Joel Meyerowitz

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Joel Meyerowitz nel 2004

Joel Meyerowitz (New York, 6 marzo 1938) è un fotografo statunitense, specializzato in fotografia di strada, ritratti e paesaggi. Iniziò a fotografare a colori nel 1962 e fu uno dei primi sostenitori dell'uso del colore in un periodo in cui c'era una significativa resistenza all'idea della fotografia a colori come arte seria. Nei primi anni '70 insegnò fotografia alla Cooper Union di New York City[1][2].

Il suo lavoro è nelle collezioni dell'International Center of Photography, del Museum of Modern Art e della New York Public Library tutte a New York e del Museum of Contemporary Photography di Chicago.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1962, ispirato nel vedere Robert Frank al lavoro, Meyerowitz lasciò il suo lavoro come art director di un'agenzia pubblicitaria[3][4][5] e andò per le strade di New York City con una fotocamera da 35 mm e una pellicola in bianco e nero. Garry Winogrand,[5] Tony Ray-Jones, Lee Friedlander, Tod Papageorge e Diane Arbus stavano fotografando lì nello stesso periodo. Meyerowitz fu ispirato da Henri Cartier-Bresson, Robert Frank e Eugène Atget, disse: "Nel pantheon dei grandi c'è Robert Frank e c'è Atget".[6]

Dopo essersi alternato tra bianco e nero e colore, Meyerowitz "adottò definitivamente il colore" nel 1972, ben prima della promozione di John Szarkowski nel 1976 della fotografia a colori in una mostra di lavori dell'allora poco noto William Eggleston. Meyerowitz, sempre in questo periodo passò al formato di grandi dimensioni, spesso utilizzando una fotocamera 8 × 10 per produrre fotografie di luoghi e persone.

Meyerowitz appare ampiamente nella serie documentaria del 2006 della BBC Four The Genius of Photography[4] e nel documentario del 2013 Finding Vivian Maier. Nel 2014 fu pubblicato il documentario Sense of Time del regista tedesco Ralph Goertz.

È autore di 16 libri tra cui Cape Light, considerata una classica opera di fotografia a colori.[7] Meyerowitz fotografò le conseguenze dell'attacco dell'11 settembre 2001 al World Trade Center e fu l'unico fotografo autorizzato all'accesso illimitato al Ground Zero immediatamente dopo l'attacco.[8] Ciò sfociò nel suo libro Aftermath: World Trade Center Archive (2006),[9] la cui edizione del 2011 Parr e Badger includono nel terzo volume della loro storia del libro fotografico.[10]

Il 18 gennaio 2017 Meyerowitz è stato onorato per il suo lavoro di una vita con un posto alla Leica Hall of Fame ed è stato descritto come un "mago nell'uso del colore" in grado di "catturare e incorniciare il momento decisivo".[11]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Originario del Bronx. Studiò arte, storia dell'arte e illustrazione medica alla Ohio State University,[12] diplomandosi nel 1959.[13] È sposato con la romanziera inglese Maggie Barrett. Oltre alla loro casa a New York, hanno una residenza fuori Siena, in Italia.[14]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni di Meyerowitz[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni con contributi di Meyerowitz[modifica | modifica wikitesto]

  • Bystander: A History of Street Photography. Con Colin Westerbeck.
    • Bystander: A History of Street Photography. Boston: Bulfinch, 1994. ISBN 0-82121-755-0. Copertina rigida.
    • Bystander: a History of Street Photography: con una nuova postfazione sulla fotografia di strada dagli anni '70. Boston: Bulfinch, 2001. 440 pagine. ISBN 0-8212-2726-2. Brossura.
  • Street Photography Now. London: Thames & Hudson, 2010. ISBN 978-0-500-54393-1 (Brossura). London: Thames & Hudson, 2011. ISBN 978-0-500-28907-5 (Brossura). A cura di Sophie Howarth e Stephen McLaren.

