ^ Borsellino: giovedì consegna del premio giornalistico, su Adnkronos, 29 novembre 1994. URL consultato il 12 agosto 2021.
  13. ^ Albo dei vincitori, su Ilaria Alpi. Premio Giornalistico Televisivo (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2007).
  14. ^ Indice alfabetico vincitori A - D, su Il Premiolino (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2010).
  15. ^ Anno 2005, su Premio Saint-Vincent di giornalismo, 2 ottobre 2006 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2010).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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