Isabella Filomarino

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Isabella Filomarino
Contessa consorte di Conversano
Stemma
Stemma
In carica1626-1665
Nome completoIsabella Filomarino della Rocca
NascitaNapoli, 11 gennaio 1600
MorteConversano, 1679
SepolturaMonastero di San Benedetto (Conversano)
DinastiaFilomarino (famiglia)
PadreTommaso Filomarino della Rocca
MadreBeatrice de Guevara
ConiugeGiangirolamo II Acquaviva d'Aragona
FigliCosimo, Giulio, Caterina, Anna, Tommaso
ReligioneCattolicesimo

Isabella Filomarino (Napoli, 11 gennaio 1600Conversano, 1679) è stata una nobile italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giangirolamo II
Il Castello di Conversano, residenza principale della contessa e di Giangirolamo II
Il castello di Marchione

Consorte del conte di Conversano Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona che sposò a Napoli il 4 aprile del 1622, era l'unica figlia, in vita, del principe di Roccadaspide Tommaso Filomarino, appartenente a una delle più influenti casate partenopee, e di Beatrice de Guevara, di origine spagnola.[1]

La giovane Isabella formò la sua personalità negli ambienti di corte dove poté coltivare la passione per il teatro - assistendo alle rappresentazioni - e la lettura di interessanti opere letterarie. Conobbe personalmente Torquato Tasso.[2]

Baronessa di Castellabate, divenne per matrimonio contessa consorte di Conversano, duchessa di Noci e di Nardò, contessa di San Flaviano e di Castellana. Dopo la morte del marito, detto il Guercio delle Puglie, resse con grande energia il feudo in nome del nipote Giangirolamo III (suo figlio Cosimo era morto nel 1665 come il padre), che aveva già amministrato dal 1649 durante la prigionia a Madrid di Giangirolamo.[3]

Interessata all'educazione delle ragazze aristocratiche e della borghesia conversanese donò, per tale destinazione, il convento e la chiesa di San Giuseppe alle monache domenicane.[4]

La contessa si distinse, altresì, per la protezione che concesse, insieme al coniuge, a valenti pittori, tra cui Artemisia Gentileschi e Paolo Finoglio. Questi (morto a Conversano nel 1645), in particolare, ebbe l'incarico, nel 1634, di realizzare una serie di dipinti sul tema della Gerusalemme liberata, per celebrare le imprese del conte e il prestigio raggiunto dalla contea. Predispose, infatti, nel castello di Conversano, una piccola ma prestigiosa corte che richiamò artisti e nobili del regno di Napoli. La suddetta residenza era la sede ufficiale dei conti che dimoravano anche, durante l'estate, nella palazzina di caccia di Marchione e nel palazzetto di Alberobello. Isabella e Giangirolamo, invero, decisero di sviluppare questo borgo con la costruzione, per i contadini, dei famosi trulli.[5]

La contessa fece costruire, nel 1652, a Conversano la chiesa del Carmine e istituì il culto dei Santi Cosma e Damiano, tuttora assai sentito, che avrebbero guarito da una grave malattia l'erede Cosimo.[6] Durante le lunghe assenze del marito (prigioniero del re di Spagna per reati tributari: la moglie cercò di aiutarlo vendendo parte della sua ricca collezione di gioielli)[7] dimostrò di sapere governare la contea con fermezza e con modi "autoritari", tanto da essere considerata donna di sommo avvedimento e valore[8]. Non dimenticò, inoltre, i ricchi beni ereditati nel 1630 alla morte del padre, gestendoli con oculatezza. Prima del matrimonio Isabella aveva soggiornato nel palazzo Filomarino di Napoli e nel castello di Roccadaspide.[9]

Gli storici Francesco Capecelatro e Pietro Gioia, altresì, definirono la contessa "l'Aspide di Puglia" (e non si riferivano soltanto al suo castello di famiglia), imperiosa e sanguinaria non meno del conte suo marito, di indole truce e altera, dotata di ambiguo temperamento.[10]

Nel 1665 deceduti Giangirolamo II (la cui salma fece trasportare dalla Spagna a Conversano) e, in un duello dopo avere governato soltanto per dieci giorni, il primogenito Cosimo (ebbe altri quattro figli), la contessa mise da parte la nuora Caterina Di Capua della Riccia e assunse la reggenza (che di fatto durerà per tutta la sua vita) in nome del nipote Giangirolamo III, coniugato con Aurora Sanseverino di Bisignano, a cui nel 1680 succedette il fratello minore Giulio III, la cui moglie era Dorotea Acquaviva d'Atri. La discendenza diretta di Isabella e Giangirolamo II si estinguerà nel 1972 con la scomparsa della duchessa Giulia.[11]

Isabella Filomarino morì nel 1679 a 79 anni e fu sepolta nella cappella del Rosario del convento di San Benedetto presso le tombe del consorte e del figlio. Il monastero era guidato dalla badessa mitrata, detentrice del potere temporale sul clero e del privilegio del baciamano: di solito faceva parte della famiglia Acquaviva e la contessa era in ottimi rapporti con lei.[12]

Lo stemma della famiglia Filomarino, in cui emerse la figura del cardinale di Napoli Ascanio, zio di Isabella, era di verde a tre bande di rosso filettate d'argento.[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Demola, p. 78
  2. ^ Bolognini, p. 88
  3. ^ Bolognini, p. 84
  4. ^ Demola, p. 82
  5. ^ Galiano, pp. 34-36
  6. ^ Demola, p. 90
  7. ^ Bolognini, p. 90
  8. ^ Demola, p. 81
  9. ^ Bolognini, p. 86
  10. ^ Galiano, p. 132
  11. ^ Lavarra, p. 143
  12. ^ Galiano, p. 130
  13. ^ Lavarra, p. 28

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Bolognini, Storia di Conversano, ed. Canfora, Bari, 1935
  • Antonella Demola, Il Guercio di Puglia, ed. Istituto Italiano di Cultura, Napoli, 2004
  • Angelo Galiano, Il Guercio delle Puglie, ed. Mursia, Milano, 1967
  • Caterina Lavarra (a cura di), La linea Acquaviva, ed. Congedo, Galatina, 2005

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Contessa consorte di Conversano Successore
Caterina Acquaviva 1626 - 1665 Caterina Di Capua della Riccia