Castello di Machilone

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castello di Machilone
Civiltànormanna, angioina
Utilizzocastello fortificato
Stilemedievale
EpocaX secolo - XIII secolo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComunePosta
Altitudine827 m s.l.m.
Amministrazione
Visitabilesi
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 42°31′36.8″N 13°06′04.11″E / 42.52689°N 13.101141°E42.52689; 13.101141

Il castello di Machilone fu un antico castello situato nella terra Camponesca,[1] nella valle del Velino, in corrispondenza del centro di Posta, in provincia di Rieti.

Fondato dai Normanni nel X secolo, si sviluppò durante il periodo angioino del Regno di Sicilia finché, nel 1299, fu conquistato dall'Aquila dopo un lungo assedio, incendiato e raso al suolo. Sul colle antistante l'abitato sono ancora visibili alcuni resti del castello.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

«In dì de Santa Justa, la festa de Bazano,
fo tolto Machilone dallo communo Aquilano;
quanto sedero ad alto tanto calaro in plano;
quello che vi remase non valse un anchontano.»

Il castello venne eretto nel X secolo, alla nascita del Regno di Sicilia, in una posizione strategica tra le valli dell'Aterno, del Tronto e del Velino. Il primo documento che attesta la presenza di Machilone è il Catalogus baronum del 1152.[1][3]

L'importanza di Machilone crebbe rapidamente e, nel 1213, il castello contava ben 23 signori ed oltre 200 vassalli.[4]

Sul modello aquilano, nell'ultimo quarto del XIII secolo cominciò la fondazione di alcune città fortificate, dislocate soprattutto lungo il confine settentrionale del regno, dove cioè erano concentrati gli interessi geopolitici degli Angioini.[5] Il 16 luglio 1278 Carlo I d'Angiò concesse agli abitanti di Machilone e dei castelli limitrofi di fondare Gonexa, l'attuale Leonessa.[6]

Lo svilupparsi di una comunità indipendente ed economicamente potente al confine del contado — in un'area strategica per gli scambi commerciali lungo la via degli Abruzzi — non piacque agli aquilani che, nel 1299, presero d'assalto il castello, lo incendiarono e lo rasero al suolo, intimando ai suoi abitanti di non costruire più alcuna fortificazione in quel luogo.[7] L'assedio durò nove settimane — dal 1º giugno al 1º agosto, giorno di santa Giusta di Bazzano, come cantato dai poeti locali[2][8] — e continuò nonostante l'ordine di Carlo II di Napoli di desistere.[4] I machilonesi vennero condotti all'Aquila finendo nel locale di Stiffe,[9] che da quel momento prese il nome di Stiffe e Machilone; le donne furono alloggiate all'interno del monastero del locale — tra le chiese scomparse di San Francesco a Palazzo e San Tommaso, in corrispondenza dell'attuale Palazzo del Convitto — mentre gli uomini vennero dislocati in tutto il quarto.[7]

«(...) andò il Comune dell'Aquila contro di quel Castello e avuto dal re ordine di desistere, alcuni cittadini ostinati proseguirono nell'assedio. Mantennero quivi l'oste nove settimane fino a che lo presero a patti; nel dì primo d'Agosto festivo a S. Giusta protettrice di Bazzano. Con protervia non furono poi osservati i patti ma preso appena fu messo a guasto, incendiato e gettato a terra, dato a sacco quanto ci era e fin le donne che pur erano di qualità, condotte all'Aquila.»

Per l'insubordinazione agli ordini del re, L'Aquila fu poi costretta a pagare un pesante risarcimento pari a circa 3 025 once.[4][7]

A valle del castello distrutto, si venne a creare il centro di Lapposita (letteralmente, «al posto di») poi diventato Postareale, quindi Posta. La città venne aggregata sin da subito al contado aquilano — tramite tre diplomi, nel 1299, nel 1301 e nel 1304 — e rimase sotto il controllo dell'Aquila fino al 1927 quando fu inglobata nella nuova provincia di Rieti.

Pur essendo scomparse le chiese di San Francesco e di San Tommaso, il nome di Machilone è ancora oggi presente nella toponomastica del capoluogo abruzzese con la piazza Machilone (popolarmente detta «delle tavole» per la presenza, nel XIX secolo, di pittori da strada) situata all'interno dell'omonimo locale.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La lapide commemorativa posta sul colle in occasione del 7º centenario

Il castello era posto all'interno della terra Camponesca,[1] una vasta area dedita al pascolo che si sviluppava tra gli attuali centri di Antrodoco e di Accumoli e da cui derivò il nome dei Camponeschi, potente famiglia aquilana. Era situato in posizione arroccata su una cima del colle antistante l'abitato di Posta,[10] alla confluenza della via Salaria con la strada per Borbona.

Machilone era costituito da una rocca nel punto più alto del colle e da abitazioni che si sviluppavano lungo tutto il costone, per una lunghezza stimata di circa 500 metri.[10] Alcuni resti delle fortificazioni sono ancora visibili sul colle dove il comune ha anche provveduto a installare una lapide commemorativa.[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Ruggero II di Sicilia, Catalogus baronum, 1152.
  2. ^ a b Buccio di Ranallo, Cronache aquilane, 1355.
  3. ^ Mauro Zelli, Narnate. Storia di un territorio di frontiera tra Spoleto e Rieti dall'VIII al XIII secolo, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1997, p. 72.
  4. ^ a b c Anton Ludovico Antinori, Annali degli Abruzzi, VIII, 1777.
  5. ^ Paolo Peduto, Alfredo Maria Santoro (a cura di), Archeologia dei castelli nell'Europa angioina (secoli XIII-XV), Roma, All'insegna del Giglio, 2011, p. 97.
  6. ^ Mauro Zelli, Narnate. Storia di un territorio di frontiera tra Spoleto e Rieti dall'VIII al XIII secolo, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1997, p. 30.
  7. ^ a b c Mauro Zelli, Narnate. Storia di un territorio di frontiera tra Spoleto e Rieti dall'VIII al XIII secolo, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1997, p. 111.
  8. ^ a b Anton Ludovico Antinori, Annali degli Abruzzi, X, 1777.
  9. ^ Il locale di Stiffe, originariamente afferente al quarto di Santa Giusta, è localizzato tra i Quattro Cantoni e la piazza del Duomo; dal cambio di intitolazione, il quarto di San Pietro ne rivendica il possesso.
  10. ^ a b c Comune di Posta, Il castello di Machilone, su comunediposta.it. URL consultato il 26 novembre 2017.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]