Giovanni Bellocchio

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Giovanni Bellocchio
NascitaAlessandria, 26 dicembre 1908
MorteParidera de Arriba, 24 settembre 1937
Cause della mortecaduto in combattimento
Luogo di sepolturaSacrario militare italiano di Saragozza
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Corpo Truppe Volontarie
Anni di servizio1883-1916
GradoSergente
GuerreGuerra di Spagna
Comandante di4º Reggimento alpini
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Modena
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere[1]
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Giovanni Bellocchio (Alessandria, 26 dicembre 1908Paridera de Arriba, 24 settembre 1937) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante il corso della guerra di Spagna.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Alessandria il 26 dicembre 1908,[2] figlio di Agostino e Francesco Bigotti.[3] Rinunciò al beneficio della ferma breve per arruolarsi nel Regio Esercito nel maggio 1928,[1] in qualità di musicante nella banda presidiarla del II Corpo d'armata in Alessandria.[1] Promosso caporale musicante e divenuto capofanfara,[4] nel luglio 1929 transita in servizio presso il 4º Reggimento alpini col grado di sergente trombettiere.[5] Andato in congedo nel luglio 1930, si arruolò nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale. Con lo scoppio della guerra civile spagnola, quale volontario, viene mandato in Spagna con il grado di primo caposquadra. Sbarcato a Cadice il 5 gennaio 1937, è assegnato al I Battaglione del 2º Reggimento della Brigata mista "Frecce Azzurre". Cade in combattimento a Paridera de Arriba, sulla trincea appena conquistata dai suoi soldati, il 24 settembre 1937.[4] Il suo corpo fu tumulato nel Sacrario militare italiano di Saragozza.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Vicecomandante di plotone arditi in seguito a morte dell'ufficiale, assumeva, sebbene egli stesso ferito ad una gamba, il comando del plotone incitando i suoi uomini a vendicare il comandante e guidandoli all'attacco. Colpito a morte a pochi passi dall'obiettivo, ricusava ogni soccorso incitando i dipendenti ad ultimare l'azione e pregandoli di salutare gli ufficiali del battaglione. Spirava serenamente volto alla ormai conquistata trincea. Paridera de Arriba, 24 settembre 1937.[6]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-2-2.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'Oro al Valor Militare. Vol.1, Roma, Tipografia regionale, 1965.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]