Grande maniera

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Raffaello, Cacciata di Eliodoro dal tempio, Musei Vaticani, 1512. L'originale grande maniera.
Jane, Countess of Harrington di Joshua Reynolds, 1778, la grande maniera trasferita al ritratto.

Il termine grande maniera si riferisce ad uno stile estetico idealizzato derivato dall'arte classica e l'"arte classica" moderna del Rinascimento, chiamata da Vasari "Maniera moderna". Nel XVIII secolo, gli artisti e gli intenditori britannici usarono il termine per descrivere quadri che incorporavano metafore visive al fine di suggerire nobili qualità. Fu Sir Joshua Reynolds che diede valore al termine attraverso il suo Discourses on Art, una serie di conferenze presentate alla Royal Academy (1769-1790), in cui sosteneva che i pittori avrebbero dovuto percepire i loro soggetti attraverso la generalizzazione e l'idealizzazione, piuttosto che con l'attenta copia della natura. Reynolds non usa mai in realtà la frase, riferendosi invece a great style o grand style, riferendosi alla pittura storica:

(EN)

«How much the great style exacts from its professors to conceive and represent their subjects in a poetical manner, not confined to mere matter of fact, may be seen in the cartoons of Raffaelle. In all the pictures in which the painter has represented the apostles, he has drawn them with great nobleness; he has given them as much dignity as the human figure is capable of receiving yet we are expressly told in Scripture they had no such respectable appearance; and of St. Paul in particular, we are told by himself, that his bodily presence was mean. Alexander the Great is said to have been of a low stature: a painter ought not so to represent him. Agesilaus was low, lame, and of a mean appearance. None of these defects ought to appear in a piece of which he is the hero. In conformity to custom, I call this part of the art history painting; it ought to be called poetical, as in reality it is.»

(IT)

«Quanto esige il grande stile dai suoi professori per concepire e rappresentare i loro soggetti in maniera poetica, non limitandosi al mero dato di fatto, come si può vedere negli arazzi di Raffaello. In tutti i dipinti in cui il pittore ha rappresentato gli apostoli, li ha disegnati con grande nobiltà; egli ha dato loro tutta la dignità che la figura umana è in grado di ricevere anche se dalle Scritture sappiamo che non avevano tale aspetto rispettabile; e di San Paolo, in particolare, ci viene detto da lui stesso, che la sua presenza fisica era media. Alessandro Magno si dice che fosse di bassa statura: ma un pittore non dovrebbe rappresentarlo così. Agesilao era basso, zoppo e di aspetto medio. Nessuno di questi difetti dovrebbero apparire in un dipinto di cui è il protagonista. In conformità a quanto sopra, io chiamo questa parte dell'arte pittura storica; essa dovrebbe essere chiamata poetica, come in realtà è.»

In origine applicato alla pittura storica, considerata al più alto grado della gerarchia dei generi, la grande maniera venne poi applicata anche alla ritrattistica, con il soggetto raffigurato a grandezza naturale e in figura intera, in un ambiente che veicolata la nobiltà e lo stato d'élite dello stesso. Le metafore portarono all'introduzione dell'architettura classica, che significava al coltivazione della raffinatezza, e degli sfondi pastorali, che davano un carattere virtuoso di sincerità senza pretese e incontaminato dal possesso di grandi ricchezze e possedimenti.

Se la scultura romana e la pittura rinascimentale utilizzavano i gesti per indicare il genere, fu la ritrattistica di corte di Pieter Paul Rubens e Anthony van Dyck che venne ad esemplificare lo stile del ritratto urbano praticato da Reynolds, Thomas Gainsborough e Pompeo Batoni, e poi, nel XIX e XX secolo, da Sir Thomas Lawrence, John Singer Sargent e Augustus John. Alla fine del XIX secolo, venne adottata la retorica della grande maniera non solo dai nuovi ricchi, ma anche dagli ambiziosi soggetti della classe media. Soprattutto quando ostentata nella presentazione, tipicamente in opere a tutta figura, era indicato come ritratto spavaldo.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Reynold's Discourses, su Gutenberg.org. URL consultato il 2 luglio 2022.
  2. ^ (EN) John Singer Sargent and the Swagger Portrait, su Tate.org.uk. URL consultato il 2 luglio 2022.

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