Giacomo Cocco (arcivescovo)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giacomo Cocco
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiArcivescovo di Corfù
 
Nato1490 ca. a Venezia
Nominato arcivescovo20 novembre 1528
Deceduto1565 a Roma
 

Giacomo Cocco (noto anche come Cauco, Cocho o Coco) (Venezia, 1490 circa – Roma, 1565) è stato un arcivescovo cattolico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Membro di una nobile famiglia veneziana, tra quelle patrizie al momento della serrata del Maggior Consiglio del 1297, nacque a Venezia verso il 1490 da Antonio e da Cecilia Giustiniani. Fu avviato fin da adolescente alla carriera ecclesiastica, riuscendo ad avere già nel 1505 la carica di arciprete con i relativi benefici di Santa Maria di Albaredo nella diocesi di Verona, carica che mantenne per il resto della vita.[1]

Iniziò la sua carriera nella curia romana a partire dal 1519, quando si trasferì a Roma, sotto la protezione del cardinale Giulio de’ Medici (futuro papa Clemente VII) e fu nominato protonotario apostolico. Si trovava ancora a Roma nell'ottobre del 1526, quando la città fu assalita dai Colonna. Dopo questo spiacevole incidente, il Cocco chiedeva al Senato veneto perché intercedesse, tramite l'ambasciatore a Roma, presso il papa per ottenere un risarcimento per i danni subiti.

L'anno successivo il Cocco era ancora a Roma al momento del Sacco, riuscendo a sfuggire dopo aver pagato una taglia e sotto la protezione della marchesa di Mantova, Isabella d'Este, presso la quale si era rifugiato insieme con l'ambasciatore veneto, Domenico Venier.

Il 20 novembre 1528 fu nominato arcivescovo di Corfù da papa Clemente VII, ma si creò una vertenza con il Senato veneto, perché in base alla tradizionale politica giurisdizionalistica della Repubblica di Venezia, aveva assegnato fin dall'anno precedente la stessa sede al primicerio di San Marco, Girolamo Barbarigo. La disputa si protrasse per ben cinque anni, e il Cocco riuscì a trovare anche ebbe in Venezia stessa un alleato in Gasparo Contarini, ambasciatore veneto a Roma, che nell'aprile del 1530 lo elogiava apertamente in Senato:

«dicendo, questo protonotario Coco è degno prelato, nostro zentilhomo et cubiculario del papa, dal qual in questa soa legation lui ha auto da esso molti boni avisi...[2]»

Risolta la disputa a favore del Coco solo il 12 luglio 1533, l'arcivescovo riuscì lo stesso anno a prendere possesso della diocesi, compiendo lo stesso anno una breve visita; che probabilmente fu anche l'unica, perché il Cocco non risiedette mai a Corfù e non sono neanche documentate sue attività, anzi nel 1546 lo stesso Cocco cercò invano di ottenere la diocesi di Ceneda rimasta vacante.

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gilio Baschirotto, Albaredo: pagine di storia civile ed ecclesiastica, Edizioni di vita veronese, 1964, p. 252.
  2. ^ Sanuto, Diarii, vol. LIII, col. 126

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN210018801 · WorldCat Identities (ENviaf-210018801