Laride e Timbro

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Laride e Timbro
SagaEneide
Nome orig.Larides e Thymber
1ª app. inEneide di Virgilio, I secolo a.C. circa
Caratteristiche immaginarie
Epitetoprole somigliantissima in tutto
Sessomaschi
Luogo di nascitaLaurento
Professioneguerrieri

Laride e Timbro sono due personaggi dell'Eneide.

Il mito[modifica | modifica wikitesto]

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

Laride e Timbro sono due giovani latini, gemelli, talmente identici da venire scambiati l'un con l'altro da tutti, persino dal loro padre Dauco. Entrambi sono tra gli italici che muovono guerra ai troiani di Enea sbarcati nel Lazio.

La morte[modifica | modifica wikitesto]

Indistinguibili fin dalla nascita, solo di fronte alla morte i due gemelli subiscono una differenziazione: vengono infatti assaliti in combattimento da Pallante, il quale con la spada donatagli dal padre Evandro decapita Timbro e recide la mano destra a Laride, che non riceve il colpo di grazia ma viene abbandonato agonizzante. Virgilio si sofferma poi a descrivere il macabro palpeggiare della mano amputata sulla spada.

 " Vos etiam, gemini, Rutulis cecidistis in aruis,
Daucia, Laride Thymberque, simillima proles,
indiscreta suis gratusque parentibus error;
at nunc dura dedit uobis discrimina Pallas.
nam tibi, Thymbre, caput Euandrius abstulit ensis;
te decisa suum, Laride, dextera quaerit
semianimesque micant digiti ferrumque retractant. "

(Publio Virgilio Marone, Eneide, libro X, vv.390-96)

 " Anche voi cadeste, gemelli, nei campi rutuli,
Laride e Timbro, somigliantissimi figli di Dauco; i vostri
non vi distinguevano, e l'abbaglio era gradito ai genitori;
ma ora Pallante vi inferse un crudele divario:
a te, o Timbro, la spada di Evandro recise la testa;
a te, o Laride, la destra troncata cerca il padrone,
e vibrano le dita morenti e palpeggiano il ferro "

(traduzione di Luca Canali)

Interpretazione e realtà storica[modifica | modifica wikitesto]

La sorte di queste due giovani vittime, come quella di altri guerrieri morti prematuramente - Almone, Serrano, Eurialo e Niso e lo stesso Pallante - non può che far breccia nell'animo sensibile del poeta. Ma qui il pathos raggiunge il culmine col ricordo dei momenti felici vissuti da Laride e Timbro nel loro ambiente familiare. Il destino avverso spinge ora la coppia di gemelli allo scontro con un loro coetaneo; sullo sfondo restano le due figure di padri, Dauco ed Evandro, il quale ha donato a Pallante la spada con cui uccide i suoi nemici, mentre un'altra spada, quella impugnata da Laride (il vero protagonista dell'episodio) accorso per vendicare la morte del fratello, finisce a terra con la mano recisa del giovane.

L'immagine di Laride morente è molto simile a quella del giovane sacerdote troiano Ipsenore nell'Iliade, con la differenza che quest'ultimo subisce l'amputazione mortale mentre fugge:

 " E del fiume Scamandro il sacerdote
Ipsenore, che dio parve alle genti,
e magnanima prole era dell'alto
Dolopione, ebbe alle spalle un colpo
di che il brando d'Euripilo, fendendo
l'omero e il braccio, gli mozzò la mano.
Ei la vedea sul prato, e intorno agli occhi
la Parca gli piovea tenebre eterne ".

(Iliade, libro V, traduzione di Ugo Foscolo)

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Omaggi[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Traduzione delle fonti[modifica | modifica wikitesto]

  • Rosa Calzecchi Onesti, Eneide, Testo a fronte, Torino, Einaudi, 1989, ISBN 88-06-11613-4.
  • Onorato Castellino, Vincenzo Peloso, Eneide, sesta edizione, Torino, Società Editrice Internazionale, 1972., Traduzione di Annibal Caro

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]