Isodaite

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Isodaite (in greco antico: Ἰσοδαίτης?, Isodáites, "colei che distribuisce parti uguali"[1]) era, secondo la definizione di Arpocrazione, un "daimon" di origine non greca (si suppone frigia o trace[2]) "in onore della quale le donne di bassa estrazione, in particolare quelle che non eccellevano in virtù, compivano riti misterici".[3] Esichio, invece, afferma che "secondo alcuni è [un nome di] Plutone, secondo altri è un figlio di Plutone".[4]

Il nome Isodaite è attestato anche come epiteto di Dioniso[5] (in particolare del Dioniso Zagreo trace[6]) quindi è possibile che in realtà Isodaite non fosse una vera e propria divinità a sé stante, ma un particolare culto di Dioniso con alcune caratteristiche accentuate rispetto ad altre: una di queste caratteristiche potrebbe essere la promiscuità dei tiasi, scandalosa per la morale dell'epoca.[1]

Negli anni 340 a.C. o poco dopo, a seconda delle ipotesi, l'etera Frine fu processata ad Atene coll'accusa di empietà (in greco antico: ἀσέβεια?, asébeia): tra i capi d'accusa c'era, secondo un trattato anonimo intitolato Τέχνη τοῦ πολιτικοῦ λόγου (I, 390 Spengel = Anonymus Seguerianus 215 = Eutia, fr. 2 Sauppe), l'introduzione di una nuova divinità, identificabile con Isodaite grazie a un frammento (fr. 177 Jensen) della Per Frine di Iperide, colui che durante il processo difese con successo Frine.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Versnel, p. 119.
  2. ^ a b Gherchanoc, p. 203.
  3. ^ Arpocrazione, s.v. Ἰσοδαίτης.
  4. ^ Esichio, s.v. Ἰσοδαίτης.
  5. ^ Plutarco, De E apud Delphos, 389 A.
  6. ^ Baslez.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti secondarie

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]