Codex Vaticanus Graecus 64

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Il Codex Vaticanus Graecus 64 è un manoscritto medievale in lingua greca vergato su pergamena, conservato alla Biblioteca apostolica vaticana di Roma.

Contenuto e redazione[modifica | modifica wikitesto]

Il codice membranaceo si compone di 289 fogli delle dimensioni di 318 per 205 mm. La copiatura del manoscritto è avvenuta a Salonicco, all'incirca nel 1269/1270.

Il codice contiene una silloge di 35 epistole, conosciuta come Lettere di Socrate, datate al II o III secolo, opera di vari autori.

Il libro è appartenuto, nel XV secolo, al cardinale Isidoro di Kiev il cui intervento di propria mano è riconoscibile nei ff. 283v e 284r, in cui integra il testo lacunoso di Filostrato[Quale?][1].

Lettere di Socrate[modifica | modifica wikitesto]

Le cosiddette Lettere di Socrate furono pubblicate per la prima volta nel 1637 da Leone Allacci, con il testo greco affiancato da una traduzione latina e fatto seguire da un commento, con il titolo di Socratis Antisthenis et aliorum Socraticorum epistolae, edito a Parigi dalla tipografia Trois Cigognes dello stampatore Sébastien Cramoisy di Rue Saint-Jacques[2]. La traduzione escludeva tre lettere, dal testo molto corrotto, che erano riportate, nel solo formato originale, in una sorta di appendice al volume.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (DE) Herbert Hunger, Recensio ad Turyn, Codices Graeci Vaticani Saeculis XIII et XIV Scripti Annorumque Notis Instructi, Città del Vaticano 1964, in Byzantinische Zeitschrift, n. 58, p. 374.
  2. ^ (GRCLA) Leone Allacci, Socratis Antisthenis et aliorum Socraticorum epistolae. Leo Allatius hactenus non editas primus Graece vulgavit, Latine vertit, notas adiecit, dialogum "de scriptis Socratis” praefixit, Parisis, sumptibus Sebastiani Cramoisy, typographi regii, via Iacobaea, sub Ciconiis, M.DC.XXXVII.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DE) Johannes Sykutris, Die handschriftliche Überlieferung der Sokratikerbriefe, in Philologische Wochenschrift, n. 48, 1928, pp. 1284–1295.