Delitti contro la pubblica amministrazione italiana

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Reato di
Delitti contro la pubblica amministrazione
Fonte Codice penale italiano
Disposizioni artt. 314-360
Procedibilità reati perseguibili d'ufficio
Pena

I delitti contro la pubblica amministrazione italiana sono una categoria di reati previsti dall'ordinamento penale italiano che attentano ai princìpi costituzionali di buon andamento e imparzialità degli organi pubblici e dei loro rappresentanti,[1] così attentando sia al prestigio della cosa pubblica sia al naturale rapporto di fiducia che deve esistere tra il cittadino e lo Stato.[2]

Sono disciplinati nel titolo II del libro II del codice penale italiano, suddivisi in due sottocategorie a seconda di chi sia l'autore del reato: il pubblico ufficiale interno alla pubblica amministrazione (reato proprio) oppure dal cittadino privato esterno a danno della pubblica amministrazione (reato comune).

Introdotta in epoca fascista dal codice Rocco per rafforzare l'autorità dello Stato, la disciplina del delitti contro la pubblica amministrazione è stata profondamente e più volte modificata negli anni 1990, nel periodo storico legato agli scandali di tangentopoli negli anni 1990.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I reati contro la pubblica amministrazione formano un ambito di particolare delicatezza, soprattutto per quanto riguarda i delitti dei pubblici ufficiali. Le numerose figure previste dal codice penale in tale capo del titolo II tutelano il buon andamento e l'imparzialità della Pubblica Amministrazione, punendo le condotte dei pubblici ufficiali (e, per talune ipotesi, anche dei privati) che privilegino il tornaconto personale all'interesse pubblico affidato alle loro mansioni.

Si tratta di reati storicamente presenti nelle legislazioni penalistiche, che però hanno ingenerato grande interesse negli ultimi decenni, sia per la metamorfosi qualitativa e quantitativa del fenomeno, sia per la crescente attenzione da parte dell'opinione pubblica, soprattutto a partire dalla cosiddetta "Tangentopoli".

Il legislatore ha così ripetutamente messo mano alle principali figure delittuose afferenti a quest'ambito, dapprima con la legge n. 86 del 26 aprile 1990 e poi con ulteriori e recenti riforme, tra cui la legge n. 190 del 6 novembre 2012 (c.d. "legge Severino") e la legge n. 69 del 27 maggio 2015. L’ambito è stato interessato anche da un ampliamento della tutela penalistica anche ai rapporti con le istituzioni comunitarie e con gli altri Paesi membri dell'Unione Europea, sino all'introduzione di nuove ed autonome figure di reato. Recentemente, la legge 9 gennaio 2019 n. 3 (c.d. legge "Spazzacorrotti") ha apportato significative modifiche ai delitti contro la Pubblica Amministrazione, inasprendo le sanzioni ed il trattamento penitenziario successivo alla condanna definitiva. Da ultimo, il legislatore ha approvato il decreto attuativo della Direttiva PIF, con cui è stata modificata la disciplina di alcuni reati contro la P.A. al fine di tutelare gli interessi finanziari dell'Unione Europea.

Tipologia[modifica | modifica wikitesto]

Delitti dei privati[modifica | modifica wikitesto]

Delitti dei pubblici ufficiali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ cfr. articolo 97 della Costituzione italiana
  2. ^ I delitti contro la Pubblica Amministrazione (PDF), in 145 Ispettori Superiori Polizia di Stato, Edizioni Simone, 2013, pp. 87-104, ISBN 9788824438933.
  3. ^ Adelmo Manna, Reati contro la pubblica amministrazione, in Diritto on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012. URL consultato il 12 settembre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Stefano Fiore e Giuseppe Amarelli (a cura di), I delitti dei Pubblici Ufficiali contro la Pubblica Amministrazione, 2ª ed., Torino, UTET Giuridica - Wolters Kluwer, 2021, ISBN 9788859823964.

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