Premi[modifica | modifica wikitesto]

Mostre[modifica | modifica wikitesto]

  • 2012: Joel Meyerowitz - 50 Years of Photographs Part I: 1962 - 1977, Novembre–Dicembre 2012;[19] e Joel Meyerowitz - 50 Years of Photographs Part II: 1976 - 2012, dicembre 2012 – gennaio 2013,[20] Howard Greenberg Gallery, New York.
  • 2014: Joel Meyerowitz Retrospettiva, NRW-Forum Düsseldorf, curata da Ralph Goertz,[21]
  • 2015: Joel Meyerowitz - Retrospettiva, KunstHausWien, curata da Verena Kaspar-Eisert[22]
  • 2018: Joel Meyerowitz - Prendendomi tempo, curata da Arianna Rinaldo - Chiesa di San Lorenzo, San Vito al Tagliamento

Collezioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ "Joel Meyerowitz" International Center of Photography. Accessed 15 June 2017
  2. ^ Nate Rawlings, Taking His Time: A Look Back at 50 Years of Joel Meyerowitz's Photographs, in Time, 2 novembre 2012. URL consultato il 15 giugno 2017.
  3. ^ Nate Rawlings, Taking His Time: A Look Back at 50 Years of Joel Meyerowitz's Photographs, in Time, 2 novembre 2012. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2014).
  4. ^ a b Filmato audio The Genius of Photography, BBC. URL consultato il 1º dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2019).
  5. ^ a b Barbaralee Diamonstein-Intervista Spielvogel, Visions and Images: Joel Meyerowitz, 1981, su youtube.com. URL consultato il 28 novembre 2011.
    «Stavi lavorando come art director in una piccola agenzia pubblicitaria quando hai deciso di provare la fotografia»
  6. ^ Joel Meyerowitz, su IIPA - International Institute of Photographic Arts, iipa.org. URL consultato l'8 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2013).
  7. ^ Robert Koch Gallery - Exhibition Detail - Joel Meyerowitz, su artslant.com. URL consultato il 1º dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2018).
    «Il suo primo libro, Cape Light, è considerato un classico lavoro di fotografia a colori»
  8. ^ Neil Harris Joel Meyerowitz: Ground Zero, Then and Now Archiviato il 26 dicembre 2014 in Internet Archive., Time, 10 September 2011
  9. ^ Sarah Coleman, Picturing Ground Zero, su pdnonline.com, Photo District News, n.d.. URL consultato il 16 ottobre 2007 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2008).
  10. ^ Badger, Gerry Parr, Martin, The Photobook: A History Volume III, London, Phaidon, 2014, p. 205, ISBN 978-0-7148-6677-2.
  11. ^ Leica M10 Launch Event, su youtube.com. URL consultato il 18 gennaio 2017.
  12. ^ About, su Joel Meyerowitz. URL consultato il 28 aprile 2018.
  13. ^ Joel Meyerowitz, su International Center of Photography. URL consultato il 28 aprile 2018.
  14. ^ Stuart Jeffries, Photography legend Joel Meyerowitz: phones killed the sexiness of the street, The Guardian, 7 marzo 2018. URL consultato il 28 aprile 2018.
  15. ^ Cape Light: Photographs by Joel Meyerowitz, su aperture.org, Aperture Foundation. URL consultato il 29 ottobre 2015.
  16. ^ a b Suzanne Muchnic, "Joel Meyerowitz, the laid-back lensman", Los Angeles Times, July 21, 1985. Accessed 2011-12-21.
  17. ^ a b Joel Meyerowitz HonFRPS, Centenary Medal Winner 2012, su rps.org, Royal Photographic Society, 10 ottobre 2012. URL consultato il 1º luglio 2014 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2014).
  18. ^ "Die Sieger 2006/2007 Archiviato il 10 novembre 2010 in Internet Archive.", Sito web Deutscher Fotobuchpreis. Accessed 2011-12-21.
  19. ^ http://www.howardgreenberg.com/exhibitions/joel-meyerowitz-50-years-of-photographs-part-i-1962-1977
  20. ^ http://www.howardgreenberg.com/exhibitions/joel-meyerowitz-50-years-of-photographs-part-ii-1976-2012
  21. ^ Copia archiviata, su iks-medienarchiv.de. URL consultato il 2 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2017).
  22. ^ Copia archiviata, su kunsthauswien.com. URL consultato il 2 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2017).
  23. ^ http://www.icp.org/browse/archive/constituents/joel-meyerowitz?all/all/all/all/0
  24. ^ Copia archiviata, su mocp.org. URL consultato il 2 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2016).
  25. ^ http://www.moma.org//collection/artists/3957?locale=en
  26. ^ http://wallachprintsandphotos.nypl.org/catalog?utf8=%E2%9C%93&q=Joel+Meyerowitz&search_field=all_fields&commit=search

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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