Giorgio Compiani

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Giorgio Compiani
NascitaParma, 15 ottobre 1915
MorteCielo del Mediterraneo, 14 giugno 1942
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
CorpoAviazione Legionaria
SpecialitàBombardamento
Aerosiluranti
Reparto253ª Squadriglia, 104º Gruppo, 46º Stormo
Anni di servizio1936-1942
GradoSergente maggiore
GuerreGuerra di Spagna
Seconda guerra mondiale
BattaglieBattaglia di mezzo giugno
Decorazionivedi qui
dati tratti da Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare [1]
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Giorgio Compiani (Parma, 15 ottobre 1915Cielo del Mediterraneo, 14 giugno 1942) è stato un militare e aviatore italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Parma il 15 ottobre 1915,[2] e dopo aver compiuto gli studi magistrali a Reggio Emilia,[3] nel febbraio 1936 si arruolò nella Regia Aeronautica con il grado di Allievo sergente pilota. Entrato in servizio presso il 21º Stormo di stanza all'Aeroporto di Padova, fu promosso sergente nel novembre successivo, e nel gennaio 1937 partì volontario[3] per combattere nella guerra civile spagnola.[2] Rientrò in Patria l'anno successivo entrando in servizio nel 19º Stormo Bombardamento Terrestre per essere quindi congedato il 17 marzo 1938. Ritornò in servizio attivo, dietro esplicita domanda, nel gennaio 1939. Nel giugno 1940 fu assegnato alla Scuola Bombardamento, e dopo la promozione a sergente maggiore, a partire dal settembre 1941 frequentò la Scuola di pilotaggio per aerosiluranti. In seguito fu assegnato alla 252ª Squadriglia del 46º Stormo, partendo per la Libia nel dicembre dello stesso anno. Rientrato in Italia a causa di un'ulcera duodenale,[4] fu assegnato all’aeroporto di Pisa, ma rifiutò di farsi ricoverare in ospedale, e fingendo di essersi ristabilito rientrava al suo reparto, la 253ª Squadriglia, 104º Gruppo, 46º Stormo.[4] La mattina del 14 giugno 1942[4] decollò con il suo Savoia-Marchetti S.79 Sparviero ai cui comandi vi era il tenente Mario Ingrellini. I due erano decisi[N 1] a colpire la portaerei Eagle[5] con il proprio[N 2] siluro in dotazione al velivolo.

Insieme ad altri 31 aerosiluranti e 18 bombardieri decollati dalla Sardegna,[6] il 14 giugno gli aerei italiani attaccarono il convoglio Harpoon, affondando il piroscafo Taninbar e danneggiando gravemente l’incrociatore leggero Liverpool.[5] L’aereo di Ingrellini e Compiani attaccò la portaerei Eagle, lanciando il proprio siluro da una distanza si 366 m e ad una quota di 36 m. Hopo il lancio dell’arma l'S.79 si mise su una rotta di scampo,[5] ma fu colpito dal fuoco antiaereo della Eagle, coadiuvato da quello del cacciatorpediniere Icarus,[5] e si incendiò precipitando in mare con la morte di tutto l’equipaggio.[5] Sia lui che Ingrellini vennero decorati[5] dapprima con la Medaglia d'argento al valor militare alla memoria, successivamente trasformata in Medaglia d'oro,[1] mentre gli altri membri dell’equipaggio[N 3] ricevettero quella d'argento.[5]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capo equipaggio di aerosilurante rifiutava il ricovero in ospedale e, benché sofferente per grave malattia, chiedeva di partecipare ad un'azione particolarmente rischiosa contro un convoglio nemico potentemente scortato. Prima di partire lasciava uno scritto al proprio comandante affermando che non avrebbe lasciato il cielo della battaglia se non dopo aver colpito la nave portaerei segnalata. Avvistata la formazione navale nemica si portava all’attacco dell’obbiettivo prescelto e non desisteva pur in mezzo al violento fuoco delle armi contraerei delle navi e di quelle degli apparecchi da caccia nemici. Sganciato il siluro contro la portaerei da distanza ravvicinata e colpitala gravemente, ormai certo che il proprio mezzo non gli avrebbe consentito di tornare alla base perché seriamente danneggiato, si lanciava contro la fiancata di altra unità da guerra nemica in un ultimo sublime olocausto. Cielo del Mediterraneo, 14 giugno 1942.[1]»
— Decreto Luogotenenziale 30 dicembre 1947.[7]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota di velivolo aerosilurante, abilissimo, benché sofferente chiedeva ed otteneva di prendere parte all’attacco contro un convoglio nemico scortato da due portaerei e da numerose unità da guerra. Già predisposto al supremo sacrificio dichiarava di non voler tornare alla base di partenza senza prima aver colpito una portaerei. Animava del suo stesso entusiasmo il proprio equipaggio che diveniva, così ad opera sua, un mirabile strumento di vittoria. Durante l’azione, attaccato da vari caccia nemici, con il velivolo già gravemente danneggiato si lanciava decisamente contro una portaerei riuscendo a colpirla a breve distanza. Sopraffatto dalla reazione contraerea che non valse a fermare la sua estrema decisione spariva nella battaglia che la sua giovane ed eroica esistenza aveva chiesto come suprema prova del suo amor di Patria. Cielo del mediterraneo 14 giugno 1942
— Regio Decreto 1 marzo 1943[8]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Prima di decollare Compiani lasciò al suo comandante di reparto, ai suoi commilitoni ed ai propri genitori, alcune lettere in cui, oltre a riaffermare il proprio amore per la Patria, dichiarava che sarebbe rientrato alla base solo dopo aver colpito con un siluro il fianco della portaerei avversaria.
  2. ^ Per dare risalto alle sue parole scrisse il nome della nave nemica sul grasso che ricopriva la testa di guerra del siluro.
  3. ^ Si trattava del 1º aviere armiere Ido Valentini, e degli avieri scelti motorista Francesco Pirro, e marconista Giuseppe Bazzicchi.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica 1969, p. 155.
  2. ^ a b Mattioli 2014, p. 48.
  3. ^ a b Mattioli 2013, p. 30.
  4. ^ a b c Mattioli 2013, p. 31.
  5. ^ a b c d e f g Mattioli 2014, p. 49.
  6. ^ Mattioli 2013, p. 32.
  7. ^ Bollettino Ufficiale 1948, disp.6, p. 341, e Bollettino 1959, suppl. 7, p. 263.
  8. ^ Bollettino Ufficiale 1943, disp.5, p. 246, e disp. 19, p. 1182.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • I reparti dell'Aeronautica Militare, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1977.
  • (EN) Marco Mattioli, Savoia-Marchetti S.79 Sparviero. Torpedo Bomber-Units, Botley, Osprey Publishing Company, 2014.
  • Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
  • Franco Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Marco Mattioli, Volontà di vittoria, in Aerei nella storia, n. 89, Parma, West-Ward Edizioni, aprile-maggio 2013, pp. 30-33, ISSN 1591-1071 (WC · ACNP).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]